Armin Arlert fissava da un'ora ormai il soffitto della mansarda in cui dormiva.
Era costituito da vecchie e possenti travi di legno, fatta eccezione quella finestrella, che lo aveva portato a passare le notti ad osservare le stelle e lo aveva abituato da sempre a sognare un po' troppo.
Quella notte era settembre, aveva caldo e si sentiva vuoto, ormai il tempo gli scivolava addosso e lui non se ne sentiva parte.
Voleva solo un po' d'aria, voleva essere scosso da un vento, un vento che lo salvasse da quello stagno.Armin Arlert non aveva mai fatto nulla di avventato, ma quella notte si chiuse la porta di casa dietro le spalle.
Erano le due e non sapeva dove andare, voleva però sentirsi in qualche modo vivo, anche solo un po'.
Sarebbe tornato presto in modo da non far preoccupare il nonno.Da casa sua, leggermente in campagna, si incamminò verso la cittadina.
Si sentiva leggero, il venticello gli scompigliava i capelli biondi,lucenti e sottili come filamenti d'oro, e gli sgombrava la mente.Si mise a sedere sui gradini sotto la chiesa della piazza, un po' in disparte per osservare il mondo là fuori, luci, musica e ragazzi rendevano sveglie quelle strade di pietra, edera e fiori.
Riconobbe dei suoi compagni di scuola, che ovviamente non riconobbero lui.
Nonostante fosse un tipo davvero particolare nel suo visino, nei grandi occhi blu e nei capelli a caschetto, nessuno pareva farci mai caso.Vide un gruppo avvicinarsi ed automaticamente indietreggiò.
Loro ridevano parecchio ubriachi, presto due se ne andarono lasciando il terzo solo e un po' disorientato.Armin tentando di capire chi fosse il ragazzo rimasto non si rese di starlo osservando in modo un po' inquietante.
"Che ti fissi?"chiese lui.
Armin pensò che il ragazzo si stesse rivolgendo a qualcun altro così distolse lo sguardo ed ignorò la domanda.
"Oh, che ti fissi?"chiese a voce ancora più alta.
Stava decisamente parlando con Armin.Il biondo si fece rosso e abbassò improvvisamente lo sguardo:"Oddio perdonami non mi ero accorto di starti fissando"si scusò nella vergogna.
"Ma hai la voce da ragazzo" esordì l'altro.
"Eh...sì... perché sono un ragazzo" disse Armin ancora più in imbarazzo.
Così il secondo gli si avvicinò,
salì le scale e si sedette accanto a lui. Avvicinò il viso al suo e dopo un attimo a scrutarlo arrivò alla sua conclusione:"eh sì sei un ragazzo".
"Eh già" la poca distanza fra i due mise Armin a disagio."Quanti anni hai?" Gli chiese il ragazzo moro dagli occhi verdi che era a una decina di centimetri dal suo naso.
"Sedici" questa parola fu quasi un bisbiglio.
"Davvero? Sembri così piccolo" disse afferrando con la mano un suo polso come a misurarne la circonferenza "E come ti chiami?"
"Armin"
"Bel nome di merda, senza offesa Armin, anzi mi stai anche simpatico"
"grazie(?)"rispose il biondo un po' sbigottito da quei comportamenti."Armin, andiamocene, ti va un gelato?"
Rimase di sasso.
Avrebbe dovuto accettare? Assolutamente no era un completo sconosciuto
Accettò? Sì.
Del resto si era promesso di vivere a pieno, almeno quella notte.Si addentrarono in delle viette, amava quelle strade, le aiuole fiorite e il verde dell'edera facevano da gioiello alle antiche casette del centro.
Sotto la luce dei lampioni finalmente lo riconobbe confermando in suoi sospetti, Eren Yeager 3c.
Aveva sempre prestato attenzione a quel ragazzo, perla della squadra di basket, costantemenete in compagnia, che mai, se non in quella strana occasione, si sarebbe potuto accorgere di lui.Che altro sarebbe successo?
Non lo sapeva ma almeno adesso quel ragazzo con cui stava camminando non era più uno sconosciuto, questo però lo faceva sentire ancora peggio. Quella non sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti quindi tutte le sue azioni avevano automaticamente un peso maggiore.Eren lo aveva diretto con convinzione come se conoscesse quelle strade a memoria.
"Questa è la mia gelateria preferita, fanno il gusto puffo".
