XXIII

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Arrivammo allo sfasciacarrozze in nemmeno dieci minuti, dato che Thomas guidò come un folle, non che cambiasse qualcosa dal solito.

Tutta l'ansia che avevo in corpo mi ricordò il funerale di mio padre. Non si è mai pronti per un funerale, con tutte le persone che ti si avvicinano, vestite di nero, e con chili di trucco attaccati alla faccia, che puzzano di vecchio. Solo questo ricordavo del funerale, tanti vecchi, di cui non ricordo la faccia, che mi si avvicinano con gli occhi di chi ti capisce, ma in realtà non capisce e mai capirà nulla.

Thomas inchiodò in un piccolo spiazzale di sabbia rossa davanti allo sfasciacarrozze, sollevando un polverone, e sollevando me dai miei pensieri.

"Allora" disse Micheal "Andiamo?!"

Scendemmo dall'auto quasi perfettamente sincronizzati, e fissammo per un po' lo sfasciacarrozze.

Era una piccola catapecchia di lamina grigia, parecchio arrugginita, con dentro qualche cerchione e pezzi di ferraglia qua e là.

Micheal fece un passo avanti nello sterrato, e noi lo seguimmo. Appena ci avvicinammo di qualche metro, ci investì un odore di olio bruciato e benzina, da far rivoltare lo stomaco.

"Che cazzo" borbottò T "C'è almeno un'anima viva qui?"

"Certo" disse un omone sbucato dal nulla "Posso aiutarvi?"

"Ci serve della benzina" disse semplicemente Azrael.

"D'accordo" rispose il vecchio "Quanta?"

Questa era davvero un'ottima domanda. Ma nessuno di noi aveva una risposta.

"Dovremmo dirgli che stiamo per bruciare un camion?" mi chiese Azrael sottovoce.

Gli piantai una gomitata nelle costole.

"Due litri" risposi io, e sembrava più una domanda che una risposta.

Il vecchio ci guardò per un po', poi, con un'aria quasi schifata, ci diede la schiena, prese una tanica e senza dire una parola, se ne andò.

Ci guardammo tutti per un secondo, poco dopo il vecchio tornò con la stessa tanica, reggendola con due mani. Mi schiaffò la tanica in braccio e borbottò qualcosa tra la barba.

"Dieci euro" disse, tendendo la mano.

Micheal frugò tra e tasche e mise nella mano del vecchio una banconota. Lui nemmeno ci salutò, semplicemente ci girò le spalle e tornò alle sue faccende.

Mi chiesi, per un secondo, se non eravamo i primi ragazzi con una richiesta simile.

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Facemmo il giro dello sfasciacarrozze, per capire come entrare nel territorio dei rivali di Riccardo.

C'era una muraglia di ferraglia arrugginita che puntava verso di noi, era quasi impossibile da scavalcare. Trovammo però una piccola falla. Un pezzo di ferraglia non piantato bene nel terreno, che oscillava abbastanza per farci passare uno alla volta.

"Va bene cazzo, vai prima tu Thomas" dissi.

"Va bene" disse lui, imbucandosi con una precisione chirurgica tra le due lamiere, stando attento a non sfiorare nemmeno per scherzo il ferro arrugginito.

Poi passai io, dopo Micheal e infine Azrael.

Ci ritrovammo dentro in uno scenario del far-west. Dico sul serio. Una pavimentazione di polvere rossa, con baracche sparse ovunque, poi lo vidi, il camion. Un camion comune, rosso, ma era l'unico che c'era, e non potevamo sbagliarci. Non vidi nessuno, ma non potevo fidarmi della mia vista. Mi accucciai e feci cenno agli altri di fare lo stesso, mettendomi un dito sulle labbra, tendando di non far scivolare la tanica di benzina per terra.

Feci qualche passo e mi fermai. Non so di preciso perché, lo feci e basta. Poi restai in ascolto. Voci.

Parlavano un lingua diversa, sembrava spagnolo. Le voci venivano da una catapecchia non troppo lontana. Stavano ridendo.

Mi girai verso gli altri, anche loro avevano sentito. Ero un fascio di nervi, percorsi il più velocemente possibile i pochi metri che mi separavano dal camion, dopodiché mi alzai un po' e aspettai gli altri, che arrivarono dopo poco.

"Cazzo, questo peggiora le cose" dissi "Azrael, passami i fiammiferi"

Mio fratello tirò fuori la scatola e me la passò, aprii piano la tanica di benzina e un odore acre mi investì. Svuotai un po' di benzina vicino ai miei piedi, e tracciai una specie di cerchio intorno al furgone, sempre ascoltando con attenzione le voci. Una volta terminato il cerchio, estrassi un fiammifero e provai ad accenderlo, ma lo ruppi contro la scatola.

"Cazzo" imprecai "Quel cazzo di vecchio lo sa che esistono gli accendini?"

Ne ripescai un altro e riuscii ad accenderlo, poi lo gettai sulla scia di benzina, e aspettai.

"Che cazzo succede" disse Micheal "Perché non prende fuoco?"

Non l'avesse mai detto.

Un'intensa fiammata verde-blu mi investì in piena faccia, accecandomi e facendomi lanciare un mezzo urlo.

Spalancai gli occhi, nemmeno curandomi del dolore. Le voci nella catapecchia si arrestarono immediatamente.

Lanciai la tanica di benzina sulle fiamme, e iniziai a correre. Correre per davvero.

Si udirono delle urla indistinte dietro di me, non mi curai nemmeno se gli altri mi stavano seguendo, fino a quando non esplose un colpo di pistola, il secondo in pochi giorni.

Mi bloccai immediatamente, pensando fosse una minaccia, come alla concessionaria.

Mi voltai, giusto in tempo per vedere Azrael fissarmi con gli occhi spalancati, la bocca irrigidita in una specie di sorriso forzato.

Poi cadde a terra con un tonfo sordo, mentre un fiotto di sangue si riversava dalla sua schiena.

E capii che non sempre si hanno due chance.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora