Pᴀɪɢᴇ
«Non trovi che la mamma, ultimamente, si comporti in modo strano?» chiedo a Cassandra, piegando una delle mie magliette e sistemandola nella valigia.
Domattina parto per New York con la scuola e mia sorella si è offerta di aiutarmi a preparare i bagagli. Ho messo a soqquadro la mia cabina armadio per scegliere cosa portare, il che è stata un'ardua impresa. New York e Los Angeles sono proprio agli antipodi a livello di temperatura e, se non voglio diventare un pinguino, mi tocca organizzarmi bene.
Cassie mi guarda per un momento, pensierosa, e lascia perdere il maglioncino bianco che stava piegando. «Lo hai notato anche tu?», dice piano. «È come se fosse più... spenta»
Sospiro, ripensando a quest'ultima settimana in cui ho prestato più attenzione a lei. «La notte la trovo a girovagare per casa,» le rivelo abbassando la voce, come se non volessi che qualcuno ci sentisse. «Quando le chiedo cosa sta facendo, mi dice che non riesce a dormire e va a prepararsi una camomilla, un tè, qualunque cosa. Ma non me la dà a bere. Non mi convince. Mi preoccupa.», asserisco.
Il silenzio cade tra di noi. Mi siedo sul bordo letto e mordicchio il labbro inferiore nervosamente, mia sorella mi affianca subito dopo.
«Sento che c'è dell'altro.», intuisce. E non sbaglia.
Gioco con le dita delle mani e ritorno con la mente a qualche giorno fa. «Era mezzanotte passata, e mamma stava in salotto con una tazza in mano. Sedeva sul divano, non si era accorta nemmeno della mia presenza». L'angoscia mi opprime il petto proprio come quella sera, quando l'ho sentita mormorare qualcosa come: «...Solo un cumulo di scelte sbagliate, di bugie...». Poi ha preso la cornice sul mobile vicino, quella in cui ci siamo io, i miei fratelli e nonna Millicent, e ha aggiunto: «Beato chiunque sia in cielo e non ha più a che fare con il dolore».
Le parole mi lasciano un brivido lungo la schiena, anche adesso.
Gli occhi mi pizzicano, la voce mi trema. La sua, quando ha pronunciato quelle parole, era sprezzante, atona... malinconica.
Ingoio a vuoto. «Era come... come se...», mi interrompo, non volendo concludere la frase, ma nella mia testa il pensiero convive da ormai troppi giorni.
Come se non volesse più vivere.
«Cassie, te lo giuro, mi sto preoccupando»
Mia sorella mi avvolge un braccio attorno alle spalle e mi stringe a sé. «Non devi. Forse è solo un periodo» cerca di rassicurarmi, accarezzandomi i capelli. «Lei e papà hanno litigato. Sai già com'è.»
Ma non mi basta.
«Se le dovesse succedere qualcosa...»
Solo pensarlo è una lama che mi si pianta dritta nel petto.
«Non le succederà niente. Capito?». Il tono di Cassandra è fermo, deciso, quasi severo. Poi si alza e si occupa di chiudere la mia valigia con calma, accostandola alla porta della stanza. «Ora vai a dormire, domani ti aspetta un lungo viaggio.» Mi scocca un bacio sulla guancia, dolce, delicato. «Cerca di non pensarci. Me ne occuperò io.»
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La mattina successiva abbiamo appuntamento alle otto e mezza a scuola.
Dato che saremo seduti per un bel po' di ore, seleziono un paio di pantaloni a quadri, una maglietta e un paio di stivaletti neri. Faccio velocemente colazione e poi filo in macchina.Saluto Cassie e Avril, che mi sorridono e mi raccomandano di fare tante foto e stare attenta, e mamma mi concede un abbraccio un po' fiacco. Il suo essere così pacata è un segnale d'allarme per me, perché mia mamma è tutto tranne che pacata. Sarà anche una donna fine, di una certa classe, ma non le è mai mancato il sorriso né tantomeno la vivacità.
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Regina delle Nevi
Teen Fiction«Sono le persone giuste che colorano la tua vita» «𝐀𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐭𝐞𝐚𝐫𝐬 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐚𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐝𝐨𝐰𝐧 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐟𝐚𝐜𝐞 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐬𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐲𝐨𝐮 𝐜𝐚𝐧'𝐭 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐚𝐜𝐞 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐨𝐧𝐞, �...