Capitolo 25

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LARA'S POV

Quando ha detto "quattro passi" non pensavo certo a percorrere tutto il vialetto. Dall'ingresso al cancello.

Dire che è irrequieto è un eufemismo. Non riesce a stare fermo, ha il passo troppo veloce ed io già mi sento le gambe a pezzi.

I piedi affondano sempre più pesantemente nella neve, e da poco si è alzato anche un vento che scuote, irruente, le chiome degli alberi. Ululando a gran voce richiama la tempesta che temo a breve si abbatterà su di noi.

Ciò che mi preoccupa davvero e che si evince dal comportamento del moro, è che una tormenta composta da una pioggia di sangue -e dal forte clamore di armi da sparo al posto dei tuoni- ci investirà a breve.

Tòmas ha sicuramente fatto la sua mossa, mi resta da scoprire quale. Facile a dirsi, ma Luke non mi dirà nulla e gli altri non parlano di Tòmas con me poiché rievoca in un tutti dissapori ancora non sotterrati.

Alzo lo sguardo al cielo. Lassù non c'è nemmeno una stella a brillare, sembra riflettere l'umore del corvino che continua a muovere le sue gambe ben allenate una davanti all'altra, in un circolo vizioso che sembra non voler terminare.

«Luke» lo richiamo, ma la voce che sarebbe dovuta tuonare è sembrato un febbrile sussurro, come quando vuoi confessare peccati indicibile e li affidi al vento.

«Luke» Riprovo, ottenendo, se non meno, l'attenzione del corvino. Lo vedo arrestare il passo e voltarsi.

Ad illuminarlo c'è lo sfarfallio dei lampioni posizionati ad una distanza calcolata, uno lontano dall'altro di almeno tre metri.

«Senti freddo» afferma dopo una attenta quanto rapida analisi. Scuoto la testa benché il mio corpo è scosso dal tremore causato da un vento impetuoso che si insinua sotto al cappotto, dove a proteggermi che solo una maglia.

Devo farmi i complimenti. Ho pensato di poter uscire la notte del primo febbraio in queste condizioni. A quanto pare la spavalderia non appartiene solo a questi ragazzi.

Loro sfidano chi potrebbe ucciderli, io chi potrebbe causarmi un raffreddore dei peggiori.

«Non era una chiacchierata tanto allegra, eh?» mi avvicino a lui e gli avvolgo la vita con le braccia. Ho deciso di stargli accanto nonostante tutto, ora devo mantenere il mio obbiettivo e dargli tutto il sostegno che riesco.

«Non meriti questo» mormora appena come fossero delle scuse, dopo aver nascosto il suo viso fra i miei capelli.
A sua volta mi avvolge in una calda e ferrea presa capace di riscaldarsi l'anima.

«Devi andartene da qui, ne avevamo già parlato, ricordi?» mi domanda scostandosi da me e puntando i suoi occhi magnetici nei miei. Lo osservo curiosa per una manciata di istanti, che devono sembrargli attimi interminabili, prima di capire a cosa si sia riferito.

«In Svizzera?» chiedo sapendo già la risposta che arriva ben presto. Annuisce voltando il capo a osservare le fronde fortemente mosse dal vento.

«Farò organizzare tutto domani, partirete il prima possibile» mi informa prima di premere la sua mano sulla mia nuca, costringendomi a nascondere il viso nel suo petto. «Mi dispiace doverti allontanare, ma proprio ora non puoi restare qui, non così» mi spiega sdiorandomi i fianchi e premendo lievemente i pollici sul mio ventre.

«Lo so» rispondo appena prendendo un'enorme boccata d'aria e sbuffando in seguito.

Questa notte assomiglia tanto a quella in cui sono stata rapita, solo che se prima doveva costringermi ad entrare in casa, adesso mi sta mandando via da qui.

Tornerò, certo, ma quando?

Rientriamo in casa mezz'ora dopo. In completo silenzio. Sappiamo entrambi che quello che sta per sorgere, potrebbe essere l'ultima nostra alba insieme. Se qualcosa andasse storto durante la battaglia finale, se Tòmas riuscisse ad ucciderlo... io cosa dovrei fare dopo?

Sempre E Solo Noi (Mafia Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora