Arrivarono a sera senza parlare molto, ma per una volta riuscirono a non odiarsi.
Rimasero in silenzio a cercare d'evitare che il vecchio potesse morire o peggio, cacciarsi in guai seri, ma tra loro non ci furono occhiate piene d'odio o di risentimento.Sembravano aver raggiunto una sottospecie di tregua.
Non sapevano quanto sarebbe durata, e in fondo entrambi pensavano fosse solo la calma prima della tempesta, ma in quel momento non sembrava interessargli.Avrebbero mantenuto quel rapporto pacifico finchè sarebbe durato, ingnari del fatto che qualcosa fra loro era cambiato.
In quelle settimane si erano odiati, erano arrivati al limite della sopportazione e si erano urlati cose, che forse, nemmeno a loro stessi erano mai riusiciti a dire.
Accompagnarono il vecchio in camera sua, e finchè non si assicurarono che stesse dormendo, non uscirono da quella stanza.
Chiusero la porta dopo due ore, che Al passò a raccontare storie surreali.
Insieme al vecchio, Emma ascoltò interessata quei racconti fantasiosi, su personaggi mitologici, streghe che vivevano in una società comandata da sole donne, vampiri che vivevano tranquilli alla luce del sole, draghi con sembianze umane e creature chiamate innominabili, che vivevano ai confini del mondo.Emma se ne andò appena la porta si chiuse.
Non disse niente, non salutò Al e non tentennò nemmeno un secondo.
Girò i tacchi e andò via, mostrando una sicurezza ed una indifferenza, che per una volta dentro di lei, vacillavano.Forse avrebbe dovuto salutarlo, forse avrebbe dovuto dire qualcosa, ma in quel morendo prendere e andarsene in silenzio, le sembrava la scelta migliore.
Al, invece esitò.
Rimase a guardarla andare dall'altra parte del corridoio, cercando di formulare una frase che non sembrasse una supplica. Una frase per cercare di instaurare una tregua, ma in quel momento non sembrava trovare le parole."Emma aspetta" la richiamò, mentre si formulava un discorso nella testa, che sapeva già che non avrebbe rispettato.
Lei si fermò e si voltò verso di lui, in completo silenzio, attendendo ciò che le voleva dire.
"Abbiamo due settimane davanti e il tempo passa troppo lentamente se stiamo in silenzio"
La ragazza lo guardò impassibile, ma gli fece cenno d'andare avanti.
"Propongo una tregua"
"Una tregua?" Ripetè lei ad alata voce, poco convinta.
"Si, siamo costretti a stare tutto il giorno insieme, e il vecchio non è di grande compagnia. Perciò dobbiamo imparare a sopportarci. Magari potremmo anche conoscerci. Facciamo un gioco. Io faccio una domanda a te e tu ne fai una a me, e se sono troppo personali e non vogliamo rispondere, basta dire passo. Così nessuno dei due si innervosisce e non finiamo per litigare."
Vide il suo sguardo continuare a guardarlo incuriosita, ma ancora non era del tutto convinta.
"Non credo tu abbia molta scelta." Continuò, con il tono più persuasivo che riusciva a fare. "A meno che tu non preferisca state sedata in una stanza con una camicia di forza. Ma chi sono io per giudicare le scelte altrui."
"Sai come convincere le persone eh?"
"Si è una delle mie mille doti."
"Tra queste c'è anche la modestia?"
"Ovvio."A quelle parole non potè che sorridere, e subito portò una mano sulla sua bocca, per sfiorare le sue labbra leggermente incurvate all'insù.
Quel ragazzo era riuscito a farla sorridere due volte in un giorno, era riuscito a vedere più sorrisi lui di quanti ne avesse visti suo padre in diciasette anni.E mentre pensava tutto ciò le sue labbra parlarono da sole.
"Va bene, ma inizio io." disse sorprendenosi anche lei, di tutto quell'entusiasmo, che mai in vita sua, aveva avuto per qualcosa.
Era come se la sua indifferenza per la vita, per i rapporti umani, stesse in qualche modo iniziando a svanire, ma non riusciva ancora a capire se tutto ciò la spaventasse, o se quella che provava fosse euforia.
"Come fai di cognome?" continuò riprendendosi dai suoi mille pensieri.
"Si pronuncia Akihiko"
"E che vuol dire?"
"Sarebbe il mio turno, ma per questa volta faccio un'eccezione. Significa Principe luminoso. Ora tocca a me. Te come fai di cognome?"
"Hall, ma non credo abbia un significato. Perchè non ti vuoi sposare?" chiese mentre lentamente, riprendevano a camminare verso la sua stanza.Passarono dei secondi in cui Al tentennò, come se stesse cercando di formulare una risposta nella sua testa. Ma quella pausa più che una pausa per carcare di trovare un pretesto per odiare quella siatuazione, sembrò più una pausa per trovare il coraggio di parlarne. Come se solo l'idea lo spaventasse rendolo triste.
"Non è una mia scelta. È mio padre che vuole che mi sposi"
"E perchè? Non puoi semplicemente dirgli che non vuoi sposarti?"
"Non vuoi proprio capire il funzionamento del gioco." la riprese sorridendo. "Ma sono un ragazzo magnanimo e ti risponderò. Non è così facile. Mio padre... a mio padre non piace essere contraddetto e non gli piace quando le persone non fanno ciò che vuole lui. Ora prima che mi fai altre mille domande... la figura che hai visto.. come te la spieghi? Secondo cos'era?"
"Non... non lo so. Forse era solo la mia mente che mi ha fatto un brutto scherzo. Volevo provare emozioni e la paura sembrava l'unica soluzione."
Non sapeva perchè aveva rivelato a quel ragazzo, che fino a quella mattina odiava, tutta la verità. Quella verità che non era riuscita a dire nemmeno a suo padre.
Era così strano, ma allo stesso tempo così semplice.
Quel ragazzo dai toni scontrosi riusciva a tirarle fuori cose che nemmeno lei pensava di riuscire a dire, cose che non pensava nemmeno lei di poter anche solo pensare."Tocca a me." disse cercando di mettere a tacere la sua mente, che mai come in quel momento era piena di quesiti e pensiri.
"Credi nelle storie che hai raccontato prima?"
"E tu ci credi?" gli rispose con il suo solito sorriso provocatorio, ma che in quel momento non la irritava, anzi, in fondo a lei pensò che gli si addiceva, e che avrebbe dovuto farlo più spesso.
"Non vale rispondere ad una domanda con una domanda, ma in ogni caso no."
"E perchè no? Perchè non crederci? Chi decide cos'è reale e cosa non lo è?"
"La ragione, la scienza, il buon senso"
"Per te è ragionevole credere che tuttto ciò che ho raccontato in quella stanza non esista, ma per i protagonisti delle mie storie è ragionevole credere che tutto ciò sia reale."Si guardarono scrutandosi a vicenda, senza accorgersi che avevano smesso di camminare e senza accorgesri che avevano smesso di giocare.
Avevano iniziato a parlare, a conversare come persone civili, un traguardo che fino a quel momento sembrava impossibile."Non è l'opinione della gente che rende le cose reali o meno. Certe cose esistono anche se il mondo non ci crede"
"Ma qui stiamo parlando di magia, di un mondo parallelo al nostro in cui ciò che si legge nei libri diventa reale"
"Il mondo non è bianco o nero, Emma. Non si divide in finzione e realtà. Ogni cosa inventata ha un fondo di vertà, ed ogni cosa data per vera, ha un fondo di falsità."
"Suppioniamo allora che tutto ciò sia reale. Che la magia esista e che il sovrannaturale esista. Tu cosa saresti?"Al alzò gli occhi al cielo e provò a farsi vedere scocciato, ma non potè nascondere un velo di divertimento.
La regina dell'indifferenza si stava interessando a lui, forse c'era una cura alla sua apatia e magari sarebbe riuscito anche ad aiutarla."Secondo te cosa potrei essere?"
"Non lo so" rispose riprendendo a camminare. "Devo ancora capire se sei un buono o un cattivo"
"Nella tua storia cosa sono?"
"Il personaggio contorto che si rivela buono" e lo credeva davvero.
Perchè sotto a tutta quella arroganza, c'era la persona che era riuscito a comprendere Marla, c'era il ragazzo che era riuscito a farla pensare e la domanda di quella mattina le tornò in mente."Cerco d'accettare la situazione"
"Che situazione?" le chiese confuso.
"Stamattina mi hai chiesto perchè non dico mai i lati negativi d'essere apatica. Non mi ero mai posta quata domanda prima d'oggi, e non sapevo come riponderti. Ma ora si. Non li dico perchè se mi concentrassi sui lati negativi, mi accorgerei di quanto faccia schifo. Perciò li ignoro."
"E vuoi continuare a farlo?" le chiese guardandola negli occhi, in quegli occhi freddi che sembravano sciogliersi lentamente, come un ghiacciolo al sole.
"Non lo so."
Erano ormai arrivati alla camera di Emma, e mentre distoglieva lo sguardo dal suo, aprì lentamente la porta."Buonanotte Al" gli disse prima di scomparire dietro a quel pezzo di legno con la testa piena di pensieri.
"Buonanotte Emma."
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Apatia
FantasyLa vita di Emma è caratterizzata dall'indifferenza. Ha un mostro dentro di lei che vive al posto suo e ogni cosa sembra non suscitarle nessuna emozione. Vive nella sua vita monotona, senza sentire il desiderio di cambiare qualcosa, finchè una notte...