"Armin?"
A domandarlo era stata una donna alta e bionda, dalla pronuncia era senz'altro americana e di sicuro si era già ambientata visto che era venuta ad aprire con addosso nient'altro che un asciugamano striminzito.
"...sì" rispose il ragazzo ancora senza parole, sapeva che i suoi zii sarebbero dovuti venire per parlare con Petra e firmare i documenti d'adozione ma non si immaginava così presto.
"si erano liberati dei posti sul volo di stamattina e abbiamo pensato di venire prima" si spiegò lei.
Al silenzio del nipote la donna continuò a parlare,
"Armin..." sussurrava facendo un passo indietro e squadrandolo dalla testa ai piedi.Eren sentì un fastidio interiore,
quel nome significava troppo per lui e non si poteva storpiare."incredibile" continuò la donna meravigliata
"mi sembra di averla qua davanti"Armin sentì il cuore cedergli in petto,
tremava leggermente, gli era stato sempre detto di somigliare alla madre ma solo ora riusciva a vederlo con i propri occhi.
Già con quella donna condivideva molto, gli stessi tratti delicati, i lunghi e setosi capelli biondi, gli occhi erano grandi, non azzurri ma di un colore più chiaro, quasi grigio."entrate" si risvegliò lei.
"ho appena fatto una doccia spero di non avervi messo a disagio"I ragazzi entrarono in casa e subito furono invitati dalla donna a sedersi sul divano, essere invitato ad accomodarsi in casa propria mise ad Armin una strana sensazione addosso.
Li raggiunse un uomo in giacca di pelle, pizzetto e due curatissimi baffi, probabilmente il marito di lei, entrambi dovevano avere sui trentanni, erano due spiriti liberi si capiva a primo impatto.
I due erano andati a vivere in America e dopo tre giorni di conoscenza avevano fatto la pazzia di sposarsi a Las Vegas, questo era tutto ciò che sapeva di loro, il biondò immaginò che probabilmente un figlio era l'ultimo dei loro progetti."sono stata così avventata da non presentarmi nemmeno" disse la donna tornando in salone con una vestaglia rossa di raso indosso.
"Hannah" tese la mano ad entrambi lei, "Jacob" si accordò lui, ..."e tu sei?"
domandò rivolgendosi al moro."Eren, il suo ragazzo"
Una chiara espressione sorpresa comparve sul volto dei due,
"oh...bene, è un piacere Eren" ribatté la donna imbarazzata."Armin ovviamente avremo tutto il tempo di conoscerci, sappi che ti appoggiamo in tutto, so che a vederci non ispiriamo parecchia fiducia..." aveva iniziato a parlare Jacob.
"probabilmente ora non ti stiamo troppo a genio, è normale, con tutto quello che è successo..." proseguì la donna "non pensavo di affrontare una cosa del genere ma appena ho saputo la situazione non ci abbiamo pensato due volte...ecco non so se siamo in grado di essere bravi genitori ma ce la metteremo tutta"
Armin accennò un sorriso gentile ed anche Eren non poté fare a meno di sentirsi più sereno, erano tipi un po' strani ma di certo brave persone.
"quindi Armin...che classe fai?" cercò di conversare l'uomo.
"devo inizare il quarto superiore"
"io sono allenatore della squadra di football della scuola, potrei farti entrare a giocare con noi, i miei ragazzi sono tipi forti potresti diventare loro amico"
"n-non so giocarci, non mi piace lo sport"
"capisco"..."beh, ognuno ha interessi diversi...scommetto che troveremo qualcosa in comune"
"Amore lascialo in pace, vorrà stare con Eren" lo stoppò la moglie.
"Noi...saliamo in mansarda" disse il biondo tentennando come per paura di disturbare.
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𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏
Fanfiction"Armin Arlert non aveva mai fatto nulla di avventato, ma quella notte si chiuse la porta di casa dietro le spalle. Erano le due e non sapeva dove andare, voleva però sentirsi in qualche modo vivo, anche solo un po'. " Fu quella notte che Armin ed Er...