Un amore impossibile

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Quando riaprì gli occhi, invece d'essere in camera sua, si ritrovò difronte a quella porta socchiusa della libreria, con il vassoio di caffè in mano.

Sentì ancora una volta Al e Marla gridare e Dago guardarli in disparte.
Era come se, dal momento in cui era corsa via, il tempo si fosse fermato e avesse ripreso a scorrere solo in quel momento.

"La voglio proteggere perchè la amo!"

Quella frase gridata ancora una volta, ma che questa volta oltre ai brividi, le faceva venire la tachicardia.

Era per quell'amore che lui sarebbe morto.
Quell'amore che sembrava impossibile all'inizio di quella strana avventura, ma che ora li accomunava.

Entrò nella stanza, cercando di non pensare a niente, cercando di resettare la mente e non far vedere ad Al ciò che aveva visto, cercando di sembrare il più fredda possibile, anche se dentro avrebbe voluto andare da lui e stringerlo forte a se.
Andare da lui e gridargli che lo amava, perché se c'era una cosa che aveva capito da quel futuro distopico, era che quel ragazzo, tanto arrogante non l'aveva solo guarita, ma l'aveva fatta innamorare.

Se si guardava alle spalle, al suo passato, a tutte le avventure vissute fino a quel momento, si accorgeva di come tutto si fosse modificato.
Ora che stava imparando a non avere paura delle emozioni, a viverle e a lasciarsi travolgere da quelle mille sensazioni, avrebbe dovuto dire addio ad ogni cosa.

Una sensazione di vuoto le pervase lo stomaco, ma continuò a fare finta di niente, a tornare nella sua camera di indifferenza, che ora le stava fin troppo stretta.

Buffa la vita, quando impari a vivetela davvero, la morte bussa alla tua porta.

Appena mise piede in quella stanza, i due ragazzi si ammutolirono e la guardarono entrare.
Appoggiò il vassoio sul tavolo, mentre quel silenzio teso le aumentava i brividi sul corpo.

Si sentiva come una bambina alla recita di Natale, sul palco tutta sola, con il terrore di parlare e mille occhi addosso.

Le parole sembravano essere svanite dal suo vocabolario. Il suo cervello sembrava non collaborare, come il suo corpo, che anche se tratteneva, tremava ad ogni respiro.

Guardò prima Marla, che con lo sguardo ancora sconvolto dai sentimenti del ragazzo, la guardava esterrefatta. Spostò poi il suo sguardo su Dago, che come sempre, le sorrise dolcemente e Emma dentro di se lo ringraziò per ogni cosa, per ogni parola, ogni sorriso e ogni sguardo, che le aveva donato in quei mesi. Quell'uomo dall'aspetto cattivo, ma dal cuore enorme, che prima ancora di esserlo veramente, si era comportato da padre con lei.

E in fine, spostò lo sguardo verso quel ragazzo dall'aspetto arrogante e i modi di fare non convenzionali. Quel ragazzo che sotto all'arroganza nascondeva un desiderio incontrollato d'essere umano, in continua ricerca della normalità, non accorgendosi d'avere la fortuna d'essere diverso da chiunque altro.

Quegli occhi grandi e verdi, che sembravano scrutarle l'anima, e forse era proprio così. Quel ragazzo che sorrideva raramente, ma che ogni volta era un tuffo al cuore. Quell'essere sovrannaturale in cerca dell'umanità, che senza accorgersene aveva fatto sentire Emma, più umana di tutti gli altri esseri viventi.

Come una bambina alla recita, quando vede gli occhi familiari del genitore, Emma riuscì a riottenere tutta la sicurezza che sembrava aver perso, da quegli occhi verdi.

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