Capitolo XIV-Essere padre

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Mi fate sapere nei commenti se riuscite a leggere il capitolo? Sto avendo problemi...

'Vorrei che tu ascoltassi e basta'
Fu ciò che mi raccomandò Garret prima dell'interrogatorio, creando maggiori sospetti in me.
'Sebbene stare in silenzio risulti difficile, ti prego di farlo'
Continuò, distruggendo ogni mia aspettativa.

Conoscevo John per quel poco osservato durante la lettura della mente che, bastò, per farmi capire il tipo di persona che era.
Ciò nonostante, era giusto anche sentirlo parlare e spiegare il perché della sua presunta finta morte.

Eppure, l'aria era più cupa e testa che mai quando entrammo all'interno della stanza dove John era seduto.
Muoveva le gambe in tranquillità, come se la situazione non lo turbasse minimamente.

Fischiettava guardandosi attorno fino a quando non si accorse di noi. Non smise di fischiettare.
John guardava intensamente Garret, Garret ricambiava lo sguardo senza il minimo movimento facciale, nessun sorriso, nessun' espressione.

La stanza non aveva finestre essendo disposta sotto il livello del terreno ed una piccola lampada era appesa al centro di essa. Di tanto in tanto vacillava per via delle vibrazioni del suolo causate da chiunque passasse sopra di noi.

I sotterranei della villa erano terrificanti tanto quanto un film horror, di quelli in cui non si riesce a dormire la notte.
Durante la prima settimana del mese, in modo particolare, lo era maggiormente.

I vampiri collezionavano prede soggiogate per prelevare, dai loro corpi, un'ottima quantità di sangue in grado di sfamare ogni membro della villa.
Nonostante il soggiogamento, le vittime urlavano dal dolore e le loro urla risuonavano nei piani alti.

Potevano essere umani o animali ma ucciderli era una condanna, un crimine.
Bevere si, uccidere no...Eppure, non trovavo differenze.
'Non hai mai bevuto sangue umano dall'umano stesso. Non sai che delizia' ricordai le parole di Tyson di qualche settimana fa.

«Nè è passato di tempo dall'ultima volta, Garret»
Garret si sedette di fronte al signor Michealson, invitandomi a fare lo stesso una volta dentro.

Un tavolo nero divideva noi dal signor John.
«Dal tuo funerale, quello in cui hai finto di essere morto»

John se la rise di gusto alzando le mani in segno di discolpa «Non sono passati neanche pochi secondi da quando hai messo piede qui dentro e già vai all'attacco. Eppure, pensavo saresti stato felice nel vedermi ancora vivo e-»

Il viso del padre di Brayden era migliorato notevolmente ma mostrava ancora dei piccoli segni più profondi.

«Dovresti essere morto. Perché sei qui?»
John alzò le spalle senza rispondere alla domanda di Garret.

«Non ti sei fatto sentire per tutto questo tempo. Perché?»
Nessuna risposta.
«Perché hai finto di morire per poi apparire come se nulla fossa accaduto?»
Nessuna risposta. Solo silenzio.
«C'è stato un cazzo di funerale con la tua fottuta foto. Si parlava di un esplosione, di corpi non ritrovati, bruciati»

Ancora silenzio. E più John non parlava, più la rabbia di Garret aumentava.
Deglutii un paio di volte quando, da sotto al tavolo, vidi Garret chiudere la mano in un pugno, talmente forte che la stessa divenne più grossa della normale dimensione, con le vene ben gonfie.

«Dovevi essere morto!» urlò Garret digrignando i denti.
«Non lo sono, come vedi»
«Voglio sapere il perché, cosa è successo, cosa hai fatto per tutto questo tempo»

«Eravamo amici un tempo» disse, a quel punto, John.

Dopo minuti di silenzio, sentire quella frase fece che peggiorare lo stato d'animo di Garret che rise nervosamente, alzando le sopracciglia sorpreso e, allo stesso tempo, infastidito.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora