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Cammina totalmente nudo per la stanza in maniera disinvolta verso la parete con la doccia e si appoggia alla vasca fresca di installazione, gira la manopola, fa scorrere l'acqua e ne versa al suo interno dei sali. In pochissimi minuti tutto l'ambiente è avvolto nel vapore.

<< Hai un desiderio in sospeso.>> mormora voltandosi verso di me.

<< Mi sembrava di aver capito che era un tuo desiderio quello della vasca>> sorride alla mia risposta impertinente.

Non sarebbe male un bel bagno rilassante dopo l'attività fisica fatta a letto.

Entra per primo immergendosi nell'acqua calda che sa di sandalo e lavanda. Raccolgo i capelli per non farli bagnare e lo raggiungo, mi fa posto tra le sue gambe. La vasca è enorme e c'è abbastanza spazio per due persone. L'acqua è davvero calda, ma la pelle si abitua subito, rilassandosi. Appoggio la schiena al suo petto e lo sento subito inspirare.

Mi rilasso all'istante e lui inizia a massaggiarmi i muscoli delle spalle, sembra già pronto per il prossimo round visto che la sua asta preme contro la mia schiena.

Inizia passando la spugna sul collo e poi sulle spalle. Lo sento soffermarsi un po' di più su una delle mie cicatrici, è come se potessi vedere il disgusto nei suoi occhi nonostante gli dia le spalle. Chiudo gli occhi e scaccio via l'ombra che mi perseguita.

Giro appena il corpo per vederlo negli occhi << Parlami di te>> e poi lo bacio sulle labbra.

Inspira a fondo e sul viso ha un'espressione indecifrabile. Forse ho fatto o detto troppo, magari il bacio era fuori contesto, oppure la domanda va oltre il nostro accordo.

<< Scusami, non...>> gli dico, provando a farfugliare altro che però muore in gola. Scuote il capo continuando a tenere fisso il suo sguardo sul mio.

<< Non è un problema. La mia vita è... ok.>> resta in silenzio qualche secondo << Mio padre era un ricco imprenditore navale, eravamo io e lui e tutto era perfetto.>>

<< Tua madre?>> non appena faccio questa domanda il suo volto si incupisce.

<< Mia madre?>> si stringe nelle spalle << E' stata la classica donna egoista. A un anno dalla mia nascita abbandonò me e mio padre per una vita libera da responsabilità. Non ho ricordi di lei, l'unica cosa che mi ha lasciato è genetica e questa maledetta malattia che mi porto dietro ormai da anni.>> percepisco disprezzo nella sua voce e io mi irrigidisco capendo a cosa si riferisce.

<< Non prendiamoci in giro, sei un cardiochirurgo sapevo che una volta vista la cicatrice avresti capito>> appare un lampo di irritazione << Cardiomiopatia ipertrofica>> scrolla le spalle rassegnato.

La conversazione ha preso una piega pesante. << Non si è più risposato tuo padre?>> Provo a cambiare argomento.

<< Angelica>> sorride pronunciando quel nome << la conobbe quando avevo nove anni, si sposarono dopo qualche mese nonostante la loro differenza di età. Purtroppo però tre anni dopo mio padre morì. Essendo mio tutore legale, rimase tutto nelle sue mani fino ai miei diciotto anni. Non mi ha abbandonato come mia madre, quindi mi è sembrato giusto non escluderla dalle responsabilità dopo. La mia è stata un'adolescenza complicata, ero un ragazzino incasinato e nel pieno dello sviluppo ormonale.>> Ascolto il suo racconto come una bambina che ascolta la sua fiaba preferita. << A tredici anni, fisicamente, sembravo già un ragazzo di diciotto, quindi mi aiutò a gestire la mia adolescenza inserendomi nel suo giro di amiche ricche e avide di lussuria.>> mi guarda per vedere la mia reazione mentre io scatto raddrizzando la schiena.

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