Capitolo IV-L'abito rosso

679 48 6
                                    

«Devo andare»
Continuai a rigirarmi tra le lenzuola sentendo, ormai, il cuscino umido per via delle lacrime. Lacrime che scesero lente tutta la notta.
«Devo andare»

Le parole di Brayden, vederlo andare via senza una spiegazione, senza aver risolto e chiudere la discussione nel peggiore dei modi, mi ferirono maggiormente.

Io e Brayden non eravamo abituati a lasciare qualcosa in sospeso ma il clan sembrava ostacolare qualsiasi nostra scelta.

La nottata passata fu più lunga del previsto e la pioggia all'esterno accompagnò le mie lacrime fino a mattina presto.
Era appena iniziato il mio secondo giorno di convivenza nell'immensa villa, eppure desideravo andare via.

O restare nel letto tutto il giorno a pensare.
Pensare cosa stesse capitando a Brayden nell'ultimo periodo, se lo stress e la rabbia che sentiva fossero derivati dal clan, dal lavoro o da me.

Volevo aiutarlo ma come potevo se, anche il semplice parlare con lui, risultava difficile?

La sveglia mi ricordò quanto poco tempo avevo per prepararmi e attraversare il portale prima della chiusura, unico modo per arrivare all'università in tempo.

Mi alzai dal letto con l'intenzione di raggiungere il bagno, quando percepii una presenza dietro alla porta. Indietreggiai ed istintivamente allungai il braccio, pronta ad un eventuale attacco.

«Sei sveglia?» chiese Brayden bussando due volte.

Rilassai le articolazioni e prima che lui potesse aprirla, lo feci io. Era fermo sul ciglio della porta con una sigaretta spenta tra le labbra, il cappuccio che copriva totalmente la fronte e le mani in tasca.

Mi guardò per bene e mi sentii tremendamente in imbarazzo per l'essere scrutata da lui ma era il mio ragazzo e non desideravo essere guardata da nessun altro se non da lui.

«Farai tardi all'università se non ti muovi. Sono passato solo per avvisarti che stasera, appena termino con il lavoro passo. Ho una cosa da dirti» disse con voce roca.

«Non puoi dirmela adesso?»
«Voglio esserne sicuro prima ma non pensarci troppo. Ti conosco e so che starai tutta la giornata a pensarci, quindi non lo fare»

Annuii con il capo e quando il discorso cessò, Brayden venne chiamato al telefono da Stephan. Alzò lo sguardo verso di me per scrutarmi nuovamente come se volesse accettarsi che stessi bene, fermandosi agli occhi.

«Ci vediamo stasera»
Vidi Brayden allontanarsi e giurai di aver sentito in sottofondo un 'non piangere'.
Nonostante i tanti problemi e il dubbio che mi lasciò, ritrovarmelo a prima mattina dinanzi alla mia porta mi fece rilassare.

Mi chiesi cosa volesse dirmi Brayden, se quel qualcosa, qualunque cosa, fosse positiva o meno. Provai a non pensare alle sue parole e decisi di riprendere in mano la giornata per non trasformarla in un incubo.

Stropicciai gli occhi e, molto assonnata, provata dalla notte trascorsa e ansiosa per via della conversazione, m'incamminai verso il bagno senza fare rumore e disturbare.

Il corridoio del secondo piano era più inquietante del solito in assenza di illuminazioni e non avendolo mai percorso del tutto, riscontrai problemi a trovare il bagno.

Perché la mattina non accendono le candele?
Imprecai per aver lasciato il telefono in camera e per il corridoio buio pesto.

I vampiri riuscivano a vedere attraverso l'oscurità. Abituati a vivere nel cuore della notte avevano sviluppato, in modo efficace, la visione notturna. Non avendo controllo dei miei poteri, non mi era possibile utilizzare questa tecnica.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora