XXVIII

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In effetti, parlammo.

Cioè, facemmo anche quello, ma principalmente stemmo sdraiati sul letto della stanza degli ospiti, a baciarci. Però parlammo, della nostra vita, del liceo che avevamo fatto e via dicendo. Mia madre e Rachel non erano a casa, e mi sembrava strano, ma ero sollevato, soprattutto perché non dovevo spiegare l'assenza di Azrael e Eileen nel letto con me. Eileen non mi chiese nemmeno una volta cosa era successo a mio fratello, ma la domanda fluttuava nell'aria come un tabù. Sentivo che era curiosa di saperlo, ma non lo chiedeva per educazione.

"Ti stai chiedendo cos'è successo a mio fratello?" ruppi io quel limbo.

Lei annuì leggermente con la testa, quasi in colpa.

"Se n'è andato" dissi semplicemente.

Lei fece un mezzo sorriso "Capita che i fratelli scompaiano tutto d'un tratto"

"Non in quel senso Eileen, abbiamo fatto una cazzata, e lui ne ha pagato le conseguenze"

Resto a fissarmi per un po', con gli occhi socchiusi.

"Non ho capito" disse poi "È andato in carcere?"

Scossi la testa, ricacciando indietro le lacrime con tutta la forza che avevo in corpo "No, gli hanno sparato, siamo dovuti scappare"

Lei spalancò la bocca, e non disse nient'altro.

"Cosa?" chiese poi, avvicinandosi un po' "Cosa avete fatto?"

"Un piccolo lavoro per un vecchio, era una trappola, e l'abbiamo fatta pagare a lui e a suo figlio"

"Perché l'avete fatto?" chiese "Eravate solo voi due?"

Stavo fissando il vuoto, rispondendo a monosillabi "No, c'erano altri due amici, ci aveva promesso una montagna di soldi"

"E ora cosa pensate di fare?"

Non le risposi, stetti immobile, pregando che lasciasse stare la questione, ma non lo fece.

"Quindi?" mi incalzò "Cosa avete intenzione di fare?"

"Vogliamo andare a cercare il corpo" risposi, e non era una totale bugia.

Mi squadrò per qualche secondo, inchiodandomi con gli occhi "Stai mentendo" disse poi.

"No" risposi, mentendo ancora "Voglio almeno rendergli giustizia"

Sembrava essersi rassegnata alla mia bugia, quindi non disse nulla, poi si stese affianco a me, si tolse la coperta di dosso e mi abbracciò. La avvolsi con il mio braccio e la avvicinai al petto, dopo poco si addormentò.

Stranamente, riuscii anche io a dormire, anche se sognai il proiettile che attraversava la schiena di Azrael più e più volte, come in un loop.

Poi sognai mio padre, seduto su una sedia, e mio fratello che si appoggiava a un bracciolo, sorridendomi, poi mio padre accavallò le gambe, e mi salutò.

"Io credo in voi, Sammael" disse poi dopo, e il sogno finì.

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Mi svegliai nel letto da solo, con la maglietta sudata dal sogno che avevo fatto. Eileen era sdraiata sempre di fianco a me, non si era legata i capelli la sera prima, quindi avevo tutti i suoi riccioli rossi sulla faccia. Li scostai leggermente dal mio viso, mi alzai e mi tolsi la maglietta. Dopo poco mi resi conto che mia mamma e Rachel potevano essere tornate a casa. Presi il telefono e trovai un paio di chiamate perse da mia mamma, poi un messaggio.

"Siamo dovute scappare per un imprevisto a lavoro tesoro, ci dispiace, chiama tua sorella appena puoi, un bacio"

Tirai un enorme, intenso, sospiro di sollievo, poi mi girai verso Eileen, e sorrisi.

Mi sentii subito in colpa, e ricacciai indietro il sorriso.

C'erano delle priorità, prima veniva la mia vendetta.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora