Capitolo 24

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LUCAS'POV

L'aria nella stanza si fa sempre più pesante, il silenzio che circonda la notte sembra voler spaccare i timpani. Guardo i presenti, uno per uno, mentre sento la rabbia ammontare sempre di più. Temo che non riuscirò a placarmi finché non avrò fra le mani il cuore pulsante della causa di tutti i miei problemi.

«Non abbiamo altra scelta!» mi ritrovo ad urlare infuriato. Sbatto così tanto violentemente i palmi delle mani sulla scrivania in legno -posta davanti a me- che per poco non mi scortico la pelle.

«Luke stiamo pur sempre parlando di Tomàs!» mi rinfresca la memoria Alex, o almeno questo è il suo intento. Lo so fin troppo bene di chi stiamo parlando.
C'ero mentre premeva il grilletto e uccideva mio padre, suo fratello, davanti a me. C'ero quando ha mandato una squadra ad uccidere mia madre e c'ero quando ha tentato di portarmi via Lara. Ormai è lei l'unica mia ancora di salvezza in questo mare agitato.

Se fin ora ho lasciato che lui giocasse con noi adesso non posso più.

«Me ne sbatto! Non può continuare a respirare se vuole farci fuori tutti» mormoro rabbioso abbassando il tono. Questo però risulta essere maggiormente minaccioso.

«Carter, calmati!» esclama William che fino ad ora era rimasto a bocca chiusa.

«Sai cosa succederebbe se tu lo uccidessi?!» mi chiede retorico. La voce ferma e profonda gli dà un'aria ferrea, decisa, da vero leader qual è.

«Non posso pensare a delle conseguenze! Nessuno può minacciare me o le persone che mi stanno attorno e passarla liscia! Non di nuovo!» ringhio frustrato. Perché, proprio lui che ha perso anni interi della vita dei suoi figli, non riesce a comprendere me?

«Lo so che sei arrabbiato, ma non puoi dare il via ad una guerra. Sai quanto metteresti in pericolo Lara?! O il piccolo?! Mmh? Ci hai pensato?» tenta di farmi ragionare e per poco riesce a farmi ammettere che ha ragione, ma so che sta solo premendo sulla mia coscienza. Vuole instillare in me il senso di colpa per degli eventi che potrebbero accadere.

«Si, cazzo! Ovvio che ho pensato a questo, ma se non li metto al loro posto Lara, il piccolo o qualsiasi altra persona che mi è vicina sarebbe molto di più in pericolo!» spiego il mio modo di vedere la situazione. Purtroppo sono sempre stato tremendamente realista, non riesco ad avere una visione ottimista in nessun caso.

Non sono più quel ragazzino che vedeva la mafia come la cosa più bella che ci fosse, era un continuo sperperare soldi, comprare di tutto, feste e casinò. I miei coetanei partecipavano a qualche venerdì in casa ed io mi comportavo come se fossi il re del mondo.
Loro giocavano al gioco della bottiglia mentre io ne bevevo anche due, finché non perdevo i sensi.

Poi, però, mio padre lo ha capito che stavo crescendo con una visione distorta, troppo superficiale. Mi ha mostrato la verità, la sofferenza che causa il nostro mondo. Le decine di morti che le rivalità tra clan producono non sono nulla rispetto a ciò che potrei scatenare io se colpissi Tòmas.

È proprio questa consapevolezza che mi ha fatto desistere per più di due anni. L'unica cosa ad essere cambiata ora riguarda l'aggiunta della consapevolezza che lui non si fermerà finché non sarà sotto terra.

«E sentiamo, cosa vorresti fare?» Will sembra volermi trapassare l'anima con i suoi occhi freddi, glaciali. Nonostante ciò la voce prende un tono confortante, paterno, di chi ci prova a capirti e a fari capire.

«Io voglio solo proteggere la mia famiglia» rispondo stanco lasciandomi cadere all'indietro, in un'azione che presenta tutta la mia stanchezza. Cado a peso morto sulla poltrona, le mani abbandonate sui braccioli, il mio capo piegato in alto, nella vana speranza che da un momento all'altro sul tetto appaia la risposta ad ogni mio problema.

Sempre E Solo Noi (Mafia Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora