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"Passala, passala, passala maledizione!" Micheal strillava e si contorceva di fianco a me seguendo la palla da basket in televisione come se fosse il suo unico motivo di vita. Non mi era mai piaciuto il basket, come tutti gli altri sport, non trovavo il senso di correre dietro a un pallone o di tirarsi testate solo per fare un punto. Mi alzai senza dire una parola e salii le scale per andare in bagno, come se quella casa fosse mia e non di Micheal. Spalancai la porta con decisione e mi lavai la faccia con l'acqua gelida.

Mi guardai intorno e per l'ennesima volta mi chiesi come la madre di Micheal, la postina del piccolo paese in cui abitavamo, poteva permettersi una casa del genere, con il pavimento di marmo e tutti quei vasi orientali. Sapevo che il padre spacciava erba e che ogni tanto le passava i soldi, ma sicuramente non così tanti per una casa del genere. Ridiscesi le scale e mi avvicinai alla televisione, spegnendola. "Sammael! " strillò Micheal "Ma che cazzo stai facendo? "

"Ti salvo dalla noia. " risposi secco "Vai in bagno e datti una pulita, non credo che tu possa uscire in queste condizioni. "

Micheal mi guardò di traverso prima di recarsi in bagno scomparendo dalla mia vista e lasciandosi una scia di odore di birra al suo passaggio. Quando tornò giù, qualche minuto dopo, anche i capelli sembravano aver cambiato colore, il colore biondo ora era ben visibile, a differenza di prima, che sembravano pieni di fuliggine.

"Cazzo" esclamai "Amico sembri un'altra persona"

"Ti credi simpatico solo perché sembri un modello di Hollywood? " disse ridendo. Appena uscimmo da casa una zaffata di aria fredda ci investì in pieno volto. "Senti che cazzo di freddo. " si lamentò Micheal "Ti sembra normale uscire? "

"Andiamo, Mia ci sta aspettando all'arena" dissi

"Mia?!" esclamò Micheal improvvisamente spronato ad uscire.

"Si" risposi sapendo di aver centrato il bersaglio "Mia"

L'arena non era nientemeno che un grosso pozzo di una trivella di una vecchia fabbrica abbandonata, qualche anno prima l'avevamo riempito di materassi e, chi non faceva nulla tutto il giorno, andava lì e saltava da una parte all'altra, altrimenti si addormentava e basta.

Camminammo per poche centinaia di metri prima che Micheal cominciasse a parlare.

"Io non capisco come fai Sammael, hai tutto quello che attirerebbe un cazzo di donna, eppure stai per gli affari tuoi ogni volta che ne vedi una: non credi che potresti farti una famiglia? Hai vent'anni e ti fai ancora mantenere da mammina cazzo! " disse camminando.

"L'invidia è una brutta belva vero? " chiesi mettendoci tutto il sarcasmo che potei.

"L'unica cosa brutta qui sarà la tua vita senza una donna" ribatté

"Hai mai pensato che le ragazze non sono tutto nella vita? " chiesi "E poi non posso trovare lavoro, sono uscito dal liceo per miracolo, i soldi che mi manda mia madre mi vanno più che bene e poi da solo posso pensare. "

"A pensare che cosa? " mi chiese, e io me la presi comoda prima di rispondere.

"A pensare quanto faccia schifo la mia vita " risposi dopo una decina di passi zittendo Micheal. Non la pensavo esattamente così, ma non sapevo come spiegarlo, a volte mi bloccavo a fissare il vuoto: quando mangiavo o alla sera, prima di addormentarmi. Tra tutti i destini che potevo avere ero sicuro di essermi meritato il peggiore, mia madre era in cerca di fortuna a New York da un paio di anni, da quando mio padre era morto. Ogni mese mi arrivava la metà dei soldi che lei guadagnava, e mi bastavano. Però vedevo gente della mia età che si laureava, si sposava, faceva figli e metteva su famiglia, mentre io ogni giorno giocavo ai videogiochi e facevo stronzate del genere, e mi sembrava che la vita mi passasse davanti, che ogni secondo fosse sprecato nella mia inutile vita.

Sull'onda di questi pensieri ricorrenti mi ritrovai sul ciglio del cancello dell'Arena a fianco a Micheal.

"Vuoi struggerti ancora un po' con i tuoi pensieri autolesionisti o possiamo entrare? " mi chiese Micheal non senza sarcasmo.

"Cazzo" continuò lui dopo una mia occhiata tagliente "Il giorno in cui sorriderai cadrà il mondo"

"Già" risposi "Ti conviene non esserci quando mi verrà una paresi. "

"Simpatico" disse Micheal senza l'accenno di un sorriso "Davvero simpatico"

Entrammo nella fabbrica abbandonata come se non facessimo altro da tutta la vita e, in un certo senso, era così. Appena spalancammo il portone di ingresso, ci investì una musica ricca di bassi, così tanti che sembrava che il tetto potesse crollare da un istante all'altro. Micheal spalancò le braccia e fece una giravolta su sé stesso in modo teatrale. Uno spettacolo raccapricciante.

"Casa mia! " urlò "Beh...più o meno"

"Quello che cazzo è?!" chiesi indicando un post-it attaccato ad un muro.

"Quello è il manifesto della riunione" a rispondere era stata una ragazza qualche metro più avanti, vicino al muro a strapiombo dell'Arena. Era Mia.

La ragazza sembrava un arcobaleno parlante: il caschetto di capelli tinti di azzurro le ricadevano sulle spalle, all'altezza del collo, e gli occhi verdi erano messi in risalto da una zaffata di trucco rosa con dei brillantini.

Le uniche cose abbinate erano la giacca di pelle nera e i jeans punk con qualche catenella qua e là.

Lanciai un'occhiata a Micheal, che si era appoggiato al muro con la spalla, in un tentativo di una posa d'attore che gli usciva malissimo.

"La riunione? " chiesi a Mia alzando un sopracciglio.

"Questa sera alle nove in punto, un ritrovo, pieno di alcool e canne" rispose lei "Senza scordare le patatine"

"Un ritrovo? " chiesi "E che cosa cambia dal solito? "

"Nulla, solo che ci sarà molta più gente" lanciò un'occhiata a Micheal che era appoggiato al muro da quasi cinque minuti.

I loro sguardi si incontrarono e le guance del ragazzo si tinsero di un rosso scuro, come se tutto il sangue del suo corpo si fosse concentrato proprio lì.

Sorrisi dentro di me e li lasciai soli, quando passai di fianco a Mia rallentai mi avvicinai al suo orecchio.

"Se non scopate almeno questa sera siete due casi persi" gli sussurrai, e giurai di aver visto arrossire anche lei.

Mi avvicinai al baratro dell'Arena e guardai giù: tra un gruppo di ragazze mi sembrò di vedere un ragazzo con i capelli chiari come il sole e il mio cuore mancò di un battito; subito dopo mi calmai, rimproverandomi per essere stato così idiota da pensare certe cose.

Non poteva essere lui pensai.

Mio fratello era lontano anni luce da quel posto.

In teoria.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora