Capitolo XIX- La realtà dei fatti

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Se non ricordate il capitolo precedente vi consiglio di rileggerlo prima di passare a questo! Buona lettura a tutti!
-kaoskies.

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Brayden's pov.

«Sei un figlio si puttana!» lo afferrai al collo, spintonandolo verso il freddo e rigido muro. Garret avvertì il colpo rilasciando un gemito di dolore e strizzando gli occhi, mentre Stephan continuava ad urlarmi di lasciarlo.

Lo scoprii all'improvviso, non vedendo Hazel tornare alla villa, lo sguardo perso e scosso di Garret e le continue telefonate di Steve. A cui non risposi, neanche ad una.
Sapevo che erano andati a Lyon per via di una lettera improvvisa.

La mattina stessa uscii di casa con l'intento di raggiungerli a palazzo Ramses, sentendo la rabbia aumentare per non avermi avvisato ma, non riuscii a raggiungere la macchina che venni fermato da Stephan, Christopher e Tyson.

«Ragiona Brayden. Non puoi andare lì senza invito e fare di testa tua. Vuoi finire ancora nei guai? Lì ci sono le stesse persone che ti hanno sbattuto in cella, le stesse che non aspettano altro che un tuo passo falso per avere la tua testa appiccata ad un palo» mi dissero togliendomi le chiavi dalle mani.

Sapevo anche che Garret nascose il tutto per non farmi perdere il controllo ma, quando tornò, stare fermo fu impossibile.
Non potevo e non volevo fermarmi.
Per la terza volta, avevo perso l'unica cosa che contasse davvero...senza fare nulla.

«Se ti avessi avvertito, sarebbe scoppiato il caos a palazzo Ramses e tu saresti finito nei gu-»
Risi gelido, quasi fosse un ghigno «Ancora con questa cosa di finire nei guai..Sapete quanto cazzo me ne sbatte di finire nei guai?» sbraitai più forte, aumentando la presa.

«L'ho fatto per te Brayden, per salvar-»
«Cazzo, non è me che dovevi salvare!» mollai la presa all'improvviso e Garrett barcollò aggrappandosi ad un mobiletto.
Garret era fisicamente più grande di me eppure, dinanzi all'ira che avevo, sembrava debole e indifeso.

«Voglio sapere tutto. Tutto quello che le hanno detto, tutto quello che è successo dopo, nei minimi dettagli» presi il pacchetto mezzo vuoto di Winston, sfilando una sigaretta e portandomela tra le labbra.

Tyson chiuse la porta alle sue spalle e l'ufficio di Garret, ben presto, si riempì di fumo.
Quest'ultimo si sistemò la cravatta, provato e con volto da colpevole.

Lo è, cazzo se lo è.
Mi ero sempre fidato di loro, sapevo di potermi fidare, chiedere aiuto, di poter ricevere il loro sostegno in qualsiasi momento essendo una famiglia ma, anche Hazel faceva parte di essa.

Strizzai gli occhi sentendo la testa pesante e andai a sedermi su una delle poltrone lì presenti, dando le spalle agli altri e guardando, negli occhi, Garret che, liberatosi della presa, si diresse verso la sua.

Accesse un sigaro poggiando il corpo allo schienale e ricambiò il mio sguardo furente e deluso. Il suo, uno sguardo di chi supplicava di farsi perdonare.

Garret iniziò a raccontare tutta la vicenda, partendo dal viaggio in macchina e dall'emozioni negative che percepiva in Hazel. Ci disse che le ignorò pensando fossero delle semplici preoccupazioni da una ragazza che stava per essere convocata in uno dei palazzi più prestigiosi e oscuri della comunità magica.

Continuò dicendo che l'aveva lasciata in un vicolo per non essere vista in sua compagnia e, una volta dentro, la vide vicino ai suoi genitori.

«All'inizio temevo che avessero scoperto qualcosa sulla sua vera natura ma successivamente, hanno chiamato a testimoniare i vostri ex professori»

Ci spiegò cosa consisteva l'articolo per cui è evitato utilizzare la magia nei luoghi pubblici e del come Hazel ne uscì pulita per via dell'intervento dei professori che confermarono si trattasse di un gesto di difesa.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora