♥ 9 - Jealousy ♥

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Rimasi inebetita a fissare il soffitto della stanza del mio migliore amico. Dal momento in cui ci eravamo scoperti, non riuscivo a resistere ai suoi occhi, alle mie pulsioni. Era una sensazione che mi infastidiva, poiché odiavo perdere il controllo della situazione. In quel momento, ero solo una spettatrice smarrita, che contemplava la serie di eventi imprudenti che l'avevano portata a oltrepassare il limite. Non avevo alcun rimpianto, ero riuscita soltanto per un attimo a essere sincera con me stessa e ammettere ciò che bramavo nel profondo.

«Wow...» Dissi ridendo quando finimmo di contorcerci all'unisono.

«Ho sempre immaginato che tu ci sapessi fare...» Cantilenò guardandomi negli occhi. Non sapevo se sentirmi offesa o lusingata dal commento. Significava forse che aveva pensato a come io fossi a letto?

«Mmh. Io ti immaginavo impacciato, invece», replicai distogliendo lo sguardo per non scoppiare a ridere. Sapevamo entrambi che era una bugia enorme.

«Bugiarda», mi guardò di nuovo nel modo affamato di prima, quello sguardo che mi stava veramente mettendo a disagio.

«Scherzo», ribadii di nuovo, senza fissare i miei occhi nei suoi. Temevo che se mi avesse rivolto un altro sguardo magnetico, sarei precipitata di nuovo nella follia della passione che mi stava catturando.

«Come è stato, insomma?» Mi chiese lui e continuò: «Beh... Sai, visto che siamo migliori amici, potresti aiutarmi, farmi capire se sono bravo, no?»

Dio. Ma che stava dicendo? Che intendeva? Avrei voluto tirargli un ceffone dritto in faccia, ma pensai che la colpa fosse anche un po' mia, gli avevo annunciato in modo sicuro che per me era tutto come una volta. Decisi quindi di stare al gioco, non volevo perderlo.

«Mmh, sì. Credo di sì. È stato molto bello, Manuel, ma forse perché tra di noi c'è già molta complicità», usai un tono molto pacato, quasi come se avessi esaurito le energie.

«Immagino di sì. Credi che potremmo divertirci insieme ogni tanto?» Di nuovo? Ma faceva seriamente? Ma dove era finito il mio Manuel? Lo rivolevo cazzo. Avevo immaginato che dopo quell'episodio ci saremmo sdraiati insieme mano nella mano a parlare dell'evoluzione del nostro rapporto, ma i sogni rimangono tali se non ti impegni per farli avverare.

«Oh. Boh... Cioè si certo...» Evitai il suo sguardo, tamburellando con calma le dita contro la spalliera del letto. Ero nervosa e si percepiva anche a distanza di chilometri.

«Sei strana, Ginevra. Non volevi qualcuno con cui andare a letto senza problemi? Meglio di così. Siamo entrambi single e sappiamo cosa vogliamo», parlò nuovamente, guardandomi dritto negli occhi, come se volesse leggermi.

«Immagino che sia perfetto» Le parole uscirono dalla mia bocca in pochi secondi, quasi a volermene autoconvincere io stessa.

Perché? Perché avevo dovuto rovinare tutto così? Non potevo credere che l'amicizia che avevamo costruito per anni stesse per scemare via così, per causa mia. Ero io la persona da biasimare e da incolpare perché non avevo saputo resistere alla tentazione.

«Ora vado, Manuel. Ci sentiamo...» Mi diede un bacio a stampo per salutarmi mentre io avrei voluto semplicemente stringerlo e chiedergli di premere il tasto rewind per tornare indietro nel tempo. Che cazzata avevamo appena fatto?

«Ciao, Gin» Furono queste le parole che mi fecero capire che era appena cambiato tutto tra noi due. Erano i suoi occhi, così diversi dal solito. Ero diventata una di quelle con cui si divertiva, non più la sua confidente, non più la sua migliore amica. Ed era stata tutta colpa mia.

