♥ 2 - Detached ♥

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Tentai di non fossilizzarmi sul modo bizzarro in cui Manuel si era congedato da casa mia, riflettendo sul fatto che quella sera sarei dovuta uscire con Francesco: un ragazzo molto piacevole, che il mio migliore amico si era prodigato a presentarmi poco tempo prima. Il suo sorriso era in grado di contagiare una città intera e questo dettaglio lo rendeva appetibile per tutte le nostre amiche. Gli occhi scuri, contorniati da sopracciglia poco curate e capelli ribelli che portava sempre in modo selvaggio. Era alto e magro e questo gli permetteva di poter indossare completi molto eleganti, che lo facevano sembrare un vero modello da copertina.

Mi feci una doccia lunghissima, come a voler lavare via il senso di colpa che mi aveva inondata dopo aver provato quella scossa imprevista toccando le mani di Manuel. Mi destreggiai nella mia stanza, evitando l'ammasso di vestiti impilati in un angolo. Dopo aver passato in rassegna metà dell'armadio, infilai un abitino che mi arrivava a metà coscia, nero con una cucitura in organza sulla vita, che andava a formare una cintura. Data la scollatura pronunciata del vestito, abbinai una collana piena di brillantini e mi truccai molto accuratamente, trascorrendo un'ora intera di fronte allo specchio, per raggiungere la perfezione. Optai per un ombretto dorato, leggermente sfumato sui bordi, aggiunsi un po' di mascara, così da far risaltare i miei occhi azzurri. Scesi di corsa le scale, facendo attenzione a non scivolare per via delle décolleté. Fortunatamente, la porta era immediatamente di fronte alla scalinata, per cui non dovetti faticare per raggiungerla.

La mia abitazione era piuttosto modesta, situata nella periferia di Roma: una villetta a mattoncini, di colore rossastro, con annesso un portico colmo di fiori e rose. Molto illuminata, grazie alle enormi vetrate poste ai lati del portone, di color mogano antico. Il giardino era anch'esso semplice, ai lati della strada che conduceva al cancello, vi erano grosse pietre bianche di marmo, che avrebbero dovuto servire come decorazione, ma che in realtà stonavano con l'intera costruzione. L'esterno decorato con piccole statue di gargoyle che, nonostante non fossero in linea con lo stile del fabbricato, davano un'aria gotica all'ambiente, per cui le adoravo.

Aprii il cancello di casa, a ogni passo le domande si infilavano una dopo l'altra, senza lasciarmi tregua. Ero veramente felice? Con quanti ragazzi ero uscita ultimamente? Mi sentivo inerme di fronte alle mie azioni, inconsapevole di quanto stessi cadendo nel baratro con questo mio atteggiamento. Ma io avevo bisogno di sentire, avevo bisogno di emozioni. Avevo bisogno di percepire il battito accelerato del mio cuore. E se stavolta sarebbe stata quella buona? Dovevo tentare.

Francesco, fissato con la velocità e i motori, mi attendeva a bordo della sua Abarth bianca. Dovetti ammettere che era davvero molto carino: acchittato in modo elegante, con i capelli sbarazzini, che gli ricadevano aggraziatamente sulle gote.

«Ehi, sei una bomba», elargì sorridendo a pieni denti. Lo presi come un complimento, ma non nego che mi infastidì non poco.

«Anche tu non stai affatto male, Fra», replicai leggermente seccata, prima di salire sull'auto e sentire il rombo del motore.

Attraversammo la periferia romana, prima di raggiungere una pizzeria meravigliosa vicina a Castel Sant'Angelo, praticamente nel Centro della capitale. Il castello si ergeva a pochi metri dal locale, da cui si riusciva solo a intravederne il retro, ero sempre stata attratta da questo genere di architettura. I miei occhi meravigliati guardavano la fortezza, cercando di coglierne quanto più possibile, rimanendo delusi, poiché captarono soltanto la forma circolare della stessa. Ci sedemmo all'esterno, dove le stampe dei monumenti più famosi di Roma, poste sopra a un cartonato, ci accompagnarono durante la cena.

«Immagino che tu non voglia una relazione seria, giusto?» Roteò gli occhi a destra e a sinistra, come a voler scomparire dopo la domanda che mi aveva appena rivolto.

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