Armin non potè far a meno ridere:"il gusto puffo?"
Gli occhi smeraldo lo fulminarono con uno sguardo"non giudicarmi "
Il biondo rise di nuovo alzando gli occhi al cielo.
Non pensava che Eren potesse essere così aperto nei suoi confronti, ma pensò che l'unico motivo che spingesse il moro a comportarsi così fosse l'alcol.Preferndo che Eren non andasse ad ordinare in quelle condizioni, si alzò lui per mettersi in fila.
L'altro, la cui testa si reggeva solo poiché sorretta dal braccio, scrutò armin: scarpe bianche in tela, jeans azzurrini un poco sopra la caviglia e una larga maglia bianca. Era bassino ed aveva un fisico minuto, davvero delicato.
Poi gli guardò il volto e accennò un sorriso "sembra un angioletto" pensò.Preso il gelato andarono a mangiarlo su una panchina, in un tranquillo e piccolo parco.
Mangiarono il gelato, ed armin, pur cercando di trattenere le risate, non poté nascondere il suo divertimento nel vedere l'altro assaporare con uguale soddisfazione il gelato e l'aria circostante.Parlarono a lungo, di tutto come di niente, il venticello faceva smuovere le fronde degli alberi, l'estate da poco finita sembrava voler tornare in vita quella sera.
"Hai un sogno Armin?"
La domanda parve strana ma i suoi occhi cerulei non poterono far altro che luccicare:"sì, voglio vedere il mare"
"Mi stai dicendo che non sei mai andato al mare? Mai? Neache con i tuoi?"
"...no"rispose armin con sguardo triste."No, non rattristarti, Armin devi sapere che io credo in te!
Tu andrai al mare, anzi mo ti ci porto io"
Armin sorrise guardando il ragazzo che, evidentemente non in sé, muoveva le mani come per fare un incantesimo:"che tipo di spiaggia vorresti? bassa e sabbiosa? Alta e frastagliata? Ora non riesco ma stai tranquillo, ho bisogno solo di un po' di pratica" detto questo Eren riprese con i suoi strani movimenti ma con ancora più passione ed impegno.Armin scoppiò a ridere alla scena,
"E tu? Hai un sogno?" disse riproponendo la domanda.
Eren si fece serio di colpo "le mie aspettative sono ancora più basse delle tue caro, pensa che l'unica cosa che vorrei ora sarebbe stare qua tutta la notte a parlare con te".Armin arrossì e guardò il ragazzo con un dolce sorriso, quello però guardava fisso una foglia per terra.
"Ho sonno"disse Eren senza distogliere l'attenzione dalla foglia "dormiamo qua".
Iĺ biondo ormai rassegnato scosse sorridendo la testa "menomale che volevi parlare tutta la notte, dai dimmi dove abiti ti accompagno a casa"
"Ma io volevo dormire quaaaa"
"Dai non fare i capricci" Armin lo prese per il polso e lo fece alzare.
Quello gli piombò addosso da dietro
"senno che fai papà?", Armin si irrigidì al solo pensiero di avere quel ragazzo addosso a lui, aveva la pelle estremamente calda e sembrava non volersi spostare.
"Mm-muoviti"Eren si rimise in sesto e si incamminò verso una direzione:"di là!"
Non con poca fatica arrivarono alla casa indicata dal ragazzo, era una villa enorme e moderna nel mezzo della cittadina.
"Vai a dormire ora e attento a non sbattere da qualche parte"
"Come sei saggio, buonanotte armin" il ragazzo lo abbracciò e lo strinse forte, poi si voltò e scomparve nel terrazzo buio senza guardarsi indietro.
Armin era rimasto con la mente a quell'abbraccio, a quelle grandi braccia in cui si era ritrovato all'improvviso e a quel profumo da cui era stato sommerso, avrebbe voluto rimanerci ancora un altro po'.Tornò a casa, aveva vissuto più in quella notte che in tutta la sua vita.
Sotto le coperte sentiva ancora il brivido di quelle ore e rimase a immaginarselo tutta la notte, finché non si addormentò.

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𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏
Fanfiction"Armin Arlert non aveva mai fatto nulla di avventato, ma quella notte si chiuse la porta di casa dietro le spalle. Erano le due e non sapeva dove andare, voleva però sentirsi in qualche modo vivo, anche solo un po'. " Fu quella notte che Armin ed Er...