Nel tragitto per tornare a casa continuai a pensare alla tenerezza dei nostri baci, al modo in cui mi guardava, a come il mio cuore palpitasse in modo così naturale in sua presenza. Pregai me stessa di frenare quel sentimento che sentivo esplodere, consapevole che non ne sarei uscita indenne.

Nel pomeriggio andai a correre perché non ne potevo più di pensare a lui e decisi di chiamare la mia migliore amica, Denise, per raccontarle tutto ciò che era successo. Nei giorni precedenti non avevamo avuto occasione di parlare perché lei era fuori per lavoro: faceva la hostess e questo comportava continui viaggi. Io e Denise eravamo praticamente amiche dalla nascita, ci confidavamo su tutto. Era divertente, intelligente ma, soprattutto, bellissima. Era molto alta, con dei grandi occhi castani e una bocca carnosa da diva. Il suo viso ovale e i suoi capelli lunghi la rendevano paragonabile a una modella. Sebbene fosse di una rara bellezza non se ne vantava minimamente, anzi, aveva i modi di un camionista e il tatto di un elefante. La adoravo proprio per questo, perché era sincera, spontanea, non temeva di mostrarsi agli altri per ciò che era, anzi, voleva che la vedessero proprio così.

Lei mi ascoltò e mi disse che era successo l'inevitabile, che stare sempre insieme aveva fatto crescere la tensione sessuale tra me e Manuel e che poteva soltanto risolversi in questo modo. Mi disse che probabilmente sarebbe finita presto e di non preoccuparmi, che avrei riavuto il mio migliore amico. Poi mi raccontò che doveva ripartire per un altro viaggio e io finsi di essere felice per lei anche se, in realtà, mi mancava da togliere il fiato.

Poco dopo, Caterina mi scrisse un messaggio che per poco non mi fece finire sotto a una macchina. Tentai di mantenere la calma mentre scorrevo nervosamente le dita sopra alla nostra chat di WhatsApp.

"Ginny, ti devo aggiornare. Ho visto Manuel prima."

Ero veramente incazzata. Come aveva potuto andare da lei dopo ciò che era successo tra di noi? Aveva dato davvero così poca importanza a quell'episodio? Non riuscivo a contenere la mia rabbia e come sempre, agii d'impulso e lo chiamai.

«Pronto» Sentii la sua voce seccata riecheggiare al di là della cornetta.

«Manuel. Mi ha scritto Caterina» Cercai di mantenere la calma il più possibile.

«Ginevra. Sono a lezione. Che cazzo ti prende, si può sapere?» Provava a mantenere un tono basso, che faceva comunque trapelare la sua indignazione.

«Oddio. Scusami. Non lo sapevo.» Mi sentii improvvisamente in colpa, in fondo non avevo alcun diritto di telefonargli in questo modo chiedendogli spiegazioni. Non ci eravamo promessi nulla, né detti alcunché.

«Ti stai comportando come una ragazzina, lo sai, vero? Sono stato da Caterina per aiutarla con alcune cose di informatica e lei mi è praticamente saltata addosso.» Apprezzai il suo modo di giustificarsi, come se volesse in qualche modo tranquillizzare la mia furia.

Mi immobilizzai in mezzo alla strada. Avevo avuto un attacco di gelosia così fuori luogo e imbarazzante che mi sentii un'imbecille.

«Scusa, Manuel. È che... Ce l'ho un po' con Cate» Mentii per confonderlo, non volevo che si allontanasse da me e stavo proprio provocando questa reazione. Conoscendolo, non mi avrebbe più cercata per giorni, sentirsi oppresso era una cosa che proprio non tollerava.

«Ciao, Ginevra» disse chiudendo la chiamata evidentemente esasperato dal mio comportamento. Attraversai il cancello di casa e mi sedetti in mezzo al prato verde, nascondendo la faccia tra le mani, pensando che, in fondo, me l'ero cercata.

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