Durante il primo anno insieme in carcere, non mi ero accorta che Maca fosse bella, anche perché a me le bionde non erano mai piaciute e sicuramente non mi sarebbe piaciuta una fastidiosa come lei.
La mia testa non aveva mai elaborato quel pensiero.
Con la camicia gialla eravamo tutte uguali, potevi avere una prima o una quarta e nessuno se ne accorgeva.
Poi un giorno la gitana mi disse che fra tutte quelle che erano nel nostro braccio, dopo la Riccia, la bionda era la più bella.
Io alzai le spalle, farfugliai qualcosa e tornai a fare le mie cose. Non mi interessava, all'epoca.
Non potevo immaginare che un giorno mi sarebbe interessato.
Da quando aveva iniziato a lavorare al bar, io ci andavo ogni giorno per prendere il caffè.
Le rubavo 2 euro dalla tasca ogni sera solo per poterci andare.
Non che mi mancasse.
Mi annoiavo a stare a casa da sola, specie quando fuori pioveva e la TV non prendeva quindi era meglio farsi una corsa di 10 minuti sotto la pioggia e rischiare un malanno
Al bar dovevano indossare una divisa celeste a pois bianchi con una gonna anni 50, il colore era orrendo, s'intonava con le pareti, ma la gonna sembrava piacere ai clienti.
E quando io la vedevo vestita in quel modo, con le gambe strette, la schiena dritta, il rossetto sulle labbra, sentivo l'acido dello stomaco corrodermi dentro.
Non che fossi gelosa.
Su chiunque altro quella divisa non mi avrebbe fatto nessun effetto, ma su di lei mi smuoveva qualcosa dentro, qualcosa che non avevo mai provato in vita mia.
Non mi piaceva il modo in cui mi faceva sentire.
«Prendi qualcosa o rimani lì a fissarmi ancora un altro po'?»
Mi avvicinai al balcone e mi sedetti su uno degli sgabelli, i gomiti sul tavolo, la testa pesante fra le mani «Per me, l'insolito grazie»
Alzò gli occhi al cielo e iniziò a prepararmi quello che già sapeva.
«Ciao, Alicia»
Il mio cervello ci mise un po' per elaborare, nonostante i mesi passati era ancora strano, poi mi accorsi di due grandi occhi azzurri che si rivolgevano proprio a me «Ciao, carissima»
Non ricordavo il suo nome, il mio cervello l'aveva cancellato subito dopo il primo incontro, non era una informazione importante sapere come si chiamasse la collega della bionda.
Era un po' bruttina, i capelli castani in un cespuglio tagliato male, svampita ma simpatica.
«Oggi sei arrivata tardi, la tua ragazza s'era preoccupata»
Maca le diede una gomita per farla stare zitta ma io avrei voluto che continuasse, m'interessava «Ah si? E che diceva?»
«Ce l'hai paranoica, diceva che forse te ne eri trovata un'altra»
Una risata mi tirava le labbra, non la facevo gelosa «Mannaggia, mi ha scoperto subito» rivolsi tutta la mia attenzione alla ragazza bionda che dall'altra parte del balcone mi guardava curiosa.
«Si certo, come se qualcuno ti volesse» Il sorriso le si allargò, divenne un taglio, una presa per il culo.
Ed era bella, ora lo era davvero. Volevo dirglielo che lo era e poi avrei voluto dire altro o forse non serviva dire altro, solo un netto e tagliente Sei bella.
Mi chiesi come non avessi fatto anni prima a capire che lo fosse, belle labbra, begli occhi, bei capelli biondi ondulati, bella tutta.
Qualcuno alzò la mano per ordinare e lei fece il giro del balcone, la seguii con lo sguardo per tutto il tempo, quando mi passò vicino la mia mano, gelida, le afferrò il polso e lo tenne stretto «A me non importa degli altri, a me importa solo di te»
Spalancò gli occhi, stupita «Stavo scherzando, tranquilla»
«Si lo so, è che volevo che lo sapessi, che non ti facessi strane idee»
«Strane idee, tipo?»
«Che mi piacesse qualcun altro»
«E non ti piace nessun altro?»
«Nessuno, a parte te»

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Tremiladue.
FanfictionSequel di Amabili resti. Come Maca raccontava la sua storia dal risveglio dal coma, Zulema farà lo stesso per tutto il casino che è venuto dopo.