Il primo giorno di mare, me lo ricordo, era il 4 giugno.
Non era ancora estate inoltrata ma per me lo era già da quando aveva smesso di buttarla giù.
Lo Spiazzo, che d'inverno era il luogo prediletto di spacciatori e zingari, d'estate poteva diventare un bel posto in cui farsi le vacanze.
Non che i bravi inquilini andassero in vacanza, solo che poco distante da dove stavamo noi c'era un mare ed una distesa di spiaggia che faceva gola a molti.
Sempre poco distante da noi c'erano corrimano in legno e indicazioni per raggiungere la stradina sul lungomare e lì c'era un'altra vita, zingari che con le bancarelle davano il meglio di sè e facevano bene perchè guadagnavano abbastanza da tirare avanti per un'altra giornata, chioschi di gelati e panini, bambini che correvano per la spiaggia.
E se chiudevi un occhio sulle urla e l'odore di cipolla, potevi gustarti un panorama degno di guide turistiche o almeno è quello che avevo letto da qualche parte.
Se non ci hai mai abitato e non ci abiterai mai, era proprio un bel posto da visitare.
Il punto era che a me il mare d'estate non piaceva, preferivo passare il giorno in cui si moriva di caldo sul letto a dormire.
Invece alla bionda, a quanto pare, piaceva e anche tanto e non era l'unica.
Vivi s'era già infilata un costume da bagno rosa con dei fiorellini verdi che evidenziava ancora di più la sua carnagione bianca cadeverica e l'aspettava fuori con un asciugamano sotto braccio mentre Maca cercava un costume decente, disperata.
Aveva optato per un due pezzi inizialmente «Vai in giro nuda?» e poi per uno intero nero che copriva davvero poco «L'hai preso al risparmio?»
Erano letteralmente due strisce di stoffa in croce che mi facevano salire il veleno.
«Vado al mare perchè voglio abbronzarmi, prendere il sole, c'hai presente?»
Mi alzai sui gomiti «C'è differenza tra andare al mare e andare a sbattere»
«Invece di fare la deficiente, perchè non ti cambi e vieni con noi?» Aveva un'espressione appena infelice in faccia.
«Mi fa schifo il mare»
Se n'è andò senza salutarmi ma continuai a sentirla insultarmi anche fuori.
Era una mattinata bollente, sentivo il sudore sulla fronte e sul collo ed in tv non davano niente di decente ma mi piaceva che in casa ci fosse silenzio.
Restai buttata sul letto per altre due ore, mi rigiravo appena trovavo un porzione di letto più fresca.
La pensai brutta mentre prendeva il sole sulla spiaggia.
La pensai brutta e mezza nuda mentre parlava con qualche vicino d'ombrellone, faceva la finta tonta e rideva a qualche battuta.
Passai un'altra mezz'ora a chiedermi se lei avrebbe mandato a fanculo qualcuno che ci avesse provato con lei.
La testa pesante, lo stomaco sotto i piedi e l'umore pure.
Lanciai i vestiti sudati che avevo addosso a terra e mi misi solo una lunga maglietta nera che mi arrivava fino sotto le ginocchia per uscire.
Non fu difficile trovarle, seguii le urla del mostriacciattolo. Erano entrambe alla riva, Vivi immersa completamente, lei si era bagnata solo i piedi e dava il culo al resto della spiaggia. Un culo da museo.
Le arrivai alle spalle piano, non se ne accorse, con una spinta la buttai in acqua e la vidi riemergere qualche istante dopo con una faccia spaesata e quella fu la visione migliore che potessi sperare.

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Tremiladue.
FanfictionSequel di Amabili resti. Come Maca raccontava la sua storia dal risveglio dal coma, Zulema farà lo stesso per tutto il casino che è venuto dopo.