Emma arrivo alla sala degli incontri che erano le 15 e 32 minuti.
La sala era enorme e vi si accedeva da due porte.
Una da dove entravano i pazienti e il personale sanitario, e l'altra da dove entravano i familiari.
Entrambe le porte erano affiancate da due uomini massicci in tuta bianca, probabilmente le guardie di sicurezza.C'erano diversi tavoli, dove i pazienti stavano parlando con i loro familiari.
In fondo alla stanza c'erano delle panche dove si potevano aspettare i propri parenti e li vicino, c'era un grosso buffet pieno di piatti di ogni genere.Emma si guardó in torno per vedere se suo padre fosse già arrivato.
Non vedendolo decise di sedersi sulla panca piú vicina al buffet e di aspettarlo li.Aspettò tutto il pomeriggio che suo padre arrivasse, ma tutte le persone che entravano dalla porta principale, non erano lui.
Erano ormai le 17:40.
Tra 20 minuti l'orario delle visite sarebbe finito.
"Non verrà" pensò.Non lo biasimava. Anche lei se avesse potuto provare emozioni sarebbe stata arrabbiata con se stessa.
Aveva provato a togliersi la vita.
Era quasi riuscita a togliere a suo padre, l'unica persona che gli era rimasta.
Stava per andarsene quando vicino a lei si sedette Al."Giornata dura eh? Essere dimenticati è difficile all'inizio, ma piano piano ci si abitua sta tranquilla"
"Non sono stata dimenticata" rispose con voce che non ammetteva repliche "È solo molto impegnato, verrá la prossima volta. Non è poi un problema così grande. Anzi che venga o meno mi è del tutto-"
"Indifferente!" Rispose finendo la frase per lei.
"Se sei venuto qui per sfottere puoi pure andartene. Trovati una vittima che sappia provare emozioni e che possa sentirsi turbata da ciò che le dici, così almeno il tuo ego sarà appagato di così tanto impegno"
Il ragazzo non rispose e non si alzò nemmeno. Si limitò a sorridere a quelle parole, come se fossero la migliore barzelletta mai sentita.
"Al cosa sei venuto a fare? Avevo capito che nessuno di voi avesse familiari con cui incontrarsi"
"Già" sospiró "Non ho persone da vedere, ma ogni tanto vengo qui comunque. Vedere gli incontri con le famiglie degli altri, mi appaga. Mi sembra quasi che qualcuno sia venuto a trovare me." La sua voce era triste, una tristezza strana da sentire da quel ragazzo, che non faceva altro che insultarsi con Marla e maltrattare Emma.
Ma in quel momento, in quel preciso momento, non era l'Al che era agli incontri di gruppo. Non era arrabbiato con il mondo, e scontroso con la vita.Era semplicemente Al, un ragazzo che probabilmente non aveva nessuno, e che invidiava ad Emma il fatto d'avere qualcuno, che bene o male, tenesse a lei.
"E poi, cibo gratis" riprese dopo qualche secondo indicando il buffet vicino a loro, cercando di sviare il discorso, o meglio, cercando di togliere l'attenzione dalla sua malinconia.
"Perché porti sempre gli occhiali? Cioè, credi di essere più affascinante?" Chiese Emma dopo qualche minuto di completo silenzio, in cui entrambi continuarono a guardare i pazienti gioiosi, parlare con i propri familiari.
Non era una domanda consola all'ambiente in cui si trovavano, non era nemmeno sicura che lui sarebbe stato disposto a risponderle. Ma in quel momento poco le importava, voleva solo provare ad ottenere una risposta da quel ragazzo tanto bello quanto criptico.La reazione di Al fù strana, disarmante.
Sorrise compiaciuto ed Emma si chiese se avesse capito veramente la sua domanda e se capisse bene la loro lingua.
"Perché?" Chiese continuando a sorridere. "Credi che sia affascinante?"La ragazza fece spallucce, riposando lo guardò sulla folla al centro della stanza.
Lo credeva, eccome se lo credeva.
Si poteva dire tutto di quel ragazzo, che fosse scontroso, lunatico e forse un po' troppo ossessionato da ogni tipo di erba fumabile, presente sul pianeta terra, ma non si poteva discutere sul fatto che fosse oggettivamente un bellissimo ragazzo.Aveva il viso sottile e le guance scavate. La sua pelle pallida si scontrava con i suoi occhiali neri, e le labbra rosace e sottili, gli illuminavano il viso quando sorrideva.
La sua voce era calda, ed era capace di prenderti in giro riuscendo comunque a sembrare dolce.
Aveva un corpo scolpito. Non era tanto alto, ma quanto bastava per rendere la sua figura altezzosa.
Il suo odore di menta fresca riempiva la stanza, prima ancora che fosse entrato, e i suoi capelli neri, ormavano il tutto rendendolo misterioso, ma allo stesso tempo elegante.
Quindi si, si poteva assolutamente sostenere che fosse uno stronzo, con uno strano accanimento su Emma, ma in ogni caso rimaneva un ragazzo bellissimo.
Al continuò a sorridere soddisfatto, come se in quel silenzio, avesse trovato ogni risposta. "Non ho una risposta così semplice da darti. Ci sono molti motivi" riprese poco dopo.
"Provaci" la voce sottile di Emma, arrivò come un lamento al ragazzo, che sorpreso dalla sua tenacia la guardò.Aveva gli occhiali, ma i suoi occhi seguirono tutto il profilo del volto di Emma, che incurante continuava a guardare i pazienti, forse nella speranza che prima poi sarebbe riuscita a vedere suo padre.
I suoi lineamenti sottili e delicati, la rendevano così vulnerabile, che Al pensò quasi di poterla spezzare solo guardandola.
Non gli piaceva parlare delle sue origini e del perchè portasse sempre gli occhiali, ma era così strano vedere Emma interessarsi a qualcosa, che a dirle di no non ci riusciva.
Dopo qualche secondo di silenzio, che passó a guardarla pensieroso, sospirò e, riportando lo sguardo al centro della sala, riprese a parlare.
"Non è facile. Ma è una protezione. È come quello che fai tu"
"Io? Io non faccio un bel niente!"
"Risparmiami il teatrino Emma. Lo puoi dire a chi vuoi che tu sei fatta così, che le emozioni non le hai e bla bla bla. Non sono l'instruttrice. Non credo a tutto ciò che mi dici."
"E allora sentiamo. Cos'è che farei io?"
"Hai creato una barriera. Così che gli altri non possano vedere chi sei veramente e che cosa provi."
"E tu stai comparando questa cosa, che tu supponi io faccia, con il tuo insistente bisogno di tenere gli occhiali da sole giorno e notte?"
"Non tutti nascondo la loro vera identità con muri immaginari Emma. Qualcuno usa anche maschere, vestiti, e si perché no, anche degli occhiali da sole" disse mentre si alzava dalla panca e andava verso il buffet.
Lo guardò un po' e poi prese un muffin tra quelli esposti.
Guardó per l'ultima volta Emma le fece un sorriso e se ne andò, lasciandola da sola."Cinque minuti alla fine degli incontri" gridó una delle guardie vicino alla porta.
Emma controllò per l'ultima volta la porta da dove entravano i parenti. E poi si voltò e uscì dalla stanza.
Suo padre non si era presentato, e forse per i prossimi mesi non lo avrebbe più visto.
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Apatia
Viễn tưởngLa vita di Emma è caratterizzata dall'indifferenza. Ha un mostro dentro di lei che vive al posto suo e ogni cosa sembra non suscitarle nessuna emozione. Vive nella sua vita monotona, senza sentire il desiderio di cambiare qualcosa, finchè una notte...