Capitolo 2

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Non credo di essere mai stato meno entusiasta di così per un primo giorno di scuola.

Mi ritrovo a ripetere l'ultimo anno a causa dell'espulsione per la faccenda di Bennet. Ma non ho rimpianti per quello che gli ho fatto. L'unico rimpianto è non aver capito prima cosa quell'idiota avesse messo in moto. Le cose ora sarebbero state molto diverse.

«Stai bene?» mi chiede Sara seduta in auto accanto a me.

«Certo, non ti preoccupare» la rassicuro, decidendomi finalmente ad uscire dall'auto. Sarà strano non condividere quest'ultimo anno insieme ai miei amici che si sono tutti diplomati. Ma almeno ho ancora la mia sorellina da tenere d'occhio.

Ci facciamo largo tra gli altri studenti entusiasti e subito occhiate curiose sono su di noi mentre i pettegolezzi sussurrati ci seguono. Ancora si chiacchiera su quanto accaduto con Bennet e l'incidente di Clarissa è sulla bocca di tutti ormai.

«Si prospetta proprio un gran bell'anno...» mormora Sara.

«Non farci caso. Presto troveranno altri argomenti su cui spettegolare»

«Come fai ad essere così calmo? Una volta li avresti presi tutti a pugni. A dire il vero vorrei farlo io stessa in questo preciso momento».

Scrollo le spalle. Non sono calmo, tutt'altro. Ho una rabbia dentro per tutto quello che ho perso che mi corrode ogni giorno di più. Ma il punto è proprio questo: ho perso quello che davvero contava. A cosa servirebbe ora perdere la calma? Non mi riporterebbe la mia Clarissa.

E, detta in tutta sincerità, non ho più la forza per arrabbiarmi, per mettere a tacere le idiozie della gente. Non ne ho più voglia. Non ho più voglia di niente.

_______

Dopo tre giorni di scuola già non ne posso più. Seduto sui gradini del portico di casa, attendo il ritorno di Sara e Josh che sono andati di nuovo a trovare Clarissa in ospedale.

Sono passate quasi due settimane dall'incidente. Ancora non ha ricordato. Vivo nell'angoscia di cosa accadrà appena ricorderà ogni cosa.

Finalmente l'auto di Josh parcheggia nel vialetto accanto a casa nostra. Mia sorella scende con un'espressione tetra dipinta in faccia che mi fa preoccupare. Si siede accanto a me mentre Josh rientra in casa sua, lasciandoci soli.

«Cos'è successo? Sta bene?» le chiedo subito con apprensione. Sara annuisce, con lo sguardo fisso davanti a sé.

«Sì, sta bene. Molto meglio di come l'abbiamo vista la scorsa settimana. La riabilitazione la sta già rimettendo in forze e pare che tra qualche giorno potrebbe tornare a casa» mi rassicura.

«Allora cosa c'è che non va?». Prende un profondo respiro prima di voltarsi a guardarmi negli occhi.

«Non posso più farlo, Ethan. Mi sembra di ingannarla ogni volta che l'andiamo a trovare senza dirle tutta la verità, ogni volta che parliamo al telefono. Non sei l'unico che teme cosa succederà quando ricorderà cos'è successo. L'ho visto come mi ha guardata quando ti ho rivelato del bambino... mi ha odiata in quel momento».

Già, non sono l'unico ad aver perso qualcosa in tutto questo casino.

«Ha chiesto di te oggi. Per la prima volta» aggiunge poi. Stringo forte i pugni e distolgo lo sguardo.

«Cosa le avete detto?»

«Ha chiesto come stavi. Ma sono certa che sotto sotto volesse sapere perché accidenti non ti fossi fatto vivo con lei, nemmeno una telefonata. Era evidente dalla sua faccia quanto la cosa la facesse soffrire...» mi dice con una punta di rimprovero nella voce.

Tienimi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora