Capitolo 37

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"Niall, dobbiamo sbrigarci o non arriveremo in tempo per il pranzo dai miei!" Urlai dalla camera da letto, intenta a mettere delle fastidiose scarpe col tacco.
Il resto del mio abbigliamento era abbastanza semplice: pantaloni neri piuttosto aderenti e una maglia più pesante beige.

"Eccomi." Sbucò Niall dalla porta.

"Era ora." Dissi sbuffando.

"Ehi, parla colei che sta due ore e mezza chiusa in bagno."

"Sono una ragazza, è più plausibile." Dissi con fare trasandato mentre raccoglievo la borsa da sopra il letto.

"Ti consiglierei di non aprire troppo la bocca, piccola."

"Oh Niall, non hai ancora capito che amo le sfide?"

"Tu guardala. Quando ci siamo conosciuti non eri così. Che fine ha fatto la ragazza timida che era in te?"

"C'è sempre, ma con te non trova più timidezza in nulla." Alzai un sopracciglio e arricciai le labbra in un sorriso malizioso.

"Cazzo se si vede."

"Bene, quindi ti consiglio di non sfidarmi troppo, si potrebbero invertire i poli."

"Oh, non pensare che mi dispiacerebbe, piccola."

"Vedremo."
Gli andai incontro saltandogli poi in braccio. Le nostre labbra erano distanti solo pochi centimetri e potevo sentire benissimo il suo alito sulla mia bocca. Era fresco e sapeva di dentifricio. L'odore del suo profumo mi inebriava e quasi quasi volevo correrlo quel rischio di arrivare in ritardo.

"Baciami." Mi istigò.

"Faremo tardi." Gli ricordai mentre giocherellava con la punta del mio naso.

"Fanculo!"
Aggrappò le mie natiche e mi tenne bel salda a lui. La sua bocca cercava disperatamente la mia mentre mi dimenavo dai suoi baci.

"Ti voglio, adesso." Imprecò.
Affondai le dita tra i suoi capelli, spingendo il bacino contro il suo. Una scarica elettrica si diffuse dentro il mio corpo, mentre Niall si occupava di tenermi ben attaccata al suo corpo. Lo sentivo sotto i vestiti, era assurdo. Come faceva ad eccitarsi così velocemente, quel ragazzo?
Fece qualche passo in avanti, buttandomi poi sul letto. La sua bocca trovò la mia e le nostre lingue aprirono una danza di fuochi. Mani calde scesero lungo i miei fianchi, mentre mi spingevo in avanti, le caviglie ancora attorno il suo bacino.

"Così mi fai soffrire, Delia."

"Voglio."

"Piccola stronza."
Si protese nuovamente a baciarmi, ma lo colsi di sorpresa respingendolo e facendolo scendere dal letto. Indietreggiò e si bloccò per via della parete.

"Ora sta' fermo."
Gli slacciai velocemente i pantaloni e restai meravigliata alla vista della sua erezione così eretta, vogliosa, vogliosa di me. Abbassai così i boxer e non persi tempo per iniziare a massaggiarla. Era calda e solida e mentre continuavo il mio lavoro, lo vedevo godere di piacere, abbandonato al muro.

"Oh, Delia."
A quella supplica la portai in bocca, cercando di rendere i miei movimenti più veloci possibili. Andavo su e giù con tutto l'amore che avevo, volendo che provasse piacere. Ehi, ma non troppo.

"Oh Delia, vuoi farmi morire."
Continuai ancora, ancora e ancora. Quando capii che stava per lasciarsi andare, mollai la presa. Mi alzai e mi sistemai, restando a fissarlo. Era come spaesato, in preda al piacere ma anche allo sconforto. Aveva il torace che si alzava e abbassava così velocemente che quasi mi venne da ridere.

"Delia, cristo dio, perché ti sei fermata?"

"Mai accontentare completamente il proprio uomo." Risi.
Lui sgranò gli occhi e restò di stucco.

An angel with blue ocean eyes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora