Capitolo 55

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I giorni passano senza aver ancora trovato una soluzione per riportare a casa Liam. Condor non fa altro che passare il tempo al telefono chiamando ogni suo contatto che possa essere utile. Ma, a quanto pare, nessuno vuole immischiarsi negli affari di Victor Hayes. Più il tempo passa e più le nostre speranze si affievoliscono.

E Clarissa... beh, non so per quanto se ne starà ancora tranquilla. Ormai la dobbiamo sorvegliare anche di notte, appostandoci sotto casa sua a turno per essere certi che non scappi. Sta perdendo la pazienza.

Questo weekend iniziano anche le vacanze di Natale, il che significa che avrà ancora più tempo per rimuginare su tutta la situazione e che dovremo anche aumentare la sorveglianza. Ovviamente questo comporta il non poter tornare a casa per festeggiare il Natale in famiglia, come avevo invece inizialmente promesso a mia madre.

L'unica cosa che tranquillizza Clarissa sono le chiamate di Liam. Ma anch'io lo sento e, se posso percepire io il tono di resa e stanchezza nella sua voce, sicuramente anche Clarissa l'avrà notato. Liam non riesce più a fingere di stare bene, non voglio nemmeno immaginare l'inferno che sta passando.

Ho parlato con il padre di Clarissa e nemmeno lui ha più la minima influenza: a quanto pare il padre di Liam è riuscito ad accaparrarsi i favori dei servizi sociali che così hanno smesso di seguire il caso. Sono passate neanche due settimane dalla sua partenza e Liam è completamente solo e in balìa di quell'uomo. Pensavamo di avere più tempo... ma ci sbagliavamo di grosso.

Oggi Cole ha accompagnato Clarissa al cimitero a far visita alla tomba della madre di Liam per suo conto nell'anniversario della sua morte. Sono passati già due anni. Ancora ricordo quel giorno, a scuola, quando Clarissa ricevette la telefonata che la informava della morte della madre del suo ex migliore amico a pochi giorni da Natale.

Era davvero sconvolta... e solo ora capisco perché: sapeva perfettamente quanto questo avrebbe rovinato la vita di Liam. Quando Cole è tornato all'appartamento, dopo aver lasciato Clarissa a casa sua dove Kate l'aspettava per il cambio guardia, era piuttosto preoccupato e ci ha messi in guardia: a parere suo le sta frullando qualcosa per la testa.

«Niente da fare. Anche questa telefonata è stata l'ennesimo buco nell'acqua. Ed in più si sta spargendo la voce... dobbiamo essere più cauti» borbotta Condor, riportandomi al presente.

Alzo la testa ed osservo il mio amico camminare nervosamente su e giù per la sua camera da letto, di fronte all'ampia vetrata che dà sulle luci accese della città. Rimango seduto sul bordo del letto, in silenzio, passandomi le mani tra i capelli.

«Non ci credo che non ci sia nulla che possiamo fare» mormoro rassegnato.

«Mi dispiace, amico. Però non è ancora tutto perduto. Ho ancora un paio di assi nella manica» mi dice appoggiandomi una mano sulla spalla e facendomi l'occhiolino.
Qualcuno bussa piano alla porta della stanza e subito Cole entra socchiudendo la porta alle sue spalle.

«C'è qui Clarissa. L'ha accompagnata Mark» ci informa con un'espressione preoccupata. Ci scambiamo un'occhiata tra noi: è strano che si sia presentata qui. Negli ultimi giorni sembra mal sopportare la nostra assillante presenza... quindi perché è venuta di sua spontanea volontà?

Frustrato, mi passo le mani sul viso: «Non aspetterà ancora. Finirà con il combinare un casino. Lo so» borbotto esasperato.

«Lo sai che ti considero come un fratello e quello che sto facendo non lo farei per nessun altro. Ma non possiamo avere fretta. È pericoloso, Ethan» rimarca ancora Condor.

«È pericoloso anche non fare nulla. Non avete visto il suo sguardo oggi. Non promette nulla di buono» ci ricorda allora Cole.

«Ok. Cerchiamo di guadagnare più tempo possibile. Non possiamo fare altro».

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