Cap 19

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Il silenzio tra gli alberi era stato rotto da uno sparo, solo uno. Uno per fotterti il cervello. Sarebbe rimasto nella sua mente per sempre.

« É morto»

Visto da dietro, pareva dormisse su un fianco.

Davanti, il buco in mezzo alla testa era difficile da non vedere e anche a sforzarti, era difficile da dimenticare.

«É proprio morto» Ad Alicia tremava la voce, non pensavo l'avrebbe fatto.

Ed invece a pochi centrimenti dal suo viso c'era quello di qualcun altro, fino a qualche minuto fa era qualcun altro, ora aveva un foro in testa, gli occhi aperti e vuoti, la bocca socchiusa, metà faccia sporcata dal fango. Ora non era più niente.

Non l'avevo mai visto così da vicino e mi resi conto che aveva la faccia scavata dalle rughe.

«Certo che è morto, gli hai sparato in testa»

Le tolsi la pistola, la teneva ancora stretta fra le mani, come se temesse si sarebbe rialzato da un momento all'altro, ma tanto non c'erano più proiettili, glieli avevamo scaricati addosso.

Mi guardai attorno, era ancora notte, ancora nessuno sapeva ma al sorgere del sole la notizia si sarebbe sparsa, sarebbe arrivata in città, sarebbe arrivata la polizia e la scientifica e noi non potevamo continuare a restare là.

Bisognava tornare a prendere Maca e poi andarcene.

«Dobbiamo caricare il corpo in macchina» Feci lavorare il cervello il triplo per tirarci fuori dal quel casino, ero brava in quello, solo in quello, ma Alicia si rifiutava di aiutarmi, aveva smesso di ascoltarmi, rantolava nel buio, s'infilò un pugno in bocca per soffocare le urla.

«Capisco il panico del momento, ma ho bisogno che tu sia fredda ora»

La guardai. Aveva la faccia asciutta, gli occhi spalancati, credo che in quel momento cercasse di non morire anche lei, mi fece pena, una compassione scivolosa e amara, volevo aiutarla.

Ma lei si rifiutava di farsi aiutare.

Si accovacciò a terra, forse non si sarebbe neanche smossa da là «Non so neanche come si chiamava» Ripeteva.

«Nessuno sentirà la sua mancanza, fidati, ci hai fatto un favore»

Avrei voluto averlo fatto io.

Avrei voluto essere io quella a pezzi e non tu.

Io l'avrei sopportato.

Tornai a guardare lo sfacello ai miei piedi, misi il corpo supino, pesava il doppio di me, lo ispezionai tastandolo, dei tre colpi, due erano ancora dentro, bisognava trovare quello della testa, setacciai la traiettoria dello sparo e lo trovai 20 metri a terra, ancora caldo, sporco di sangue e terra.

«Ascolta, io posso aggiustare tutto, posso farlo, però tu devi starmi a sentire»

«Puoi davvero aggiustare tutto?»

Avrei voluto dirle che no, i morti non li potevo resuscitare ma non era quello di cui aveva bisogno «Posso far si che questo non sia mai successo, niente corpo, niente crimine»

La tirai per un braccio, la poca luce della luna in un cielo completamente nero illuminava una figura magra piegata in due, non ce la faceva ma la rimisi dritta.

Lei non ce la faceva, ma io ce l'avrei fatta per lei.

Presi le mie mani nelle sue, quelle stesse mani che avevano tolto una vita e non pensavo ne fossero capaci, quelle stesse mani che erano gelide come se fossero state immerse nella neve, quelle stesse mani che ora tremavano e mi imploravano di non lasciarle.

«Io devo tornare indietro»

«No, dove vai?»

«Io devo tornare da Maca» Lo dissi come se fosse la cosa più naturale del mondo «Poi torno. Trovo il modo di tornare, ma adesso devo andare a dirle che sto bene e spiegarle cos'è successo. Poi torno, te lo prometto»

«Non lasciarmi» La sua voce era piatta e incolore «Non lasciarmi perchè io ho solo te e se tu vai via io non so che fare»

Ero così incastrata da non riuscire a venirne fuori.

C'era lei che tremava dal dolore, c'ero io che in quel posto non ci volevo più stare, volevo solo tornare a casa mia, c'era un corpo senz'anima che forse non ce l'aveva mai avuta in mezzo a noi. E oltre a tutto quel casino, oltre a quell'odore dolciastro che ora s'era impregnato anche su di lei, io pensavo a Maca.

Non dissi niente, me lo feci andar bene. Alicia non ne sarebbe uscita da sola, forse non aveva il coraggio o la forza per farlo, non è il tipo che reagisse, è il tipo che accetta le cose che le capitano sotto tiro, è il tipo che scappa quando diventa difficile, non quello che spara.

Cominciai a fare quello che avevo già ripassato nella mia testa, solo alla fine mi aiutò a caricarlo nel bagagliaio. Quella notte la sentii piangere solo una volta, quando era troppo distante per poterla vedere, mi dispiaceva. Anche io stavo male. Ma non per lei. Non per Vivi.

Io stavo male per Maca.

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