capitolo 14°

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"Quanto somigli a tuo padre".

Era questo che Eren si era sentito dire quella mattina da Carla, in effetti era vero, vestito così formale in pantaloni e camicia il ragazzo ricordava incredibilmente Grisha.

Avrebbe dovuto odiare questo confronto, eppure...non ci riusciva.

Eren non aveva mai avuto un rapporto stretto col padre, era molto più severo rispetto alla madre ma provava per lui un innato senso di rispetto ed ammirazione che neanche dopo quello che era successo era riuscito a rimuovere del tutto.

non ci credo, non ci credo che te ne sei andato così, non è da te.

Grisha era un uomo con dei valori ed Eren era sicuro che anche lui avrebbe odiato Guido.
Non riusciva a credere che ora ci fosse una persona del genere a tavola con loro.
Mamma perché ti fai questo?
Se hai bisogno di qualcuno ci sono io, c'è Mikasa, siamo noi la tua famiglia.

"Che ragazzona" commentò Guido vedendo Mikasa uscire in un elegante abito blu.

Voglio vomitare, anzi, spaccargli la faccia e poi vomitargli addosso.

Eren lanciò uno sguardo schifato alla madre e Mikasa fulminò l'uomo con lo sguardo.

"Si ma fallo un sorriso cara, puoi essere bella quanto vuoi ma se sei così scontrosa non ti si prende nessuno" continuò l'uomo con un sorrisetto.

Eren non ce la fece più, gli si scagliò contro.
"MI FAI SCHIFO".
subito le due donne lo trattennero.

Guido gli afferrò il braccio stringendolo sempre di più.
Lo guardava negli occhi con provocazione,
"sei ridicolo" gli sussurrò con un sorrisetto all'orecchio.

Eren ribolliva di rabbia,
respirava profondamente,
come se stesse per scoppiare da un momento all'altro.

"ora che fai? non rispon..."
Guido non fece in tempo a terminare la frase che il ragazzo, con le  braccia bloccate, gli diede una capocciata.

"CARLA TUO FIGLIO È UNA BESTIA" urlò l'uomo col naso sanguinante.
"maledetto guarda un po' se mi fai sporcare la camicia".

Le due ragazze lasciarono immediatamente Eren, carla si diresse dal compagno e mikasa tirò a sé l'amico.

La tensione di ciò che era successo nella mattina accompagnò la famiglia nel viaggio in macchina.
"Siamo arrivati" annunciò Carla "vi prego comportatevi bene" disse guardando il figlio.

In un grande centro di campi da golf, durante un pranzo di lavoro in un elegante ristorante, Eren si ritrovò circondato da tutti i tipi di persone che più odiava.

Sorrisi falsi, conversazioni di circostanza piene di stereoripi ed ignoranza riempivano la sala.

Ogni frase gli saliva il disgusto e sapendo già di non poter trattenersi dal ribattere aveva deciso di isolarsi per precauzione.

Eren era seduto in fondo, al contrario di Mikasa era riuscito a salvarsi dall'attenzione generale e se ne stava là per i fatti suoi sperando che nessuno venisse a disturbarlo.

Quella pace però non durò a lungo.

"Eren giusto?"
Domandò un ragazzo sedendosi accanto a lui.
Lo aveva già notato in precedenza ma allontanandosi dal fulcro della conversazione lo aveva perso di vista.

Era magro, mediamente alto e vestito firmato dalla testa ai piedi.
Subito si notavano i suoi capelli rossi perfettamente sistemanti con il gel in modo tale da mettere in evidenza i furbi e vispi occhi verdognoli.

"Sì"

"ti stai rompendo i coglioni anche tu vero?"

Forse non è così male questo qua

𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora