Capitolo XX- l'artefice del proprio male

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Il soffitto bianco della mia camera, quella mattina, sembrava oscillare in ambo i lati ininterrottamente, mentre il fumo della terza sigaretta usciva dalla mia bocca.

Odiavo fumare di prima mattina, eppure non ne potevo fare a meno. L'orologio del telefono segnava le 8:03 e, dopo un'occhiata veloce, lo rilanciai non troppo lontano da me.
Speravo continuamente in una chiamata, un messaggio..qualsiasi cosa.

Il fumo del tabacco non aveva mai avuto un sapore tanto amaro come quello che assaporavo ad ogni tiro ma, l'alcol circolava ancora nel mio corpo.
Sarei voluto restare lì, nel letto, a guardare il nulla eppure, non avrei risolto niente comportandomi in quel modo.

Mi alzai dopo svariate ore, sentendo il corpo rigido e le ossa deboli e mi diressi verso il bagno, ignorando qualsiasi persona passasse lungo il corridoio.

Dal fondo, vidi avvicinarsi una figura snella e con passo moderato che prese a saltellare quando notò la mia presenza.

«Buongiorno Brayd-» si fermò a parlare Lycia, guardando bene il mio viso «svegliato male questa mattina?» continuò ad avanzare verso di me «hai bisogno di qualcosa che ti riporti su il morale?» domandò con tono sensuale e provocatorio.

«Levati dalle palle Lycia, te e quella voglia continua di scoparmi. Comprati un cazzo di dildo» risposi freddo.

«Mi offendi Brayden» fece finta di mettere il broncio e la sorpassai senza guardarla.
Non avevo voglia di scherzare ma era normale, per me, affrontare discorsi del genere con Lycia, considerando il nostro rapporto sempre non corrisposto.

Sapeva il fatto suo. Era alta e sempre truccata, con quei capelli neri che toccava quando voleva istigare qualcuno, labbra non troppo carnose ed un corpo ben proporzionato che avrebbe fatto impazzire chiunque e che lasciava in mostra con pantaloni stretti o minigonne e maglie di due taglie più piccole, per rivelare il suo seno.
Più volte mi chiesi se fosse finto o meno.

Era brava nel corteggiare e continuava a stuzzicarmi per cercare di provocare in me una reazione che desiderava ma, la verità, era ben altra.
Non mi sarei mai scopato Lycia, con o senza Hazel.

Raggiunto il bagno capii l'affermazione di Lycia, guardando il mio riflesso allo specchio.
Avevo gli occhi gonfi ma più piccoli del solito, segno che non riuscivo a tenerli ben aperti, le occhiaie fin troppo visibili e violacee e un'espressione diversa dal solito.

Sei l'artefice del tuo male.
C'era qualcosa di profondamente sbagliato in me, qualcosa che mi faceva odiare me stesso e tutto ciò che facevo o pensavo.

Hazel continuava a vagare nella mia mente e non vi era ragione al mondo che riuscisse a togliermela, nonostante provassi a non pensare a lei.
Pensare a lei mi faceva ancora più male.

L'acqua bollente innalzò un vapore che, nell'arco di pochi secondi, annebbiò l'intera stanza e, nella calma e silenzio totale, mi catapultai sotto il getto che scorreva incessantemente, provando a placare il demone che coabitava dispoticamente nella parte più profonda della mente.

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Uscii fuori per fumare una sigaretta, l'ultima del pacchetto che gettai rabbioso a terra.
«Cazzo!» esclamai, sentendo il bisogno di nicotina.
La doccia, anziché alleviare, non fece che peggiore la situazione.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora