Quel risveglio fu il più travagliato degli ultimi quando inspirai un forte odore di polvere, di sangue e di acido e, nell'esatto momento in cui aprii gli occhi strozzai un grido in gola, l'ansia pervase e, con il cuore martellante in petto, mi guardai attorno confusa.
Non ero nella dependance, poco ma sicuro. Attorno a me non c'era il caldo camino che riscaldava il mio corpo, non c'erano le coperte di pile sotto di me, né la cucina di legno.
Non c'era nulla di caldo e famigliare se non il nero.Era freddo e sembrava come se, oltre me, non ci fosse nient'altro.
Nel buio pesto, provai ad avvistare qualcosa ma percepii diversi dolori acuti alla nuca quando mossi bruscamente il capo.
Ero stata forse colpita in quel punto?Strinsi i denti provando a regolarizzare l'affanno e l'agitazione del momento ma non sapere dove fossi, del perché ci fosse solo buio e freddo o del perché il mio corpo sembrava aver perso ogni millimetro di energia e forza, non aiutavano nel calmarmi.
Sobbalzai in aria quando il suono del metallo che cigolava e sbatteva a terra risuonò nel silenzio tombale.
Un successivo dolore intenso mi bruciò i polsi e mi pietrificai assestando il colpo e lo strazio della sofferenza.
«Cazzo» trattenni le lacrime e respirai piano tremando e portando la schiena a toccare qualcosa di duro e freddo.Che fosse un muro?
Deglutii sentendo la gola secca e quel poco di saliva che avevo, non bastava.
A quel punto, mi toccai il collo con fatica riuscendo a malapena ad alzare il braccio appesantito da quelle che intuii potessero essere delle catene.Toccando la pelle del collo sentii una fitta ma, ben presto, quell'emozione diede spazio al terrore quando strofinando, le mie dite passarono su due buchi incisi e profondi che pulsavano al solo tocco e bruciavano quella zona del corpo.
Chiusi gli occhi lasciando scendere le poche lacrime che riuscirono a cadere, troppo stanca e priva di forze persino per piangere e urlai, quanto più possibile ma senza rompere il silenzio circostante.
Era chiaro ciò che mi era stato fatto.
Ero stata morsa contro la mia volontà, colpita senza il minimo ritegno, incatenata come fossi un animale da macello, lasciata al buio e la mia mente, approfittandosi del mio stato confusionario, non smise un secondo di creare immagini spiacevoli, veri e propri incubi ad occhi aperti, ipotesi raccapriccianti e oscure.
Diedi sfogo alla mia rabbia urlando dentro.
Non potevo farmi sovrastare dal panico. Avevo bisogno di calmarmi e riaprii gli occhi, pur non vedendo nulla.
Respirai piano, iniziando a contare affinché l'agitazione cessasse o, quantomeno, diminuisse.Il morso, per i vampiri, oltre ad essere un bisogno primario ed essenziale, equivaleva ad un gesto intimo, alla condivisione del sangue con una persona per la quale morivi dal desiderio di avere e, chiunque aveva affondato i canini nella mia pelle, non si era posto minimamente il problema del come potevo sentirmi.
Proprio per questo, mi sentivo sporca.
Dei, datemi la forza per reagire.
Pensai a svariati modi per uccidere dolorosamente e lentamente la persona che mi teneva prigioniera, vergognandomi di quei pensieri omicidi ma convinta di volerlo davvero.Ero furente e, allo stesso tempo, spaventata.
Tutta quella situazione non faceva che farmi rivivere gli orrori che Javier mi fece nella Stazione.Al modo in cui i suoi seguaci filtrarono il mio sangue, come fossero nettare, al modo in cui gettarono il mio corpo a marcire nelle segrete.
Ripensai alla Morte che quella notte venne da me per portarmi con lei verso un mondo a me ignoto, la quale rinunciò nel farmelo vedere, annunciando che non era quello il mio momento.
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Nightfall light [In pausa]
VampireTERZO LIBRO DELLA SERIE 'NIGHTFALL'. Sequel di Nightfall black.