Avverto una strana sensazione e mi obbligo ad aprire gli occhi.
Metto a fuoco ciò che mi circonda e impiego qualche secondo per rendermi conto di non trovarmi nel mio letto. In un attimo ricordo esattamente cosa è successo e adesso mi ritrovo nuda, avvinghiata a questo Dio greco, nudo anche lui, nel divano del suo posto di lavoro.
<< Merda!>> il mio è un sussurro stridulo per evitare di svegliarlo.
Ho preso alla lettera il consiglio che mi ha dato Leo. Accidenti a me!
Cerco di recuperare tutte le mie cose e le rimetto insieme per rivestirmi. Blocco l'ultimo ferretto del reggiseno e prima di indossare l'abito mi guardo attorno in cerca delle mie mutandine.
Cavolo! Riesco a intravedere il pizzo sotto la spalla di Edo! Provo a recuperarla facendo il più piano possibile.
Niente da fare!
E' impossibile afferrarla senza che si svegli anche lui.
Pensa Ginevra. Pensa Ginevra.
Non posso andarmene così.
E invece si.
Ho proprio bisogno di andarmene. Adesso. Senza avere puntati i suoi occhi di sopra.
Sospiro e alla fine decido di rivestirmi senza le mie mutandine.
Prima di andar via mi soffermo a guardarlo mentre dorme.
Questo è stato... beh non credo che esistano parole giuste per definire la notte scorsa.
Me ne devo andare da qui. Prima di addormentarmi sentivo la musica in sottofondo, adesso invece è il silenzio a circondarci. Guardo l'ora e sono passate da mezz'ora le cinque del mattino.
Guardo giù attraverso il vetro per assicurarmi che non ci sia nessuno prima di sgattaiolare fuori dall'ufficio.
Perfetto! Via libera.
Recupero cappotto, borsa e scarpe.
Al rumore dei miei tacchi lo vedo muoversi per cambiare posizione sul divano. Ogni muscolo del mio corpo si muove lentamente per non fare un minimo rumore. Apro la porta e la richiudo altrettanto lentamente.
Oltrepasso il corridoio e mi ritrovo nella grande sala che sono ormai abituata a vedere strapiena di persone accalcate e invece adesso è vuota e messa in ordine.
Mi chiedo se sarà altrettanto facile uscire da qui adesso che il locale è chiuso.
Percorro l'ultimo corridoio quando mi sento chiamare dalla voce di Sara.
<<Gin! Cosa ci fai qui?>> la sento dietro di me.
<< Sara devo andare è tardissimo! Ne riparliamo quando torno a Roma.>> Mento senza voltarmi continuando a camminare come una ladra in fuga. Raggiungo la porta e per fortuna mi basta premere sul maniglione antipanico per ritrovarmi all'aria aperta.
Un lungo respiro mi basta per calmarmi. Il cielo inizia a schiarirsi e l'aria si mantiene frizzante. Intravedo la mia macchina con i vetri appannati dalla temperatura.
Salgo e metto in moto anche se mi ci vuole qualche secondo prima di avere la visuale nitida del vetro.
Con la coda dell'occhio intravedo che si apre la porta da cui sono uscita io un attimo fa. Ne escono Edo e Sara. Si sarà svegliato dopo che sono uscita dall'ufficio indossa i pantaloni e la camicia abbottonata appena.
Mi assale il panico perché non voglio parlare con lui in questo momento così vado via senza pensarci oltre.
Prima di uscire dai parcheggi ed essere definitivamente fuori dalla sua portata guardo dallo specchietto retrovisore e mi accorgo che stanno discutendo. Spero non per colpa mia.

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Heartbeats "Battiti"
Literatura FemininaEsattamente c'è un momento tra uno sguardo e un bacio in cui il mondo si ferma. Quel momento è così intenso che quando finisce, solo allora capisci che è solo l'inizio. Entrambi segnati dai loro passati, scopriranno col tempo che una volta svelat...