Capitolo XXXI-Tormenta

297 24 3
                                    

Mi piaceva la biblioteca della villa.
Mi piaceva il legno scuro degli scaffali, il forte odore di libri probabilmente mai letti, di pagine ingiallite col tempo e di inchiostro.
Amavo la luce che quella stanza aveva, fornita dall'enorme finestra posta al centro di essa e che le regalava calore.

Quel posto mi era mancato così tanto, così come mi era mancato sentirmi a casa, in un posto familiare.
Iniziai ad accarezzare tutti i libri che trovavo, togliendo loro la polvere che si era formata. Ce ne era davvero molta e le mani divennero nere per lo sporco.

Tossii un paio di volte mentre camminavo tra i vari scompartimenti toccando quelli che suscitavano maggior interesse in me.
Si trattava di libri narranti storie antiche, storie di guerre, alcune inventate o libri di biografie e memorie di un tempo.

A Salem, di posti del genere, ce ne erano assai e tutti con un determinato particolare che le distingueva l'una dall'altra ma, la biblioteca della villa, non aveva paragoni.
Spiccava nel suo splendore.

Sorrisi senza un motivo perché, guardandomi attorno, capii di essere sola e pacatamente tranquilla, circondata da un maestoso silenzio.

Presa dall'emozione, non mi chiesi neanche come fossi arrivata in quel posto, per quale motivo mi trovassi lì o perché i colori della stanza iniziavano a cambiare.

La luce che prima illuminava la biblioteca, si spense lasciando spazio ad un irrilevante e tenebroso grigio.
«Ma che s-» mi bloccai corrugando la fronte quando sentii dei passi avanzare ed un nauseante odore di vodka invadermi le narici.

Provai a intravedere qualcosa ma, un forte rumore mi fece sobbalzare in aria e-

Mi svegliai all'improvviso, disturbata da rumori insoliti a cui non diedi peso.
Morfeo continuò ad avere la meglio su di me e, in dormiveglia, tornai a chiudere gli occhi.

Qualche ora dopo, il buon odore di bacon mi rese il risveglio invitante, scombussolando il mio stomaco che, non appena aprii occhi ed iniziai a respirare ed annusare quel prelibato profumo, brontolò rumoroso e dolorante.

Mi svegliai con la fame, con l'insistente acquolina in bocca. Deglutii un paio di volte mandando giù il grappolo di saliva ma il mio stomaco non smise di bofonchiare.

Elaya, che fino a quel momento era di spalle, se ne accorse e ridacchiò divertito dal mio viso paonazzo.
«Buongiorno, vedo che il vento ha svegliato anche te! Sto preparando uova e bacon» si limitò a dire, tornando ai fornelli.

Nonostante il vento che, durante la notte peggiorò causando più rumore del solito e che, per tanto, mi costrinse a svegliarmi un paio di volte tenendomi sveglia una manciata di minuti, quella mattina mi ero alzata col piede giusto.
Sentivo di stare meglio.

La fame insaziabile di sangue era stata tenuta a bada grazie alle sacche di plasma, anche se sapevo che quei litri non sarebbero stati sufficienti ed Elaya, più esperto nella questione, confermò la mia teoria ma, sapevo anche, che mi avrebbero aiutata quanto bastava per non mandarmi fuori strada.

Inoltre, mi ero svegliata con la consapevolezza e conferma che nulla di tutto ciò era un sogno, che quello che stavo vivendo era il presente e che Elaya stava, realmente, preparando la colazione e non c'era cosa più bella che svegliarsi e capire di non essere sola, di vedere un amico che, per altro, stavo cucinando la colazione per te.
Soprattutto nel contesto in cui mi trovavo.

Aveva, oltretutto, aggiunto da poco la legna nel camino ed i piccoli ramoscelli si spezzavano dal fuoco, cadendo nella cenere.
Giurai a me stessa di ringraziarlo a dovere una volta concluso tutto, semmai quel calvario avesse avuto mai una fine.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora