Capitolo 25

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La casa da fuori appariva buia e disabitata, ma non appena misero piede all'interno videro che era già illuminata e un pentolone con qualcosa che bolliva si trovava sopra al fuoco di un caminetto.

Aurora si era trascinata a fatica e Thymeria l'aiutò a sedersi sulla sedia dopo le donne l'avevano aiutata con i bagagli. La bambina si ritrovò ben presto davanti un piatto di zuppa calda e iniziò a sorseggiarla con un cucchiaino in automatico.

«Vi ringrazio...» sorrise stancamente Thymeria, sedendosi e sciogliendo lentamente le fasce che tenevano Leto.

La dòna del zöch le offrì la mastella con una coperta per posare il piccolo e lei lo posò delicatamente all'interno, aiutandosi con il braccio immobile.

«Potrei chiedervi perché ci state aiutando?» chiese di nuovo Thymeria, rimettendosi al tavolo e osservando madre e figlia che versavano una ciotola sia per lei che per loro stesse.

«Quattro anni fa, mia figlia si era persa sul monte Cippo.» iniziò a spiegare pacatamente la donna. «Le sue richieste di aiuto hanno spaventato la popolazione e hanno deciso di chiamare un cappello nero per risolvere il problema.»

La bambina si strinse nelle spalle e tuttavia sorrise. «Volevo aiutare mamma...» rispose lei, orgogliosa. «mi ha sempre detto di non avvicinarmi alle persone, ma solo loro potevano riparare il nostro mastello... però...» abbassò il tono e lo sguardo. «pensavo che per la grotta sarei arrivata più vicina e lui è venuto a salvarmi.» alzò lo sguardo su Thymeria, raggiante. «Sembrava come un fatato delle fiabe... e loro hanno il suo canto...»

Le due donne si misero a mangiare la minestra in silenzio, anche se Thymeria non riusciva ancora a comprendere quelle cose.

«Era... Arys?» vide la bambina scuotere la testa, dubbiosa. «Arys Somnaris?»

La bambina si irraggiò di gioia. «Sì, sì, il suo amico l'ha chiamato Somnaris.»

Thymeria appoggiò il cucchiaio, non sapendo come reagire a quella notizia. Aurora aveva alzato mezzo sguardo, ma ritornò subito alla zuppa. Raschiò il fondo con il cucchiaino e appoggiò le braccia sul tavolo, posò sopra la testa e chiuse gli occhi.

«Non me l'aveva mai detto...» rispose, riprendendo a mangiare. «per quel che raccontava, aveva continuato il lavoro di interfector seguendo i dettami dell'ordine.» ma fece un piccolo sorriso. «Ma perché continuate a parlare di "canto" e del "suo canto"?»

La madre sorrise con indulgenza. «Per voi dev'essere terribile essere così sordi...» le rispose, tranquilla. «solo raramente riuscite a sentire il canto che c'è attorno a voi, come questo modifichi i vostri atteggiamenti e ancora di meno sono quelli che riescono a maneggiarlo.»

«State parlando della magia?» chiese Thymeria, dubbiosa.

«È qualcosa di più...» rispose lei. «è Gea, com'è nata, com'è stata fornita a tutti i suoi abitanti.» fece una pausa. «È difficile da spiegare a chi non l'ha mai vissuto o non se n'è reso conto.»

«Nel Tergis c'è qualcuno che usa la magia...» rispose Thymeria. «i sàchu solitamente padroneggiano qualche tecnica, ma i principali utilizzatori sono gli ersappitti

La dòna mostrò un'espressione sorpresa, ma poi intervenne la bambina. «È per questo che il tuo canto è così diverso?» chiese, mettendosi in piedi. «Com'è il Tergis? Quanto è lontano? Ci possiamo andare, mamma? Ci possiamo?»

Thymeria sorrise lievemente. «È molto lontano... ci ho messo mesi a venire fin qui,» fece una pausa, appoggiando il cucchiaio. «ma vi consiglio di lasciare Floris quanto prima. Alfea ha vinto la battaglia della Valle dei Sogni ed è dilagata nel regno.»

La disfatta di FlorisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora