Thymeria aprì l'armadio della stanza principale, trovando all'interno uno zaino riempito fino all'orlo.
«Cos'è, mamma?» chiese Aurora, spiando da oltre la porta.
«Ti ricordi che Atanasia si era allontanata, qualche nundina dopo che papà era partito?» le arruffò i capelli prima di estrarre lo zaino. «E che non doveva soltanto portare le pecore al pascolo, ma anche preparare il materiale per la fuga.»
«E cosa c'è?» Aurora sollevò la patta che teneva chiuso lo zaino, cercando di capire cosa si trovasse all'interno.
Thymeria allargò l'apertura dello zaino, mostrando solo numerosi involti di stracci che la bimba non riuscì a distinguere.
«Ma come, l'hai già dimenticato? Un telo per la pioggia, qualche vestito, del cibo... tutte cose che ci avrebbero rallentato se le avessimo portate all'inizio.» spiegò semplicemente, lanciando un'occhiata a Leto che si era diretto nella stanza con il letto. «Di notte farà freddo e sarà importante stare asciutti durante il giorno.»
Leto alzò lo sguardo al letto e si aggrappò con le mani alla tavola che sosteneva il pagliericcio, sollevando anche una gamba per cercare di issarsi. Thymeria scosse appena la testa e infilò la sua fascia all'interno dello zaino.
«E pecché la metti lì detro?» chiese Aurora, perplessa.
«Perché non posso portare sia Leto che lo zaino sulle spalle, Aurora.» fece un lieve sorriso divertito. «Lo farò sedere sopra e così saremo più veloci.»
Il volto della piccola si imbronciò e guardò di sottecchi il fratellino che era riuscito a conquistare la postazione sopraelevata. Leto si sollevò in piedi e posò i piccoli pugni sui fianchi, guardando madre e sorella da lì.
«E pecché lui si e io no?»
«Perché sei un po' troppo grande, tesoro.» sospirò, scuotendo il capo e richiudendo lo zaino. «Vai a prendere tuo fratello, tra poco partiremo.»
La bimba spostò il peso da un piede all'altro, spostando lo sguardo dalla camera alla porta che dava all'esterno, infine alla madre che si era messa a recuperare una forma di formaggio da una mensola alta. Lì c'era il cibo, ma le sembrava che la donna del lago le avesse detto anche qualcos'altro... beh, se fosse stato importante l'avrebbe ricordato.
Raggiunse Leto e lanciò un'altra occhiata alla madre che stava affettando il formaggio, poi si voltò verso di lui.
«Fai come me, Leto.» sorrise, arrampicandosi sulla tavola e correndo avanti e indietro lungo di questa.
Il piccolo rise e provò a fare lo stesso, anche se incespicò sul pagliericcio e cadde a faccia in giù su di questo. Aurora lo sollevò di peso, aspettando che fosse sicuro sui piedi prima di mettersi a saltare, divertita.
***
Il sole, che si era appena alzato sopra alle cime della valle a oriente, non riuscì a sorprendere gli abitanti di Dossacles nei loro letti. Lungo il bordo della piazza centrale stavano correndo numerose persone che portavano in mano armi di tipo diverso.
Davanti a tutti si trovava una donna con un arco incoccato, che li stava dirigendo per i punti più impervi e li faceva saltare oltre a degli ostacoli che erano stati improvvisati. Seguiva un'altra donna, con una lunga tunica gialla pallida e un triskell rosso ricamato nel petto, che portava una roncola.
«Ancora due giri.» disse la prima, lanciando un'occhiata a coloro che la seguivano.
Erano passati sei giorni dall'inizio dell'addestramento e aveva avuto modo di valutare con precisione le abilità dei propri sottoposti. Madre Sophia se la cavava con la roncola e Laura e le figlie non avevano alcun problema a colpire il bersaglio, l'unica cosa in cui potevano migliorare era il punto in cui si sarebbe conficcata l'ascia. I ragazzi se la stavano cavando e in breve tempo sarebbero stati pronti a fare il loro viaggio, ma Ophelia era il vero disastro.
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La disfatta di Floris
FantasyÈ guerra. Il re Emolus ha deciso di tentare la conquista del vicino regno, ma le sue forze sono in netta minoranza e ha perso la valle dei Sogni. Questa perdita causerà la coscrizione di tutti gli uomini in grado di imbracciare le armi, tra cui Arys...