Il giorno che l'ho conosciuta poteva essere un martedi o un mercoledi, in carcere tutti i giorni erano uguali quindi uno valeva l'altro.
Entrò titubante nella mia cella con le sue cose, non parlò neanche, poco dopo minacciai la guardia di portarla fuori perchè non volevo che qualche novellina mi ronzasse intorno e lei lo fece, la portò lontano ma non tanto quanto sperassi perchè mandò a farsi fottere il piano per i nove milioni di euro nel giro di poche settimane.
Dentro tutti mi chiamavano la regina araba anche se il mio nome lo conoscevano bene, perchè ero una fottuta regina e di me avevano paura sia guardie che detenute.
Chi non ne aveva, invece, era lei.
Il giorno che l'ho conosciuta non volevo neanche farlo, non pensavo sarebbe stato un giorno importante da segnare sul calendario, non ci feci caso.
Non sapevo che da quel giorno non me la sarei più levata di torno.
Erano passati anni da quell'incontro, lei continuava ad essere una spina nel fianco e di tutto quell'impero che avevo, nemmeno l'ombra.
Neanche ora mi chiamavano con il mio nome, non ero la regina araba e non ero neanche più Zulema.
Non potevo dirlo in giro o mi avrebbero riportato dentro e quindi dovevo accontentarmi del nome di mia sorella, Alicia, me lo facevo andar bene, alla fine ci somigliavo parecchio ed in ogni caso dove stavamo ora non fregava niente a nessuno.
L'unica che continuava a chiamarmi con il mio nome era Lei.
Dietro il balcone del bar con una divisa che le stava larga, la vidi legarsi i capelli lunghi e biondi in un chignon disordinato.
Me ne stavo seduta a fumare una sigaretta ai tavolini fuori e quando i suoi occhi verdi incrociarono i miei neri dall'altra parte della vetrata, io alzai la mano e lei alzò il dito medio.
Lei era così.
Lei era come me, non aveva paura di niente, tranne che delle bollette del gas e delle api.
Se ne fregava degli altri e di quello che dicevano, loro erano piccoli, noi invece eravamo due disgraziate che avevano avuto la fortuna, o la sfortuna, di trovarsi.
Non stava ferma un attimo, erba cattiva e resistente.
Lei era Maca.
Tra noi era andato tutto bene, il primo giorno.
Diciamo che i buoni propositi andarono a farsi fottere quando la roulotte che avevamo rimediato per partire ci lasciò pochi km distanti da Madrid.
Io l'ho sempre detto che se vuoi una cosa fatta bene, bisogna farsela da sola ed esserci affidate ad un amico di Goya non ci aveva portato lontano.
Nonostante l'intoppo e qualche bestemmia durante il tragitto, arrivammo a Sintra, a 30 km da Lisbona.
Un luogo figo in cui nessuna delle due c'era mai stata, sembrava uscito da un libro di fiabe, qualcuno l'aveva definito "il giardino dell'Eden".
Decidemmo di rimanere lì perchè sembrava abbastanza tranquillo come posto. Tranquillo nel senso che era pieno di gente ad ogni ora e nessuno ti guardava in faccia due volte, il che è ottimo se sei un'evasa dal carcere e tutti ti credono morta.
Con i soldi che ci aveva "prestato" Alicia comprammo una seconda roulotte, molto meglio della prima, più grande e con addirittura il bagno.
Sostanzialmente era una mini casa con una mini cucina, un mini frigo, una mini doccia, un mini letto matrimoniale. Con una mini televisione non era male, anzi, era il migliore dei mali.
Io la bionda l'avrei portata anche in giro per il mondo con uno zaino in spalla, un filone di pane e 10 euro in tasca ma lei diceva che non si poteva fare, che per fare le morte di fame potevamo farle là e quindi ci insediammo in un largo spiazzo di terra che mi ricordava tanto il luogo in cui io e Alicia eravamo cresciute, però non era tanto distante dalla spiaggia e quindi d'estate avevamo un posto in prima fila per il mare a differenza di tutti gli altri idioti che spendevano un casino per un posto al sole.
C'erano altri caravan vicino a noi e quelli diventarono i nostri vicini, persone tranquille che non facevano tante domande e anzi erano gentili, quando gli avanzava qualcosa da mangiare ce la davano e noi facevamo lo stesso, c'era pure una famiglia di zingari che mi ricordava tanto la gitana.
Chissà come stava dopo la mia morte, un giorno avrei dovuto trovare il modo di chiamarla e dirle che ero tornata dal mondo dei morti, è che era difficile da spiegare tutta la storia.
E poi la bionda diceva che dovevo smetterla di tirarmela con la storia della morte.

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Tremiladue.
FanfictionSequel di Amabili resti. Come Maca raccontava la sua storia dal risveglio dal coma, Zulema farà lo stesso per tutto il casino che è venuto dopo.