Vengo svegliato dalla porta d'ingresso che sbatte senza troppa delicatezza. Sbuffando, mi alzo a sedere sul divano e vedo Patrick e Patty entrare in cucina.
«Buongiorno, Principessa!» esclama Patrick pieno della sua solita energia. Mi giro immediatamente verso il corridoio ma di Clarissa non c'è traccia...
«Ah-ah, davvero divertente...» sbuffo intuendo che stava in realtà salutando me.
Mi alzo stiracchiandomi e li raggiungo al bancone della cucina attirato dal profumo di caffè. Patty sta sistemando tutti i bicchieri d'asporto e una scatola enorme di ciambelle colorate.
Come attirati dal profumo della colazione, uno alla volta, escono tutti dalle proprie stanze. Prendiamo tutti posto intorno al bancone, sorseggiando i caffè bollenti.
C'è una strana atmosfera nella stanza, un'energia diversa... qualcosa che ci mancava da tanto: l'aria di casa. Non importa se non siamo a El Paso, quando siamo tutti insieme è sempre casa.
Risate e battute si rincorrono per tutta la cucina e posso notare l'immediato cambiamento in Clarissa: le guance arrossate non per la rabbia ma per il divertimento, gli occhi lucidi per le risate invece che per i dispiaceri. Per un attimo sembra tutto giusto, come lo era un tempo.
«Che ne dici di andare giù alla pista? Potrebbe essere una buona idea per riportarla tra noi... Guardala: è già un'altra» mi chiede sottovoce Condor.
«E da quando vuoi il mio parere?» borbotto ancora infastidito per quella storia del video.
«Oh, piantala... tutto è bene quel che finisce bene!» esclama dandomi una manata sulla schiena.
«Forza, andiamo!» esclama allora a voce alta rivolgendosi a tutti.
«Andiamo dove?» chiede Clarissa, leccandosi dalle dita la glassa delle ciambelle. Dio, quanto vorrei essere io a farlo!
«Oggi passiamo la giornata alla pista, tesoro. E tu verrai con noi» la informa Condor in tono perentorio ma facendole l'occhiolino.
Gli occhi di Clarissa allora cercano subito i miei per la prima volta da quando si è svegliata. Sembra quasi cercare rassicurazione o il mio permesso. Mi limito a sorriderle gentilmente, incoraggiandola ad accettare.
La sua espressione perplessa mi fa sorridere ancora di più: devo proprio essere stato un stronzo in passato se un sorriso gentile da parte mia la confonde.
___
Con delle mosse ben poco velate, i nostri amici hanno fatto in modo che io e Clarissa finissimo con il dover fare il tragitto fino all'autodromo in auto da soli.
«È stato carino fare colazione di nuovo tutti insieme questa mattina...» dice Clarissa, cercando di rompere il silenzio quasi imbarazzante tra noi.
«Già» confermo tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
«Sei arrabbiato con me?».
Mi volto un secondo a guardarla, con aria interrogativa. Clarissa volta il capo verso il suo finestrino, distogliendo lo sguardo da me.
«È solo che non mi hai più rivolto parola da ieri sera» confessa a bassa voce.
Ripenso alla conversazione tra lei e Sara che ho origliato: sapere che non mi incolpa di nulla è stato un sollievo ma è così difficile da accettare.
«Ho solo paura di dire qualcosa di sbagliato» ammetto.
Clarissa annuisce appena continuando a fissare fuori dal finestrino, senza aggiungere più una parola.
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Tienimi nel cuore
Storie d'amoreEccola. Finalmente. Di nuovo così vicini... eppure così distanti. Divisi da un muro creato dalle nostre stesse incomprensioni, dai nostri errori. Una barriera fatta di bugie, lacrime e fiducia persa. Forse per sempre. Eppure, nonostante tutto il mal...