capitolo 6°

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Armin guardava i suoi piedi e poi il tavolo, le mani tremavano sotto il peso dei due piatti.

"eeee...ecco qua"con un sospiro di sollievo mise la pasta davanti al nonno e la seconda porzione davanti alla sua sedia.
"Buon appetito"disse sorridente.
"A te"

Il nonno di armin aveva ormai pochi capelli bianchi in testa e due folti baffi sopra la larga bocca, il viso paffuto finiva per nascondere completamente i due dolci occhietti ad ogni sorriso.

"Ogni giorno che passa diventi sempre più la copia spiccicata di tua madre"il vecchietto allungò la mano e sfiorò le due tenere guance "quanto sei bello".
Armin sorrise, non aveva mai visto la madre ma a quanto gli dicevano lui le somigliava e questo lo rincuorava un po', gli sembrava come di avere una parte di lei sempre con sé.

Del padre aveva il carattere, l'uomo era un umile contadino, saggio e gentile, il nonno gli diceva che fu per questo che la donna si innamorò.
Dopo la morte della moglie durante il parto, il padre si continuò ad occupare del figlio con amore, lavorava il doppio per poter far si che il piccolo non fosse costretto alla sua stessa dura vita.
Purtroppo un incidente portò via ad un armin di sei anni anche il papà, lui fu quindi affidato al nonno che viveva in una cittadina vicina.

"Il tavolo è grande, è un peccato essere sempre solo noi due" disse il nonno con sguardo un po' buio.
"Per me è già pieno così" rispose il nipote, con un sorriso accennato.
"Ho campato ottant'anni e mai ho conosciuto una persona più bella di te ometto mio, sei mille volte meglio sia di me che di tuo padre."
Armin sorrise di nuovo, stava ancora mangiando, era davvero lento e spesso capitava che restasse lì fino a tarda sera quando il nonno era già andato a dormire da tempo.

"Sono felice che oggi sia venuto qui Eren,e la tua amica? Quella ragazza...saranno anni che non viene a trovarci."
"Abbiamo perso i rapporti..." rispose Armin con voce calante.
Il nonno si rattristò:"È impossibile non volerti bene, devi solo essere più aperto"...
Il vecchietto si alzò a fatica dal tavolo:" vado a dormire, buonanotte ometto" gli sorrise ed armin ricambiò:
"Buonanotte nonno".
L'uomo si allontanò lentamente verso una porta proprio là vicino ed Armin rimase solo nel grande salone.
La casa del nonno era grande ma allo stesso tempo accogliente, apparte il salone con la cucina, la camera del nonno e la mansarda, c'erano due bagni ed una taverna sotterranea.

Armin fissava il piatto, rigirando la pasta al suo interno in continuazione.
Indossava ancora quella felpa bordeaux, la annusò.
No, il suo odore non c'era, questo lo fece sentire un po' più solo.
Durante il pomeriggio era stato davvero bene, si era comportato in modi che non pensava fossero possibili ma ora era triste.
Diventerà amico di Eren, ma basta, solo questo. E probabilmente presto si stancherà di lui, quindi non sarà più neanche quello.
Non amava lasciare il cibo ma quella sera buttò la pasta rimasta nella pattumiera e salì le scale chiudendosi in camera sua.

Si mise sul letto, rannicchiato, stringendosi le ginocchia al petto.
La finestrella sul tetto attirò la sua attenzione, il cielo stellato ed armin erano due opere d'arte che sembravano ammirarsi a vicenda.
Il blu scuro della sera e l'azzurro più intenso.
"Voglio sentirmi vivo"si disse, "anche se durerà poco, anche se poi ci starò male".
Maledetta finestra, è colpa tua se continuerò sempre a sperare.

Armin era senz'altro una persona che pensava tanto, forse troppo.
Non era forte fisicamente, era bassino ed abbastanza minuto.
Non aveva mai amato il suo corpo,
era colpa sua se arrivava perennemente ultimo ad ogni gara a scuola, se si ammalava così facilmente, se aveva preso botte su botte senza mai riuscire a difendersi.
Anche il nonno, come il figlio, era un contadino (anche se con migliore condizione economica), le poche volte che armin provò ad aiutarlo nei campi svenì, a volte per il caldo a volte per la fatica.

Così capì che era meglio aiutare il nonno in altro, preparandogli il cibo, facendogli compagnia, pulendo e in generale non dando problemi.
Nonostante tutto, sarà per colpa di quella finestrella, non smise mai di essere curioso e di amare la vita, anche se la considerava un dono datogli ad un prezzo troppo caro per quello che era il risultato.
Amava la vita tanto che cercava di assaporarla il più possibile, invidiava coloro che, come Eren Yeager, vi vedeva protagonisti e non semplici spettatori.

Ripensò ad Eren, quel ragazzo gli era sempre rimasto impresso, spesso negli anni si era ritrovato ad osservarlo con aria incantata, particolare di cui si era accorto e che aveva accettato ormai da tempo ma che comunque continuava a tenere per sé.

Non ci dava neanche troppa importanza, si sentiva di essere così da sempre e questo non lo turbava, aveva solo imparato che non doveva dimostrarlo agli altri, questo a volte gli veniva difficile ma il fatto di essere quasi sempre solo o col nonno lo aiutava.

Armin fece lo zaino con cura, finché non si ritrovò in mano il quaderno di chimica, o meglio, il quaderno dei bozzetti.
Avvolto nel lenzuolo lo sfogliava osservandone ogni particolare, la luce della luna illuminava le pagine e il visino del ragazzo che senza accorgersene stava sorridendo.
Non riusciva a capire quel ragazzo ma una cosa la sapeva, voleva conoscerlo il più possibile, vederlo vivere fuori dal palcoscenico, strapparlo da quei disegni e vederlo nella sua tridimensionalità.
Armin pian piano si addormentò dolcemente, con il quaderno stretto al petto e il volto sereno.

#spazio autrice#
oii, inizio dicendo che non ho mai scritto niente perciò perdonatemi se non è il massimo, vi prego davvero di darmi consigli e dirmi cosa ne pensate nei commenti, mi aiutereste tantissimo<3.
Sto già pensando e scrivendo i prossimi capitoli ma prima ho bisogno del vostro feedback.
Preferireste capitoli più lunghi/ corti?
La storia non si concentrerà solo sulla Eremin ma ci farà conoscere bene anche gli altri personaggi.
Fin'ora chi vi piace?

𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora