«possiamo essere strani e diversi insieme»

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Stiles aveva solo quattordici anni quando incontrò Derek, era una matricola del primo anno e si era iscritto al corso di cucina. Era frequentato da una ventina di alunni e lui e Derek, erano gli unici ragazzi che ne facevano parte. Aveva scoperto che era al terzo anno, faceva parte della squadra di nuoto e non era un tipo socievole. Un gruppetto di ragazze del corso gli aveva detto che non aveva amici, non parlava e guardava nessuno. Era stato definito strano, diverso. Stiles l'aveva visto molte volte nella biblioteca della scuola e altrettante volte aveva avuto il desiderio di avvicinarsi, per parlare con lui. La prima volta che ne aveva finalmente avuto il coraggio, fù al corso di cucina, la sua compagna era assente, lui non voleva stare solo e Derek l'ho era sempre. Pensava che sarebbe stato un ottimo momento per iniziare a fare amicizia con l'unico ragazzo del corso.

«Ciao»

ma sapeva che non sarebbe stato facile, [«lui non parla con nessuno, se gli rivolgi la parole, è come se tu fossi un fantasma»] - [«nessuno ha mai sentito la sua voce, probabilmente non sa parlare»]

«io sono Stiles, sono due mesi che frequento questo corso, in realtà che sono in questa scuola. Ho pensato che sarebbe stato figo conoscere finalmente l'altro ragazzo».

Ma Stiles, ovviamente, non aveva ottenuto nessuno riposta. Nemmeno uno sguardo, niente di niente. Ma lui non era un tipo che si arrendeva facilmente, infatti da quel giorno, iniziò a rivolgergli la parola ogni volta che l'ho vedeva.
Prima in biblioteca [«oh- ho letto anche io ragione e sentimento, proprio un bel libro. Jane Austen è una delle mie scrittrici preferite, i tuoi quali sono?»], poi in mensa [«oggi la cuoca ha fatto le crocchette, io ne vado pazzo ma purtroppo faccio fare a papà una dieta e non posso mangiarle spesso. A te piacciono?»], nei corridoi [«oh ciao Derek, si, ho scoperto il tuo nome, come stai? Tra poco ho lezione di chimica e non ne ho proprio voglia, tu che lezioni hai? Oh, la campanella, ci vediamo oggi pomeriggio»] e ancora al corso di cucina.

«Oggi è stata una bella lezione, sai che l'altra sera ho cucinato la carne come ci ha insegnato Kelly? È venuta veramente buona e papà mi ha fatto i complime-»

«d'accordo, adesso basta! Che problemi hai? Perché continui a rivolgermi la parola nonostante sai che quello che dicono di me?»

Stiles non si aspettava di sentire la sua voce, bassa e roca ma aveva sorriso.

«Bhe perché speravo che continuando a farlo, tu saresti crollato e mi avresti parlato»

Derek sbuffò, Stiles giurò di aver sentito un verso molto simile ad un ringhio,

«perché ci tieni così tanto? Non mi conosci nemmeno, dovresti fare come tutti gli altri e ignorarmi»

il ragazzino rise, iniziando poi a seguire l'altro che gli aveva lanciato uno sguardo di fuoco e aveva cominciato a camminare verso l'uscita.

«Imparerai che io non sono come gli altri, poi non capisco perché ti definiscono strano. Solo perché non ti relazioni con gli altri, non vuol dire che hai qualche problema e anche se ce l'avessi, non sono affari loro. Comunque, ti avviso che, anche se tu ti ostinerai ad ignorarmi o non parlarmi, io continuerò a cercarti e iniziare i miei lunghi monologhi. Perché a differenza tua, mi piace parlare tanto, in continuazione e anche a me danno del diverso per questo. Possiamo essere strani e diversi insieme, non trovi sia un ottima idea?»

Derek aveva grugnito senza dire una parola, per poi salire sulla sua auto. Stiles l'aveva salutato con la mano, con ancora il sorriso in volto, prima di saltellare verso la sua jeep.

«Derek, ciao»

Stiles come ogni sabato pomeriggio, sul tardi perché c'era meno gente, andava a fare la spesa. Di certo non si aspettava di incontrarsi, o scontrarsi, con il carrello di Derek, che l'aveva subito guardato male.
Era passato un mese da quando aveva sentito la voce del più grande per la prima volta. Aveva continuato a parlargli, diventando il suo compagno fisso al corso di cucina e ogni tanto riceveva qualche sguardo, dei versi che assomigliavano a quelli degli animale e qualche volta, aveva sentito ancora la sua voce. [«Non capisco come può servirmi la chimica nella mia vita se non mi interessa questo campo. Non posso esonerarmi?» aveva ricevuto uno sbuffo e uno sguardo di traverso, Derek stava cercando di studiare e il più piccolo continuava a riempirlo di inutili chiacchiere. - «Puoi restare, ma dannazione riesci a stare in silenzio?» Stiles aveva sorriso, furbo, prima di concentrarsi finalmente sul libro che aveva davanti.]

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