"Devi muoverti, oggi all'allenatore girano più del solito" lo avvertì Jean.
"Un minuto" il moro era in piedi davanti al suo armadietto intento ad aggiornare in continuazione la pagina home delle mail.
Niente, la risposta alla mail che aveva mandato quella mattina non compariva.
Perché non ci siamo scambiati il numero?
Almeno così posso sapere se non l' hai letta o se mi stai semplicemente ignorando."Buongiorno Armin, mi andava di rivederci. Tu quando puoi?
Io oggi ho basket fino alle 17 quindi boh...dimmi te."
-ErenSi sentiva stupido, non aveva aspettato mai così in ansia neanche la risposta di qualche ragazza.
"Eren se non vieni subito io vado" lo riprese Jean.
"Nono eccomi"spense il telefono e lo lasciò nell'armadietto che si sbrigò a chiudere per poi seguire l'amico in campo."Yaeger, krischstein sempre in coppia voi due eh? Un altro ritardo e vi faccio vedere io" l'allenatore Shadis, un uomo capace di incutere timore solo parlando, rimproverò i due.
"Dai!Dai!Dai! Iniziamo" incitava la squadra di ragazzi che, in divisa, giocava abilmente nella grande palestra.Era lì che Jean ed Eren si erano parlati la prima volta, il primo aveva un gran talento ed un ottima tecnica, il secondo un'enorme carica e forza di volontà che lo aveva portato ad allenarsi tantissimo fino a diventare capitano.
Jean ed Eren erano sempre stati in competizione ma col tempo quel rapporto diede vita ad una forte amicizia.
Anni passati a stuzzicarsi e a cercare di superarsi li avevano portati, che a loro piacesse o no, a volersi un profondo bene.Jean era davvero competitivo, non solo nel basket, anche a scuola voleva primeggiare e ci riusciva senza problemi, grazie a tanta furbizia più che a tanto studio.
A questo livello di perfezione lo spingevano i genitori, i quali avevano previsto per lui già un futuro di eccellenza, con un posto nella ricca azienda di famiglia dopo la laurea in una prestigiosa università.
A Jean, amante della vita di lusso e della tranquillità, questa visione non dispiaceva.
Oltre il suo spirito competitivo e la lingua aguzza Jean in realtà era un ragazzo maturo, leale ai suoi amici e ai suoi principi; tuttavia questo lato di lui era perfettamente chiaro solamente a Marco.
Gli allenamenti erano finiti e lo spogliatoio si riempì di ragazzi sudati e col fiatone, di vociare e di confusione.
"Siete stati davvero forti oggi" si complimentò Eren alla squadra.
"Non possiamo dire lo stesso di te ma grazie" ribatté Jean, i due amavano dare spettacolo.
Il moro gli diede una botta sulla spalla"sei davvero pessimo".L'alto ragazzo castano si era già cambiato e stava chiudendo la borsa:"So già che sarai l'ultimo ad uscire quindi non ti aspetto neanche". "Grazie mille per la fiducia"
bofonchiò Eren mentre il compagno si lasciava chiudere alle spalle la porta in ferro.Rimase a chicchierare con gli altri nelle docce ma, come già previsto, tutti man mano se ne andarono lasciandolo lì.
Il ragazzo era ammirato da tutti i suoi compagni, non si sentiva mai superiore a loro, capitava spesso invece che per la sua testardaggine litigasse con l'allenatore ed ogni volta toccava a Jean riuscire a placare la situazione.
Eren era solito fermarsi a scherzare con tutti e per questo si ritrovava ad essere sempre l'ultimo ad andare via.Quando era solo nello spogliatoio a volte si bloccava a fissarsi allo specchio: fisico scolpito, tratti del volto definiti e risaltati dagli occhi smeraldo, resi estremamente espressivi dalle folte sopracciglia.
Non si era mai preoccupato del suo aspetto, sapeva di essere bello ma questo non influiva minimamente sul suo carattere o sul suo comportamento.Si era ormai infilato i pantaloni e stava tamponando i capelli con l'asciugamano quando sentì una notifica.
Subito abbandonò l'asciugamano sulla panca e andò a prendere il telefono.
Non era una mail, era un messaggio di Jean.
"Attenzione ti sto portando il piccoletto"
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𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏
Fanfiction"Armin Arlert non aveva mai fatto nulla di avventato, ma quella notte si chiuse la porta di casa dietro le spalle. Erano le due e non sapeva dove andare, voleva però sentirsi in qualche modo vivo, anche solo un po'. " Fu quella notte che Armin ed Er...