Quando Thymeria si sentì scivolare al suolo, si svegliò di soprassalto e per prima cosa controllò che i bambini fossero ancora addormentati sulle sue gambe. Aurora si era girata su un fianco, mentre Leto riposava prono con il viso nascosto contro le gambe di lei e le gambe rannicchiate sotto alla pancia.
«Mi spiace, bambini.» mormorò Thymeria, con lo sguardo mesto. «Non potevamo proprio restare a casa...»
Spostò lo sguardo verso l'esterno, dove una livida luce stava rischiarando i tronchi degli alberi. Sembrava che la notte non li avesse fatti sorprendere né da bestie né da animali e l'umidità della caverna fosse rimasta stabile.
«Prima o poi troveremo papà...» sussurrò, spostando gli occhi verso la parete su cui aveva appoggiato la schiena, dove l'arco, la faretra e il piccolo tascapane che aveva riempito in fretta erano rimasti dalla sera prima.
«Mamma...» mormorò la sottile voce impastata di Aurora.
«Dimmi, tesoro.» sussurrò la donna.
«Non voglio andare da maetra Sophia, oggi.» si lamentò la bimba.
«Non ci andrai, tesoro, ma tra poco dovremo alzarci e rimetterci in cammino.»
«Ho sonno...»
«Dormi, amore, dormi...»
Aurora si voltò dall'altra parte, riprendendo a dormire, e un lieve russare si levò dal fratellino.
Ormai il tempo rimasto per il sonno era agli sgoccioli e avrebbe dovuto pensare a come raggiungere la meta. Non conosceva bene quella zona, sapeva solo che al di là dei monti il regno di Floris cessava di avere ogni potere e iniziava quello di Aritim che aveva già dato ospitalità agli esuli di Dossacles. Il suo obiettivo era diverso: avrebbero camminato sui monti per raggiungere il punto più a sud e da lì sarebbero tornati nel Tergis. Se Arys l'avesse conosciuta bene come pensava e si fosse ricordato del messaggio che aveva fatto recapitare dai ragazzi una nundina e mezza dopo la partenza degli uomini, li avrebbe intercettati lungo la strada.
«Mamma...» mormorò ancora Aurora. «Dovremo camminare ancora tanto?»
Osservò delicatamente la figlia, i cui capelli arruffati le donavano un'aura dorata alla luce del sole che si stava levando.
«Camminare?» rispose la donna. «Non lo so, tesoro... tra poco ci trasformeremo in stambecchi.»
«Cos'è uno tambecco?» gli occhi azzurri erano ancora assonnati, ma la piccola si puntellò su un gomito per guardare la madre.
«Lo vedrai, amore.»
«Non lo voglio vedere, io voglio tornare a casa!» si lamentò la piccola, con gli occhi che si velavano di lacrime ed il labbro inferiore che si pronunciava in avanti.
«Ci torneremo... solo non oggi...» la rassicurò.
Spostò lo sguardo sulla bambola che Aurora teneva stretta a sé con l'altro braccio. Era l'unico gioco che le aveva concesso di prendere e non avrebbe mai dovuto dimenticarla ad ogni trasferimento.
***
«Pensi di portare anche le tue spade?» chiese Thymeria, osservando il marito che stava preparando lo zaino per la partenza.
Arys non rispose, inserendo una camicia marrone chiaro nello zaino con un movimento pacato, leggera a sufficienza per non morire di caldo durante il viaggio e di un colore adatto per non preoccuparsi di eventuali macchie nelle soste.
«Pensi di non dire nulla fino al giorno della partenza?» aggiunse, esasperata. «O fino a quando mi riferiranno della tua morte?»
Arys non alzò nemmeno lo sguardo su di lei. Aveva indossato il farsetto di cuoio nero dalle spalline imbottite e i pantaloni di pelle neri, infilati negli stivali dello stesso colore. Era diventato quasi un'ombra in quella casa.
STAI LEGGENDO
La disfatta di Floris
FantasiÈ guerra. Il re Emolus ha deciso di tentare la conquista del vicino regno, ma le sue forze sono in netta minoranza e ha perso la valle dei Sogni. Questa perdita causerà la coscrizione di tutti gli uomini in grado di imbracciare le armi, tra cui Arys...