XXIV

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Il mio cervello ebbe un fremito. Non sapevo se precipitarmi a massacrare gli spagnoli figli di puttana o soccorrere Azrael.

Non sentivo nulla, tutto era ovattato intorno a me, ma nessuno sembrava sparare più.

Mi fiondai su mio fratello. Non mi importava un cazzo se mi beccavo un proiettile, se morivo o altre stronzate simili, dovevo vedere Azrael. Era disteso, in una pozza orrenda di sangue scuro, con gli occhi semichiusi. Mi accucciai vicino alla sua faccia, mettendogli le mani a coppa sotto il mento.

"No" dissi, la voce ridotta ad un roco sussurro "Tu stai qua cazzo, tu resti qua"

Mi rivolse un piccolo sorriso dall'angolo della bocca, poi un rivolo di sangue sgorgò dalle labbra, e suoi occhi si chiusero.

"Azrael svegliati" dissi, tra i singhiozzi, non mi ero nemmeno reso conto di aver iniziato a piangere "Azrael svegliati"

Due braccia forti mi scrollarono per le spalle.

Mi girai con le lacrime agli occhi, e vidi Micheal, che mi disse qualcosa, che non sentii.

"Corri" ripeté, anche lui con la voce rotta "Sono impegnati con il camion"

Mi girai e vidi una cerchia di uomini urlare parole incomprensibili attorno al falò che avevamo provocato. Tentennai un secondo, mi avvicinai all'orecchio di mio fratello.

"Perdonami" sussurrai.

Poi iniziai a correre, poi il vuoto, non mi ricordo nulla da quel momento in poi, i miei ricordi riprendono una volta a bordo dell'auto, quando non volava una mosca. Thomas continuava a lanciarmi occhiate sospettose dallo specchietto retrovisore.

"Torniamo dal vecchio o che cazzo facciamo?" sussurrò Micheal.

Nessuno parlò, ma, come risposta, Thomas svoltò nella strada per recarsi alla concessionaria. Non avevo alcuna voglia di rivedere quel vecchio, e tantomeno di dargli spiegazioni su cosa accidenti fosse successo. In verità non avevo voglia di fare nulla, se non distendermi sul letto e piangere. Non piangevo da quando era morto mio padre, e la cosa non mi mancava di certo. Arrivammo davanti alla concessionaria e T inchiodò violentemente, poi scese sbattendo la portiera. Io e Micheal lo seguimmo a ruota. Io e Micheal ci guardammo a vicenda, un po' perplessi e un po' rammaricati, poi lui mi rivolse un mezzo sorriso, abbracciandomi con il braccio mentre seguivamo le impronte che T lasciava nello sterrato. Era quasi sera, e il sole si stava abbandonando all'orizzonte, lasciandoci ad un tetro crepuscolo. Thomas avanzava con fare deciso, e quasi sfondò la porta della concessionaria entrando.

Poi tutto, per quanto fosse impossibile, andò peggio.

Da dietro il bancone di plastica bianca fece capolino il ragazzo più giovane.

"Ma salve!" disse, sorridendo "Come è andata?"

Thomas gli volò addosso, e il ragazzo non rise più.

Scavalcò il bancone agilmente, e gli piantò un pugno sulla mascella, provocando un sonoro "crack", poi lo scagliò contro la parete, e gli tirò una ginocchiata sul naso. Il tizio non si mosse più, e probabilmente non l'avrebbe più fatto per qualche settimana.

"Thomas che cazzo stai facendo?!" quasi urlai.

Lui non mi sentì, e Micheal era a metà tra lo sbalordito e l'impaurito per parlare. T sfondò la porta in cui eravamo passati poche ore prima, e si bloccò davanti al vecchio.

Riccardo non sembrava troppo preoccupato, forse solo un po' triste.

"Siete uno in meno" disse, guardandoci "Cos'è successo?"

Nessuno rispose, visto che sembrava abbastanza ovvio.

"Mi dispiace" continuò lui, fissandomi "Non immagini quanto"

Poi si girò verso Thomas "Ho visto quello che hai fatto a mio figlio" disse "Appena vi ho conosciuti ho subito capito che siete capaci di fare l'incredibile, siete una sorta di Trinità"

"Questo nome non avrebbe senso, se non avessimo accettato la tua stupida missione di merda" ringhiò Micheal.

"So bene che a voi non importa nulla del fatto che lo avete scelto voi" sembrava sul punto di piangere "Anche io ero come voi, ora siete qua per obliterarmi, immagino"

Nemmeno il tempo di capire cosa significasse "obliterare", che Thomas indicò il vecchio.

"La collana" disse "È una Croce Spagnola, coincidenza abbastanza strana direi"

"Io non c'entro nulla con quei figli di puttana" borbottò il vecchio.

Mi allungai sul tavolo e lo afferrai per il colletto.

"Sai cos'è ancora più strano Riccardo?" urlai "Il fatto che io non ti abbia detto che quei figli di puttana erano dei cazzo di Spagnoli"

Lo tartassai di pugni sul volto, fino a ridurlo ad una maschera di sangue, poi Thomas mi bloccò il braccio.

"Smettila Sammael" disse, con un filo di voce "L'hai ucciso, è morto"

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora