Capitolo 22

6 0 0
                                    

I bambini si stavano addormentando sotto al tetto che li stava proteggendo.

Aveva raccolto tutto quello che avevano lasciato i venatores, si era ripulita e ancora il braccio non dava segno di volersi muovere se non un lieve movimento al pollice. Il cammino da allora era stato silenzioso, con i bambini che non avevano detto una parola né posto alcuna domanda su quanto era stato avvenuto.

«Mamma?» Aurora si sollevò appena dal giaciglio in cui si era infilata, appoggiandosi sui gomiti.

«Dimmi, tesoro...» le sussurrò, avvicinandosi a lei e appoggiando la mano sulla testa della bimba.

«Cos'è successo?»

Thymeria sospirò, lanciando un'occhiata al fratellino i cui occhi si stavano chiudendo, e poi tornò con l'attenzione sulla bambina.

«Quando?» le diede un bacio sul testo.

«Con... loro...» rispose lei, abbracciandole le gambe.

«Abbiamo fatto quello che è stato necessario per sopravvivere...» le sussurrò, dandole un bacio sulla testa.

«E... loro?» mormorò, con un mezzo singhiozzo.

«Mi sono dovuta liberare di loro.» rispose, chinandosi per darle un bacio.

«Ma... io...» mormorò lei.

«Hai fatto quello che è stato necessario...» disse, con un sospiro. «non avrei mai dovuto fartelo fare, ma è stato necessario...»

Si tirò la bambina sulle gambe e l'abbracciò. La bambina si accoccolò nelle sue braccia e sentì il braccio sano della mamma stringerla con affetto.

«Ero più grande di te quando è successo la prima volta,» le sussurrò. «se hai bisogno di parlarne sono qui a tua disposizione...»

«Cos'è successo a lui?» chiese Aurora. «A quello che...»

«A quello che hai colpito con una freccia...» sussurrò Thymeria, appoggiando il mento sulla testa della bambina. «sei stata molto precisa.» appoggiò le labbra sulla testa di Aurora. «Dove credi che sia ora?»

«Nelle telle?» chiese Aurora, sollevò lo sguardo al cielo coperto dal soffitto. «Tonnerà?»

Thymeria annuì. «Sì, ha avuto un viaggio molto breve e ora è lassù.» disse, stringendola. «Non ha motivo di tornare indietro perché non ha sofferto.»

Tenne lo sguardo basso su di lei e ripensò a quel giorno. Aveva fatto andare via i bambini e aveva decapitato gli uomini, solo dopo aveva raccolto gli oggetti, riempito la faretra e li aveva portati via caricandosi quanto poteva.

«Mamma...» la vocina assonnata di Aurora la strappò di nuovo ai propri pensieri

«Dimmi, amore.»

«Ora sono come papà?» chiese la bimba. «Ho potetto tutti, anche Leto.» ma poi si imbronciò. «Ma non ho fatto sviss sviss con le spade...»

«Non proprio, ma sei sulla buona strada per diventarlo.» le sorrise.

«Sono tata brava?»

«Sì, amore...» sussurrò di nuovo, baciandole la testa, ma la bimba stava già russando.

***

«Aurora! Benedetta bambina!» gridò Thymeria. «Hai preparato le tue cose?»

Non ottenne ancora risposta e sbuffò.

«Finirò per staccarle la testa e giocarci a palla...» brontolò, lasciando lo zaino sulla sedia e dirigendosi al piano di sopra. «Aurora! Ho bisogno delle tue cose!»

La disfatta di FlorisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora