Capitolo I-La luce del crepuscolo

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Il crepuscolo della sera ebbe inizio non appena il sole scomparve completamente sotto l'orizzonte.
I lampioni della zona si accesero per illuminare le strade e i negozianti si affrettavano a chiudere le loro attività notturne.

In un attimo, il cielo prese a cambiare, macchiato da stelle meno luminose, le più deboli che avrebbero lasciato, ben presto, spazio alle più grandi e più brillanti.
Sospirai amaramente nel vedere il cielo cambiare ma, funzionava in questo modo. Da sempre.

In un mondo così grande, essere piccole non ti dava modo di emergere, di andare in alto.
Anche la stella più luminosa, benché piccola, doveva farsi da parte in un cielo vasto di stelle grandi.
È così che funziona, rassegnati Hazel.

La notte stava arrivando e come ogni sera, il materasso infastidiva la mia muscolatura.
Porca miseria, che fastidio!
Mi girai un paio di volte per trovare la giusta posizione, arrendendomi al secondo tentativo.

Difficoltà nel prendere sonno, difficoltà nello stare distesa su un letto, difficoltà su difficoltà.
Ultimamente, dormire, non era nei miei piani ed il mio corpo non reagiva allo stimolo.
Passavo le notti in bianco a pensare, a ricordare.

Per poi finire la serata in cucina a stuzzicare qualcosa nel frigorifero.
Scesi le scale di casa e prima di girare l'angolo per entrare in cucina, mi assicurai che il portone di casa fosse chiuso a chiave.
Non è chiuso.

«Tranquilla, hanno chiamato mamma mezz'ora fa a lavoro»
Yaser apparve dal salotto dove vidi la televisione accesa che trasmetteva una partita di calcio e due bottiglie di birra sul tavolino di vetro dinanzi al divano.

Si avvicinò a me e senza pensarci due volte mi diede un bacio sulla fronte.
Corrugai la fronte e dopo il gesto mi sorrise.

«Che ti prende? Puzzi di fumo Yaser e da quanto sei diventato così sdolcinato?»
«È da parte di mamma. Aveva una riunione importante da fare ed è dovuta scappare a lavoro. Mi ha implorato di darti un bacio non appena ti svegliavi e minacciato se non l'avessi fatto. Si sentiva in colpa per non poter stare con te prima della partenza»

Sorrisi apprezzando il gesto e tornai a squadrare mio fratello dalla testa ai piedi. I suoi capelli erano scompigliati e i pochi ricci al di sopra della nuca si appiattirono alla forma del divano.

«Tu perché sei sveglio? È da sfigati bere da soli nel cuore della notte»
«Potrei farti la stessa domanda ma non è la prima volta che gironzoli per casa di notte. Sei chiassosa sai? Quando fai la sonnambula o le maratone nel corridoio, fai piano almeno»

«Scusa ma non riesco a dormire la notte. Ci provo ma è sempre la stessa storia»
«Provato la tisana al gelsomino?»
Lo guardai male sapendo che mi stava prendendo in giro. Tutti sapevo il motivo delle mie notte in bianco.

«Edera inglese? Gardenia? No eh? E va bene» si rassegnò sospirando.
Tra di noi tornò il silenzio e notai del leggero disagio sul viso di mio fratello.

«Ascolta Hazel-» mi morsi il labbro sapendo già cosa stava per dirmi «-per quanto riguarda quello che ti ha detto Esmeralda ieri, insomma-»

«Yaser non importa. Lo sai meglio di me che, quello che la gente pensa di Hazel Le Blanc, non mi sfiora minimamente. Possono dire quello che vogliono e poi Esmeralda è la più pettegola e falsa di tutta Salem. Trecento anni di malalingua, cattiveria e falsità, quindi non mi importa»

Dalla morte di nonna Silver, mia madre e sua sorella entrarono a far parte della congrega delle streghe anziane, cercando di smorzare un qualsiasi pettegolezzo sul mio conto.

Un'anziana megera, la più pettegola di Salem, durante una mia uscita notturna con Melanie in un bar centrale della città, urlò la presenza di un 'mezzosangue', sottolineando il suo disprezzo verso quella che lei chiamava razza maligna.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora