Capitolo 13

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Quando finalmente arriviamo all'indirizzo che mi ha comunicato Condor, è quasi mezzanotte. Tra una sosta e l'altra ci è voluta l'intera giornata per arrivare a destinazione. Ma ora sono qui e mi sembra già di sentire la presenza di Clarissa.

Prendo posto nel parcheggio riservato al residence di nuova costruzione e dall'aria lussuosa. Sicuramente non avrei potuto permettermi di alloggiare in un posto del genere senza Condor.

Cole e io scendiamo dall'auto e scarichiamo i nostri bagagli. Cole si stiracchia e sbadiglia; sembra esausto quanto me. Ha voluto guidare lui nelle ultime ore. Io ho cercato di approfittarne per riposare ma non sono riuscito a chiudere occhio.

In silenzio, percorriamo un vialetto circondato da un piccolo giardino ben curato e illuminato fino ad arrivare a delle scale. Saliamo fino al terzo ed ultimo piano e bussiamo alla porta bianca con il numero 3C. Dopo pochi istanti la porta si spalanca e Condor ci accoglie con un sorriso smagliante.

«Eccovi qua! Pensavo non sareste mai arrivati! Se aveste preso il volo privato insieme a me, questa mattina, adesso non avreste quelle facce stravolte...» ci ricorda, facendosi da parte per farci accomodare. Né io né Cole abbiamo la forza i ribattere.

Appena metto piede oltre la soglia riconosco subito lo stile di Condor nell'arredamento... Quanto pensa che rimarremo dato che si è preso la briga di far arredare l'appartamento?

Cole fischia tra i denti mentre si guarda intorno e raggiunge l'enorme divano in pelle nero a ferro di cavallo che riempie l'ampio soggiorno. Nessuno dei miei amici ha mai visto la villa di Condor e quindi non sanno del lusso di cui è circondato ogni giorno.

D'altronde è piuttosto riservato e non permette a molti di avvicinarsi abbastanza per poter farsi un'idea della sua vita. E questo anche per non mettere in pericolo nessuno...

«Avete fame?» chiede Condor accennando alla splendente cucina nera a vista, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

«No, sono solo esausto» gli rispondo stancamente.

«Ok, allora. Le vostre camere sono in fondo al corridoio. Ci vediamo domani mattina, ragazzi» ci saluta, precedendoci e sparendo nella sua stanza. Senza aggiungere una parola, io e Cole facciamo altrettanto, scegliendoci a caso una delle due camere rimaste.

Mi richiudo la porta alle spalle e lascio cadere i borsoni a terra. Dopodiché mi sdraio sul letto, ancora completamente vestito, e chiudo gli occhi.

____

Vengo svegliato dal profumo di bacon e caffè, e lo stomaco comincia subito a brontolare, costringendomi ad alzarmi. Il cellulare mi informa che sono già le dieci passate... Accidenti, dovevo essere proprio esausto.

Quando raggiungo la cucina, trovo Condor seduto al bancone già intento a far colazione e Cole impegnato ai fornelli.

«Ehi, amico, ben svegliato!» mi saluta Condor. Gli faccio un debole cenno assonnato e prendo posto su uno sgabello, ancora mezzo frastornato. Cole mi mette sotto il naso un piatto colmo di uova, bacon e pane tostato che subito mi risveglia un po'.

«Dove hai imparato a cucinare così bene?» gli chiede Condor. Cole scrolla le spalle, continuando a darsi da fare ai fornelli.

«A casa, al ranch, c'è sempre molto da fare e ci si dà una mano tutti. Capita spesso che pensi io a preparare la colazione o la cena... A me non dispiace, mi rilassa» spiega allora.

«Beh, è un bene che tu sia qui allora. E non solo perché altrimenti io e Ethan avremmo dovuto vivere di cibo d'asporto... ma anche perché credo che avrò bisogno di qualcuno che mi dia una mano a tenerlo d'occhio» ridacchia Condor, lanciandomi un'occhiata di sottecchi.

Tienimi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora