Capitolo 30

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La prima cosa che percepì fu un piedino infangato in bocca. Non si svegliò nemmeno completamente per spostare il piede di Leto dalla sua faccia o sciogliere la mano di Aurora che le stringeva una ciocca di capelli.

L'orecchio catturò il canto di un uccellino e socchiuse l'occhio, vedendo soltanto la copertura della tenda sopra di lei.

«Almeno ha retto...» bofonchiò, annusando l'aroma della pioggia nell'aria. «speriamo non piova troppo.»

Il freddo le era entrato nelle ossa e non sapeva che fine avesse fatto la coperta, sapeva soltanto che qualche ora prima aveva cominciato a sentire freddo e non ce l'aveva fatta a cercarla. I bambini, però, non sembravano essersi resi conto della mancanza.

Sbadigliò e vide Leto con i piedi verso la sua faccia, disteso a pancia in giù sopra di lei e Aurora che con una mano gli aveva tenuto i capelli, ma con l'altra mano e i piedi sembrava voler spostare Leto dal corpo materno.

"Avrei bisogno di un infuso..." pensò, con un sospiro.

Scostò Leto, facendolo scivolare verso Aurora, e ruotandolo in modo che i due bambini si abbracciassero. Intravide la coperta e li coprì entrambi, sbadigliando nuovamente. Mancava poco, questa era l'unica cosa che poteva dire, quanto effettivamente non lo sapeva.

Gattonò fuori dalla tenda e si rialzò, grattandosi i capelli arruffati. Di certo ci sarebbe stato bisogno di spazzolarli, forse l'avrebbe fatto se i bambini avrebbero dormito ancora.

"Sì, posso lasciarli dormire..." pensò, tirandosi via qualche ago secco dai capelli. "chissà se questo coso si staccherà da solo quando sarà il momento o dovrò farci... farlo fare a qualcuno..."

Si lasciò cadere davanti al piccolo focolare che aveva sistemato all'ingresso della tenda. Le braci erano quasi completamente fredde, ma le bastò rimettere qualche legnetto e del soffio e la fiammella rivisse quasi immediatamente. Aggiunse un legnetto più grosso e sospirò.

Quante cose erano cambiate rispetto a un paio di mesi prima... non solo la guerra con tutto quel che ne conseguiva, ma anche le menzogne di Arys sul suo lavoro. Perché poi aveva mentito e non le aveva voluto dire nulla sul fatto che aveva salvato delle creature fatate? E perché quella vivana aveva regalato delle collane ai bambini?

Volare su un ippogrifo...

"Oh, Calidona, quanto mi sarebbe piaciuto esser stata cosciente..." pensò, con un sospiro. "i bambini si devono essere divertiti molto e sicuramente ci hanno accorciato di molto il viaggio. Chissà come sarebbe stato camminare per tutto il tempo..."

Un fruscio attirò la sua attenzione e spostò lo sguardo verso un arbusto. I fiori bianchi assomigliavano ad una nevicata sui rami e intravide un paio di lunghe orecchie marroni. Fece per prendere l'arco al fianco, ma solo un istante dopo si ricordò che il braccio risultava bloccato e non aveva l'arma al suo fianco.

"Come potrò difendere i bambini?" realizzò quasi improvvisamente. "Riuscirò a tendere di nuovo l'arco?" portò la mano al fianco dove riposava il pugnale lungo che le aveva perforato il braccio e fece un mezzo sospiro. "Posso combattere solo da vicino, ma non è con questo che sono cresciuta..."

Il coniglio si chinò a rosicchiare qualche fogliolina e poi alzò di nuovo il capo, sollevando l'aria. Il codino si mosse appena e l'animaletto saltò verso un'altra foglia che gli doveva sembrare più gustosa della prima.

"Ormai la guerra è finita... a parte qualche gruppo di sbandati non dovremmo avere grossi problemi..."

Il coniglietto si appoggiò con tutte le zampe a terra e cominciò a scavare con le zampette. Lo stomaco le stava cominciando a brontolare, ma sapeva che sarebbe stato meglio razionare le ultime provviste e lasciarle ai bambini.

La disfatta di FlorisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora