Mi sono imposto di non cercare più Clarissa né Liam fino a all'inaugurazione dell'autodromo di stasera. Sono passati tre giorni ormai dal falò di domenica e non sto più nella pelle. Esserle così vicino ma doverle restare distante è una tortura.
Ieri è finalmente arrivata in città anche la sua Mustang e adesso si trova chiusa in un box, lontana da occhi indiscreti, in attesa di tornare dalla sua legittima proprietaria. Ma ancora non so se Clarissa sia pronta per questo.
«Sei teso come una corda di violino» mi dice Condor facendo cadere uno scatolone davanti ai miei piedi. Cole si siede allora accanto a me sul divano curiosando all'interno dello scatolone aperto.
«Cos'è questa roba?» chiede tirando fuori una felpa nera con il cappuccio. Sul petto, all'altezza del cuore, è ricamato un uccello stilizzato con delle grandi ali... un condor, deduco subito. Condor pesca dallo scatolone un paio di maschere argentate e ce le lancia.
«Questo è il nostro travestimento per stasera. È pur sempre Halloween!» ci spiega con un largo sorriso, «Inoltre è l'unico modo che abbiamo per avvicinarci abbastanza a Clarissa senza farci riconoscere. Non ancora almeno» aggiunge.
Mi rigiro tra le mani quella maschera cromata, color argento, liscia, del tutto impersonale. Le fessure per gli occhi sono oscurate e una singola linea nera disegna una smorfia amareggiata. Condor batte le mani una volta per attirare di nuovo la nostra attenzione.
«Forza, andate a prepararvi! Dobbiamo arrivare presto alla pista per sistemare le ultime cose prima della grande apertura!». Ci volta le spalle e sparisce fischiettando oltre il corridoio.
Continuo a fissare il punto in cui è scomparso, riflettendo. Si comporta nello stesso modo di sempre... davanti a noi.
Passa le giornate ad organizzare i suoi affari, a controllare che a casa vada tutto bene. Si è gettato a capofitto in questo progetto dell'autodromo e non si è mai fermato un secondo da quando siamo qui.
Ma ci sono dei momenti, di cui non sembra essere conscio, in cui si ferma a fissare il telefono per dei lunghi istanti, per poi rimetterselo in tasca e tornare in se stesso. Sono certo che sia Thaissa la persona che vorrebbe chiamare. E non capisco perché non lo faccia.
Ho provato a chiedergli di lei, ieri, mentre eravamo soli in cucina. Ha abilmente sviato il discorso sul Club, di cui Thaissa si sta occupando, senza accennare a cosa sia successo tra loro.
Vorrei poterlo aiutare come lui sta cercando di aiutare me. E come ha fatto anche in passato. Non è un mistero che mi consideri come un fratellino minore... soprattutto dopo aver perso il suo. Un altro argomento di cui nessuno sa nulla e che anch'io mi guardo bene dal sollevare.
____
È quasi mezzanotte e, a dispetto dell'ottimismo di Condor, non c'è ancora traccia né di Clarissa né dei suoi amici. L'autodromo si è riempito velocemente e mi sento già più a casa in questo ambiente pieno di musica, motori su di giri, l'odore dei gas di scarico.
Facendo un giro nel parcheggio, nascosto dietro l'anonimato della maschera, ho riconosciuto qualche faccia familiare. Non so come Condor li abbia convinti a venire fino in Kansas, ma ormai ho capito che nulla è impossibile per quel ragazzo. Ha un carisma con cui riesce sempre ad ottenere ciò che vuole.
Mi appoggio alla vetrata della cabina di controllo sopraelevata da cui ho una visuale di tutta la pista.
«Lei verrà» cerca di rassicurarmi Cole, alle mie spalle, con la sua voce profonda. Senza voltarmi, per non mostrargli la mia espressione scettica, prendo il telefono e penso se chiamare Liam per sapere cosa stanno facendo, così almeno potrei mettermi il cuore in pace.
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Tienimi nel cuore
RomanceEccola. Finalmente. Di nuovo così vicini... eppure così distanti. Divisi da un muro creato dalle nostre stesse incomprensioni, dai nostri errori. Una barriera fatta di bugie, lacrime e fiducia persa. Forse per sempre. Eppure, nonostante tutto il mal...