Da quando siamo tornati da Las Vegas, una decina di giorni fa ormai, Clarissa è praticamente agli arresti domiciliari. I suoi genitori sono terrorizzati dall'idea di un'altra fuga, così ha solo il permesso di uscire per andare a scuola, poi deve tornare dritta a casa... E sempre scortata da me o da uno dei suoi amici.
Io, al contrario, credo che non ci proverà più: è troppo pentita per aver messo Liam ancora più in pericolo per tentare di nuovo una fuga. Ma, per non rischiare, io e Cole passiamo lo stesso la notte a turno a sorvegliarla.
La osservo mentre, seduta accanto a me in mensa durante la pausa pranzo, chiacchiera con Kate che cerca di tirarle su il morale come può. Nessuno nomina Liam in sua presenza. Ma non basta per scacciare quell'ombra dal suo viso che non l'abbandona mai.
Si sforza di sembrare serena davanti agli altri, ma è una maschera difficile da tenere tutto il tempo... Purtroppo, ogni giorno di più, ogni giorno che passa senza notizie da parte di Liam, vedo la speranza spegnersi e vedo spegnersi anche lei stessa.
Mentre Kate viene distratta da Mark, do un colpetto col gomito a Clarissa che si volta a guardarmi con espressione indifferente.
«Che ne dici se finita scuola passiamo a trovare gli zii di Liam per sapere se hanno qualche notizia?» le sussurro. I suoi occhi si ravvivano appena.
«Davvero?» chiede speranzosa.
«Certo» confermo con un'alzata di spalle. Mi sorride riconoscente e prende finalmente un morso della pizza che non aveva ancora toccato. Non so se sia una buona idea o se peggiorerà le cose... ma è evidente che far finta che il problema non esista, non sia la soluzione giusta.
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«Mi spiace, speravo che avessero notizie migliori» ammetto a malincuore mentre risaliamo sulla mia auto dopo essere usciti da casa di Liam, nel tardo pomeriggio.
«Lo speravo anch'io... Non ci credo che non permettano nemmeno a loro di parlargli!» esclama allacciandosi la cintura, frustrata.
«Però i servizi sociali riferiscono che sta bene». L'occhiata indignata che mi lancia mi zittisce prima che possa aggiungere altro.
«Non ci crederai davvero? Senza dubbio suo padre deve essersi comprato chissà quanta gente all'interno!».
Le prendo la mano e l'appoggio sul cambio mentre metto in moto, lei cerca di sfilarla ma glielo impedisco.
«Troveremo un modo per riportarlo a casa»
«Certo... in una bara che finirà accanto a sua madre» replica caustica, riuscendo a sfilare la mano da sotto la mia. Incrocia le braccia al petto e si mette a fissare fuori dal suo finestrino.
Questa affermazione e la freddezza nella sua voce mi preoccupano. Non è da lei... Si sta arrendendo. E, se davvero succedesse qualcosa di brutto a Liam, non so come la prenderebbe. Ho paura che il senso di colpa per non essere riuscita a salvarlo la ucciderebbe.
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Il mattino seguente mi presento a casa di Clarissa con una sorpresa per lei, nel tentativo di risollevarle il morale e distrarla. È ancora presto, ma sono certo che anche se è sabato sia già sveglia. Invece di entrare in casa con la copia di chiavi che mi ha dato sua madre, le mando un messaggio: "Scendi".
Dopo pochi istanti la finestra di camera sua si apre e Clarissa si affaccia. «Che c'è?» chiede con voce stanca.
«Scendi, dai!» le chiedo con un sorriso. Alzando gli occhi al cielo, chiude la finestra e dopo un paio di minuti compare sotto il porticato dove l'aspetto.
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Tienimi nel cuore
RomanceEccola. Finalmente. Di nuovo così vicini... eppure così distanti. Divisi da un muro creato dalle nostre stesse incomprensioni, dai nostri errori. Una barriera fatta di bugie, lacrime e fiducia persa. Forse per sempre. Eppure, nonostante tutto il mal...