𝐢𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐝𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐦𝐢𝐜𝐚

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Il momento era arrivato, libri, quaderni, ricordi, tutto veniva inscatolato, per essere regalato, buttato o messo da parte.

Il moro osservava la sua stanza quasi spoglia, me ne sto andando davvero?

Grazie al basket aveva ottenuto una borsa di studio e a brave avrebbe iniziato l'università, un'altra città, la vita nei dormitori...questa nuova brezza lo entusiasmava parecchio.

"non ti disperare, è a un'ora da qui, ci rivedremo tranquillamente nei weekend" disse alla madre che lo aiutava a sistemare il tutto.
"tu vai, Hans ti sta aspettando, ci penso io alle ultime cose, ah e dì a Mikasa che Jean è qua fuori per salutarla" aggiunse.

Carla se ne andò lasciandolo da solo in quella camera dove era cresciuto, iniziava a sentirsela stretta,
aveva diciannove anni ormai ed un mondo lo aspettava là fuori.

In fretta controllò i vari pacchi, quanta roba, non aveva nessun problema nel disfarsene, non era per questo tipo di sentimentalismi,
d'altronde era da tempo ormai che sentiva la necessità di cambiare aria.

Con la coda dell'occhio vide un quaderno rimasto fuori, lo sfogliò distratto,
questi sono argomenti di terza, perché non stava insieme agli altri quaderni dell'anno?
Eppure Mikasa ha una specie di ossessione per l'ordine, non mi ha mai lasciato qualcosa fuori posto, ha tanto insistito per riorganizzarmi la libreria.

Lo gettò in uno scatolone e si buttò sul letto.

Gli salì il ricordo di tutte le volte in cui aveva compiuto quel gesto, la rabbia, la confusione dell'adolescenza,
si poteva dire davvero che era maturato?

Il moro raccolse i capelli per il caldo,
bah...ma da quando in qua prendo così tanti appunti? di chimica poi.
il quadro non gli tornava.

Con un agile movimento si rialzò dal letto, riprese il quaderno e lo guardò con più attenzione.

merda.

la scrittura, gli evidenziatori pastello, il tipico tratto-pen nero...

Il quinto anno era stato sereno, era riuscito a viverlo senza fermarsi troppo a pensare, usciva quasi tutte le sere, si divertiva e, contrariamente alle proprie aspettative, si era anche diplomato senza troppe complicazioni.

E adesso eccolo.

Due anni erano trascorsi ma pure essendone passati mille mai avrebbe potuto non riconoscerlo.

Si risedette sul letto, delicatamente, come per assicurarsi che le sue gambe lo sorreggessero nel movimento.

Girava lentamente le pagine per ammirarne ogni minimo dettaglio,
la R un po' strana per cui più volte lo aveva preso in giro, i ghirigori...
vedeva quegli schemi e gli tornava in mente l'immagine del biondo impegnato a costruirli con squadra e righello, soffocò una risata,
erano immagini appannate e distanti ma sorrideva, una sensazione di tenerezza e nostalgia lo stava invadendo,
gli bastò girare ancora una pagina per sentire una tremenda morsa allo stomaco.

Alzò forzatamente gli occhi dal quaderno, merda.

Non seppe resistere e tornò con lo sguardo su quelle pagine tanto pesanti, ammirava quei disegni, leggeva quel messaggio, un messaggio d'addio.
Leggeva e stringeva i denti,
doveva esserci passato sopra,
non poteva piangere, non voleva piangere ma pianse,
ormai non era più strano per lui,
non ne provava più vergogna,
semplicemente non lo faceva perché niente lo aveva più fatto sentire così,
dovevi tornare tu, dove tornare tu per potermi di nuovo sentire così.

𝐢𝐨 𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐚 𝐭𝐞; 𝒆𝒓𝒆𝒎𝒊𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora