Leto aprì gli occhi. Si trovava avvolto nella coperta che la madre gli aveva sistemato addosso e non riusciva a vedere nulla intorno a sé. Allungò le mani, afferrando la lana pesantemente intrecciata e riuscì a tirare il nasino fuori dalla massa calda. Com'era freddo là fuori...
Infilò nuovamente la testa nella coltre e poi sollevò appena la coperta, sbirciò di nuovo all'esterno.
Il sole filtrava all'interno tramite gli spiragli degli scuri che la madre aveva chiuso con attenzione la sera precedente e uno dei suoi raggi colpiva i capelli biondi della sorella che dormiva accanto a lui, donandole riflessi rossicci.
«Mama...» chiamò Leto, strisciando fuori dalla protezione delle coperte e osservando la donna che dormiva accanto a lui e la sorella che aveva la testa rovesciata sulle gambe della donna. «Mama?»
Thymeria si portò la mano sugli occhi e voltò la testa di lato. Leto allungò la manina e colpì la fronte della madre, ma la donna ancora non dava segni di volersi risvegliare.
«Mama... mama...»
I colpettini del piccolo continuavano sulla fronte di Thymeria e la donna cercò di scacciarlo senza riuscire a svegliarsi.
«Uff... mama...»
Leto spostò lo sguardo attorno a sé e si mise in ginocchio, osservando il resto della stanza. Il tavolo era troppo alto per riuscire a vedere cosa si trovasse sopra di questo e la sedia non aveva appigli per riuscire ad arrampicarsi. Non riusciva a vedere da nessuna parte la borsa della madre e non c'erano nemmeno cose con cui giocare. Gli occhi gli brillarono: la porta era lievemente socchiusa.
«Dede...» tentò di nuovo, sporgendosi sopra alla sorella, ma non ebbe nuovamente risposta.
Si alzò in piedi e raggiunse la porta con piccoli passi incerti. Spiò l'esterno e vide l'erba fresca, poi spostò lo sguardo all'interno dove le due stavano ancora dormendo. Si aggrappò con le mani al bordo della porta e cadde a terra, ma quel movimento su sufficiente a far cigolare la porta e aprirla un po' di più.
La porta scricchiolò e spostò lo sguardo verso la madre e la sorella, ma nessuna si era mossa minimamente. Sorrise, s'insinuò all'esterno e gattonò sull'erba umida della mattina. Raggiunse un sasso un po' più grosso degli altri e si appoggiò con tutte le sue forze, riuscendo a sollevarsi in piedi con un ampio sorriso. Le gambette ancora un po' malferme si mossero scompostamente mentre correva verso l'acqua e lanciò uno stridio di gioia quando i piedini s'immersero nel laghetto. Immerse le mani nell'acqua e la lanciò verso il centro del lago, ridendo gioioso.
Il sole era appoggiato sulle vette ad oriente e gli rendeva i capelli ancora più dorati del solito.
«Aua.» sorrise il bambino, battendo i piedini nell'acqua e schizzando i dintorni.
Solo in quel momento il bambino si rese conto di essere completamente nudo e sentire una cosa cosa confusa vicino al pene. Il viso si fece dubbioso e si voltò verso la riva, liberando la vescica sull'erba e guardando con ammirazione quell'arco dorato che usciva da lui.
«Ti ringrazio, piccolo umano.»
Leto si girò di scatto, cadendo seduto nell'acqua. Sollevò lo sguardo e si trovò davanti a sé una donna dai capelli rossi come alcuni vestiti che aveva confezionato la madre e tanta stoffa chiara e leggera attorno al suo corpo. Guardò a destra e a sinistra e cercò di tirarsi indietro con le piccole braccia, ma la donna gli si avvicinò leggera, senza nemmeno increspare l'acqua, e si inginocchiò accanto a lui.
«Non aver paura, piccolo umano, non sono io quella che devi temere.» la voce dolce gli accarezzava le orecchie, rapendo la sua attenzione. «Le fate dell'aria hanno cantato il vostro arrivo e quello di coloro che vi seguono... dovresti avvisare l'umana che è con te che deve affrettarsi.»
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La disfatta di Floris
FantasyÈ guerra. Il re Emolus ha deciso di tentare la conquista del vicino regno, ma le sue forze sono in netta minoranza e ha perso la valle dei Sogni. Questa perdita causerà la coscrizione di tutti gli uomini in grado di imbracciare le armi, tra cui Arys...