Di solito io non avevo emozioni, per un bel po' era stata la mia specialità.
Dopo averla convinta a guardare L'impero colpisce ancora, rimanemmo abbracciate a letto finchè il suo respiro non diventò sempre più pesante.
La guardai lasciarsi cullare dal sonno, era pallida, i capelli scomposti sul cuscino, il petto che si alzava e si abbassava, non obiettai neanche quando si tirò tutta la coperta per sè.
E mentre la guardavo con gli occhi chiusi, la paura di perderla mi si conficcò in gola, mi si riversò dentro un sapore amaro.
Stando con Maca incominciavo a sentire qualcosa, era lei che me lo faceva sentire.
Respiravo il suo profumo e lasciavo che si mescolasse al mio.
Mentre dormiva sembrava avere 16 anni, una ragazzina, come se il tempo si fosse fermato e le si fosse impregnato addosso. Dormiva fra le mie braccia ed era come se i cuori avessero sincronizzato il ritmo, non avrei voluto muovermi per non svegliarla, al mio primo leggero movimento la sentii agitarsi nel sonno e afferarmi la mano, aprì gli occhi e tornò ad avere 35 anni.
«Dove vai..»
«Dormi»
Le sfiorai la guancia e lei si ritrasse appena.
«Pensi mai a lei?»
«Lei, chi?»
«La ragazza di cui ti eri innamorata quando eri piccola, quella che poi è morta»
Fu come se la richiamassi dal sonno, si mise seduta per restare sveglia, chissà da quanto aspettava di chiedermelo e chissà perchè aveva deciso di farlo proprio ora.
«Non mi hai mai chiesto di lei, neanche una volta, perchè adesso?»
«Avevo paura che chiedendo di lei, tu le rimanessi ancora incastrata» Fece una pausa, se ne vergognava «Forse ne ero gelosa, in qualche modo»
Mi avvicinai per abbracciarla, per tenermela, le affondai la testa fra i capelli, parlai piano, come se non dovesse sentirlo nessun altro, solo lei.
«Dopo la sua morte, i sensi di colpa mi divorarono dall'interno. La vedevo ogni notte nei miei incubi e dopo un po' iniziai a vederla anche ad occhi aperti e quando la vedevo lei era come la ricordavo, era viva ed era bella ed io mi convincevo che lo fosse ancora, ma poi iniziava a contorcersi e a dimenarsi e diventava brutta. Diventava le ossa dentro al cemento e sotto la terra, un cranio perforato e privo di capelli, le orbite vuote, i denti marci. Nel carcere era anche peggio perchè non potevo evitare che la mia mente mi torturasse così iniziai a farmi per tirarmela via, ma non ci riuscivo mai»
La sua faccia mi si scompose davanti, le rimase tra le labbra un sospiro muto.
«Ma non ne ero innamorata, ero solo una bambina, però l'amavo, credo, o amavo l'idea che avevo di lei o il modo in cui mi faceva sentire, mi vedeva e nessun altro lo faceva»
«C'è differenza tra amare ed essere innamorati?»
«Si» La baciai e aveva le labbra fredde, erano spesso fredde «Tutta la differenza di questo mondo»
Chiusi gli occhi per quel bacio ed in quell'oscurità ritrovai gli stessi occhi azzurri che erano rimasti a fissarmi per 30 anni, che non si erano mai chiusi per me e che mi ricordavano chi fossi, da dove venissi e cosa mi avessero fatto.
Ma io non li volevo più addosso.
Adesso potevo scacciarli in parti della mia mente in cui non potevano più farmi male.
Io ero sua.
Lei era mia.
E loro non avevano più il diritto di torturarmi.

STAI LEGGENDO
Tremiladue.
FanficSequel di Amabili resti. Come Maca raccontava la sua storia dal risveglio dal coma, Zulema farà lo stesso per tutto il casino che è venuto dopo.