capitolo 12°

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Armin stava pensando di essere stato un amanuense nella sua vita precedente.

Da quando era tornato a casa non aveva fatto altro che ricopiare appunti su appunti, più per riempire il tempo che per studiare in realtà.

Cosa starà facendo Eren?

Armin faceva fatica a pensare che solo qualche ora prima era seduto a mangiare con lui.
Quante cose erano cambiate in così poco tempo.

Si può davvero tenere tanto ad una persona che si conosce così poco?

Forse sono esagerato.
Continuo a farmi mille illusioni.

Non c'è niente di male, sognare un po' nin fa male a nessuno.

Basta che me lo tenga per me.

Armin non era impulsivo ma sicuramente era sincero e imprevedibile, a volte imprevedibile perfino a se stesso.
Sapeva di doversi controllare, aveva imparato che era meglio tenersi le cose per sé.
Non sono più così ingenuo.

Guardò il foglio pieno di scritte e chiuse il quaderno.
Mise ai piedi i caldi calzettoni e indossò una delle tante felpe ripiegate nell'armadio.

Si specchiò giusto il tempo di raccogliere i capelli, rimase lì qualche secondo in più e senza accorgersene si ritrovò a sfiorarsi il viso.

Eren davvero tu pensi che io stia bene così?

Abbassò lo sguardo come imbarazzato e scese al volo le scale con in mano i colori e la tela.

Quanto amava sedersi fuori dalla porta a dipingere , il cielo si era già tinto di rosa.
Armin amava le cose belle, amava farle rinascere sulla sua tela così da potersene rubare un po' per tenerle affianco a sé.

In quei momenti si sentiva così leggero, come se fosse una delle foglie su quei gracili rami e bastasse un soffio di vento per portarselo via.
Quasi per paura di prendere il volo dipingeva rannicchiato, era un immagine davvero strana eppure così tenera.

Si sentiva felice senza un preciso  motivo, stava amando quei giorni, aveva costantemente qualcosa che gli cresceva nel cuore.

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Ormai si stava facendo buio e l'immagine del ragazzo si faceva sempre meno chiara.

amrin...quanto tempo sarà stato che non venivo qua?

rimaneva a guardarlo dalla finestra,
tu sei cosi bello ed io così vigliacca.
Spero soltanto che tu possa non odiarmi.

Il telefono squillò ancora, era ormai la terza volta.
il suono era cosi fastidioso che decise di rispondere.

"Ma possibile?"
"Che vuoi?" chiese lei già stanca di quella chiamata.
"guarda che so benissimo dove sei"
"e allora?"
"allora torna"
"no"
"mamma ti sta cercando"
"dille che può anche smettere"
"continua a comportarti così e vedi come finirà per cambiarti scuola"
"siete davvero viscidi"
"siamo la tua famiglia"
"no, la mia famiglia è qua"

attaccò il telefono e tornò a guardare la finestra, Armin non c'era più.

sono rimasta qui a guardarlo senza fare niente.

Posò per un ultima volta lo sguardo sulla sedia vuota ed abbassò la serranda.
Raggiunto il soggiorno illuminato da una fioca luce si sedette vicino ai nonni sul piccolo divano in stoffa.

"resti anche a cena?"

"sì certo,  non tutti hanno la fortuna di avere la nonna italiana" affermò lei sorridendo "...Subito dopo vado però".

"torni a casa?" domandò dispiaciuta la signora.

"no vado a dormire da un amico"

"puoi anche dormire qua" le disse la vecchietta sorridendo.

"no tranquilla, torno domani dopo scuola a trovarvi"

"va bene,va bene... allora vieni un attimo in cucina a dirmi se per te la pasta è cotta"

"ancora due minuti" urlò il nonno dall'altra stanza.

"56 anni di matrimonio e mai ha azzeccato la temperatura della pasta.
Dai assaggia tu" borbottò la nonna dirigendosi in cucina.
La ragazza la  seguiva, quando era in quella casa sentiva un calore che ormai le era estraneo da anni, quello di una famiglia che la amasse e di cui sentirsi parte.

~~~~~~~~~~~~~~~

"Che fai questo weekend?" gli aveva chiesto Connie senza distogliere lo sguardo  dallo schermo.
Era tutto il pomeriggio che si comportava in modo strano, disacccato.

"Non ricordarmelo guarda, ho una cena del cazzo con i colleghi di Guido"

"Non andarci"

"Se avessi scelta ti pare ci andrei? mia madre mi ha obbligato, dice che devo pensare un minimo alla famiglia" rispose Eren frustrato.

Connie accennò un sorrisetto:"lasciatelo dire, Guido fa schifo anche a me...insiste ancora con quella storia che devi cambire amicizie?"

"Amicizie...tsk...per lui le giuste amicizie sono solo quelle per cui si può ricavare qualcosa."

Connie alzò gli occhi al cielo e continuò a giocare pensieroso per poi riprendere a parlare poco dopo.
"Che mi dici...di quell'armin là"

Eren di irrigidì, " che ti devo dire?".

"beh non so qualunque cosa visto che non ci hai mai detto niente"

"È un tipo simpatico mi ci trovo davvero bene" rispose Eren vago.

"E che avete fatto oggi?"

"Abbiamo partecipato a una riunione... per questo mi era venuto a chiamare. Poi siamo andati a mangiare qualcosa"

"mh" mugugnò Connie.

Eren lo guardava perplesso:" tutto bene fra? C'è qualcosa che non va?... Tua madre tutto a posto?"

"Mia madre non si muove da lì come sempre quindi tutto nella norma" rispose ironico Connie ma sempre con quello strano velo di freddezza.

Guardavano entrambi lo schermo senza concentrarsi davvero sulla partita, il silenzio era imbarazzante e l'aria tesa.

"Tu qualsiasi cosa me la diresti no?"

Eren sentì lo stomaco contorcersi "sì"

"Va bene allora a posto" affermò Connie spegnendo il gioco ed alzandosi con un saltello.
"Ho spento tanto nessuno di noi due aveva voglia di giocare.
Vado a prendere qualcosa da mangiare e torno".
Detto ciò uscì dalla stanza lasciando l'amico seduto a terra confuso.

#spazio autrice#

Capitolo davvero molto breve ma presto ne seguiranno altri.
Sto pubblicando più di rado perché non è un bel periodo scusatemi.
Vi sta piacendo?

Voglio ringraziare tutti coloro che stanno votando e commentando i capitoli <3 <3 <3














𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora