Capitolo 26

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 Il primo raggio di sole la colpì in faccia e socchiuse gli occhi. Il braccio destro sembrava essere più rigido del solito e portò lo sguardo assonnato sul braccio. Le bende che aveva lasciato strette dopo la prima volta in cui Aurora aveva provato a medicarla erano sparite e ora un guscio di corteccia teneva in posizione il braccio. Non sembrava ci fosse alcuna benda a tenere fermo il guscio e spostò lo sguardo nei dintorni, confusa.

L'erba cresceva rigogliosa davanti ai suoi occhi e gli alberi fornivano una copertura discontinua sopra di lei. Nonostante tutto, faceva piuttosto caldo e un gorgoglio rumoreggiava poco distante.

"I bambini..." fu il primo pensiero cosciente e si mise seduta di scatto.

Numerose stelle le impedirono di vedere per una manciata di secondi e portò la mano alla testa.

"Pjesuie" imprecò, chiudendo gli occhi e riaprendoli.

Accanto a lei, dal lato destro, Aurora e Leto stavano dormendo abbracciati all'interno del giaciglio che avevano sottratto ai venatores. Il bambino si sistemò per bene e iniziò a ciucciare il lembo del giaciglio con espressione estatica con gli occhi chiusi.

L'ultima cosa che ricordava era che si era addormentata sul pavimento e Aurora si era addormentata sul tavolo, l'aveva messa a fatica accanto alla mastella dove Leto ormai stava dormendo da tempo. Il bambino si era svegliato appena per reclamare un po' di rassicurazione dal seno e l'aveva tirato fuori con un braccio solo, poi si era riaddormentata.

Il sole stava sorgendo, i raggi del sole stavano arrivando a lambire i bordi inferiori delle finestre.

«Dobbiamo andare...» era la sua voce.

Aurora si girò di lato e cercò di trascinarsi dietro il fratellino, inutilmente. Sì, erano alla casa delle donne che Arys aveva aiutato molti anni prima, quando lei era confinata con il pancione a Dossacles.

La testa le martellava e il sole non le dava pace agli occhi.

«Quale sarà la vostra meta?» era la voce della madre.

«Andremo a sud, poi dovremo incontrare il cappello nero» non riusciva a dirlo senza che le scappasse un mezzo sorriso «ad est.»

Strinse più forte gli occhi e portò alla fronte la sinistra. Cos'era successo dopo?

«Vi aiuteremo per quel che potremo, vostro marito ha fatto del bene a tante creature... ora bevete questo, vi aiuterà a sopportare il dolore...»

Come poteva essere stata così deficiente da accettare una bevanda da una creatura aveva conosciuto soltanto poche ore prima? Quella bevanda doveva averle annebbiato completamente i sensi e ora non sapeva cosa fosse successo né dove si trovassero.

Le si strinse lo stomaco, pensando a cosa avrebbero potuto fare delle creature ostili in tutto quel periodo.

"Dovrò ringraziare Arys per questo..." si trovò a pensare, con un sospiro.

Doveva proprio ammettere che, per quanto non le andasse giù il fatto che le aveva nascosto tutto quello, era cambiato. Qualsiasi cosa avessero fatto, quelle donne li avevano spostato senza un'eccessiva fatica e aveva visto soltanto loro.

"Ma erano soltanto loro?" si chiese, spostando lo sguardo attorno a loro.

Non c'era traccia di un fuoco, né segni che qualcun altro li avesse vegliati affinché non fossero vittima delle normali bestie.

Aurora socchiuse gli occhi.

"Dobbiamo raggiungere un'altura per capire dove siamo..."

***

La disfatta di FlorisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora