Capitolo XXVII-Contro natura

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Hazel's pov.
2 mesi prima del boato.

Hazel, scappa!

Corsi nel buio, con gli occhi chiusi, senza fermarmi, senza sapere dove stessi andando, quale fosse la mia meta.
Correvo nel buio con il fiato sospeso come se venissi rincorsa da qualcuno, come se stessi scappando da qualcuno, con la gola secca e gli occhi umidi dalle lacrime.
Mi sentivo a pezzi ma non mi fermai.

Corsi lontana dalle urla, lontana da quelle mani che provarono a toccarmi, ad afferrarmi.
Corsi lontana da quegli sguardi di paura, di odio, di disprezzo.

Correvo con le sole forze rimaste fino a quando inciampai sui miei passi e venni risucchiata via dal nulla.
Trattenni il respiro quando il mio corpo assestò il corpo, con fatica, contro qualcosa di solido, di duro e freddo.

In un attimo, non sentii più nulla.
Nessuna voce, urla, nessun rumore.

Sbattei le palpebre più volte per cercare di aprire i miei occhi che, in quel momento, lacrimarono alla vista della calda luce che mi accecò.

Dannazione.
Mi sentivo debole, senza forze come se avessi corso ininterrottamente per giorni.

Il cielo. Fu la prima cosa che vidi e presi del tempo per ammirarlo, notando quanto immensamente bello potesse essere.

Non c'erano nuvole, non un spiraglio di luce, né un'ipotetica caratteristica che mi facesse pensare che, a breve, avrebbe piovuto ma solo un bianco, puro e candido cielo che si estendeva in tutta la sua bellezza.

Sembrava essere più vicino del solito e il desiderio di toccarlo fu talmente forte che provai ad alzare un braccio ma, i miei muscoli volontari sembravano non volerne sapere di collaborare.
Erano bloccati.

Ero cosciente, eppure non riuscivo a compiere dei semplici movimenti come alzare un braccio, una gamba, rialzarmi.

Corrugai la fronte e, abbassando lo sguardo, vidi il mio corpo disteso a terra ed ebbi freddo, lo sentii gelido al contatto della soffice neve su cui poggiavo e la sola felpa che copriva la zona superiore e bagnata, non bastava per tenermi al caldo.

Allora, provai a chiamare qualcuno, chiedere aiuto, anche solo per sapere dove fossi ma, la mia voce, non la sentì neanche il piccolo scoiattolo che scese dall'enorme albero alla mia destra.
Non la sentì nessuno perché, dalla mia bocca, non uscì niente più che un leggero respiro.

Il fiato caldo, a contatto con l'ambiente freddo, si trasformò in un'istantanea nebbia che uscì ogni qualvolta che respiravo, percependo un dolore acuto alla gola.

Dove sono?

Strinsi i denti per riprendere il pieno controllo del corpo ma, al minimo sforzo, mi sentii sprofondare nel terreno, abbandonai qualsiasi speranza di ripresa e, con le palpebre pesanti, i miei occhi si chiusero nuovamente.

'Non toccarmi'.
Lo urlai all'agente che mi strattonava e per poco non persi l'equilibrio.

'Non è pericolosa!'.
Lo gridò mia madre in un urlo straziante e con le lacrime agli occhi.

'Scappa Hazel!'.

La voce di Garret fu l'ultima che sentii quando ripresi conoscenza e, al mio risveglio, le cose mi furono più chiare ma ricordarle, fu come ricevere una pugnalata al cuore.

Mi tolsi di dosso la neve e mi misi a sedere, restando in quella posizione per svariati minuti, dandomi il tempo di assorbire quello che era accaduto.
Chiusi ed aprii la mani un paio di volte, muovendo le dita congelate e violacee dal freddo e feci lo stesso con le gambe, scuotendole lentamente.

Nightfall light [In pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora