Capitolo 23

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Sollevò lo sguardo oltre alla roccia, restando acquattata dietro alla protezione.

«Mama....»

«Shh, Leto...» rispose lei, tenendo il bambino stretto al petto con una mano, sopra le fasce che lo tenevano.

I movimenti del forte sembravano essere quelli che un forte normalmente dovrebbe avere: uomini sulle mura a controllare i dintorni, ronde che ogni tanto uscivano ma non si avvicinavano alla loro zona. Ma c'era qualcosa di diverso...

Sulle aste non garriva più la bandiera blu dei Floris, ma una nuove e lunghe bandiere. Lo sfondo era diviso in tre parti, la parte più bassa era rossa, sovrastata da una verde e una azzurra e tra le due bande superiori si trovavano tre leoni celesti rivolti verso sinistra.

«Alfei...» sussurrò ai bambini. «dovremmo essere in grado di aggirarli.»

Scrutò con attenzione i movimenti degli uomini di vedetta e si sistemò con attenzione lo zaino mentre Leto si stringeva a lei con le manine.

«Sono già qui?» chiese Aurora, preoccupata e stringendo forte il suo piccolo arco.

Thymeria annuì lentamente. «Sì, ma non mi sorprende... Emolus ha fatto una sola cosa giusta: tenere bene le strade.» rispose, iniziando ad incamminarsi e parlando in un sussurro. «Una volta sfondato il Fornovus, gli alfei non hanno avuto problemi a spargersi per tutto il territorio.»

Lo sguardo della bambina si riempì di lacrime e la donna appoggiò la mano sulla sua testa, arruffandole lievemente i capelli già di per sé annodati. Prima o poi avrebbe dovuto perdere almeno una serata a sbrogliarglieli, ma sicuramente avrebbe potuto farlo solo quando sarebbero arrivati alla malga.

«Pensi a papà?» chiese e vide la bambina annuire. «Sono sicura che ci sta già aspettando lì e avrà preparato qualcosa di caldo. Ora, però, dobbiamo stare un po' zitti...» terminò di parlare con un sussurro, vedendo come la linea degli alberi si stava avvicinando.

Tenne dietro di sé Aurora e mise una mano sulla testa di Leto, accarezzandogli i corti capelli lisci. Nessun rumore stava provenendo dalle due parti, non un chiacchiericcio, uno scalpiccio di zoccoli o altro. Si mise con la schiena contro un albero e aspettarono a lungo.

La bimba cominciò a spostare il peso da un piede all'altro, rompendo alcuni rametti, ma Thymeria le tenne la mano.

«Mamma...» sussurrò Aurora.

Thymeria scosse la testa.

Attesero ancora e anche Leto iniziò ad agitarsi nella fascia e la bambina si sporse in avanti, ma si immobilizzò subito, nascondendosi dietro un tronco caduto. Poco dopo anche Thymeria udì il galoppare di alcuni cavalli.

«Se zollo gui roduddu!»[1] sentì gridare dal forte, attenuato dalla distanza.

Un istante dopo, tra gli alberi, vide sfilare un carretto aperto, trainato da una coppia di cavalli, su cui era seduta una mezza dozzina di persone. Ad una prima occhiata sembrava che tutti indossassero solo delle camicie larghe, nessuna armatura né un'espressione sofferente sul loro volto.

Li lasciò sfilare e udì i pesanti battenti del forte aprirsi.

«Pre sche buelveppo schelpi?»[2] udì gridare di nuovo, ma la risposta fu soffocata dal rumore delle porte.

Thymeria si avvicinò al bordo della strada e osservò con attenzione il forte. Le sentinelle erano sparite dalle mura dietro alle merlature e nessuno sembrava star seguendo il carro.

«Cos'è?» chiese Aurora.

«Sarà un cambio della guardia... o dei rinforzi...» sussurrò. «al mio tre attraversiamo... uno... due...» lanciò un'ultima occhiata al forte e strinse più forte la mano della bambina. «tre!»

La disfatta di FlorisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora